Home Cronaca “Il Parco? C’è ed è utile. Ve lo dimostro. Ma fatica anche”

“Il Parco? C’è ed è utile. Ve lo dimostro. Ma fatica anche”

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Sull'ultimo numero di "Tuttomontagna" (maggio 2009), dalla scorsa settimana in edicola, il Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano si presenta attraverso un inserto su progetti e attività.
Riceviamo e pubblichiamo la prefazione a queste pagine a firma di Fausto Giovanelli, presidente del Parco medesimo.

* * *

"Il Parco c’è! Organi e sedi, logo e sito internet, guida touring e carta dei sentieri, piani e progetti, agenti di vigilanza e patti di area vasta con Emilia, Toscana e Liguria. Il Parco è a Cervarezza e a Sassalbo, è a Succiso, a Febbio e a Civago. È su internet e su Facebook, è stato nelle scuole e sulla neve, nei castagneti e nei ristoranti. Il Parco prosegue le ricerche sul lupo, crea nuovi prodotti turistici, rilegge il territorio, utilizza fondi europei, si convenziona con esercizi privati, porta giovani nei borghi del crinale, promuove l’energia solare con CNA, dialoga con ENEL, porta a Ligonchio l'intelligenza di Reggio Children, riapre un colloquio con migliaia di emigrati dai paesi del Parco verso il resto del mondo, per trasformare una ferita del passato in una opportunità dell'oggi.

Solo 28 mesi fa di tutto questo non c’era nulla e, considerati i tempi delle pubbliche amministrazioni, si può dire che davvero è stata fatta della strada.
Il Parco corre. E della corsa prova l’ebbrezza e gli affanni.
Fatica ad avere la telefonia cellulare a Sassalbo, a stabilizzare il personale, a rispondere ai controlli centrali soffocanti, a convincere i più che è l’innovazione e non l’assistenza ciò che può creare il futuro. Fatica a sconfiggere l'angusto localismo per cui un’azione realizzata a Busana è sentita lontana già a Cinquecerri. Fatica ancora ad affermare una visione condivisa del ruolo specifico dell’Ente Parco.

Molti vorrebbero che il Parco supplisse a tutte le mancanze degli altri enti, che desse direttamente il lavoro, gli appalti e i soldi pubblici che sono venuti meno alle imprese, che facesse la manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio, del bosco, delle frane, delle
strade e dei borghi. Questo non sarebbe male, anzi... e il Parco lo fa sostenendo i piani forestali della Comunità montana. Ma Consorzi di Bonifica e Autorità di Bacino, Regione, Provincia e Comuni destinano a queste finalità somme 50 e 100 volte superiori a quelle che il Parco ha a disposizione. E tuttavia non bastano. Dobbiamo capire che è inutile sacrificare le potenzialità del Parco per cercare di vuotare il mare con un secchiello.
Valutiamo pure, del Parco, costi e benefici.

In termini economici, il Parco nazionale ha portato sul crinale dell’Appennino oltre 11 milioni di euro aggiuntivi. In termini di occupazione ha portato direttamente una quindicina di unità in più e alcune decine in termini di indotto.

In termini patrimoniali, il solo nome di “Parco nazionale” ha prodotto un aumento di valore di immobili e attività che se solo calcolato all’1% (ed è il minimo) è da valutare in diverse decine di milioni di euro.
I dati sul turismo sono in positiva controtendenza. Il progetto sulla cittadinanza del Parco per cui lavorano le scuole della montagna è eccellente. Il progetto sulla cittadinanza affettiva degli emigrati altrettanto.
In termini culturali di immagine e di promozione il Parco ha dato molto. E’ forse il contributo più importante.
Tutto ciò non è costato nulla al territorio: non ha tolto risorse ai comuni, che dal Parco hanno ricevuto soldi e al parco hanno dato collaborazione, ma non finanziamenti, non ha comportato alcun aumento della pressione fiscale.
Il Parco si sta dimostrando un laboratorio di ricerca e sviluppo per l’Appennino, il catalizzatore di innovazioni che vengono da fuori, da un mondo che si avvia a dar valore alle produzioni immateriali, diverse da quelle industriali, e anche da dentro, da una storia del territorio che ha conservato le sue matrici naturali e antropologiche.

Tutelare l’ambiente e valorizzare in chiave moderna le eccellenze storiche dell’Appennino sono più o meno la stessa cosa. Parliamo del Parmigiano Reggiano, dei castagneti, del cerchio delle stagioni, della naturale bellezza del paesaggio, della storica inclinazione alla contemplazione dell’incanto della natura, della creatività artistica e intellettuale.
Combattiamo la rassegnazione, il disfattismo, il disprezzo di tutto e di tutti che annega nell’alcool la propria impotenza e la propria disperazione. Basta piangersi addosso. Puntiamo sui giovani, sulla voglia di fare e di misurarsi, su un riscatto morale. La motivazione delle
risorse umane è il valore più prezioso per una comunità. C’è uno scatto di orgoglio e un recupero di identità territoriale del crinale dell’Appennino che si può toccare con mano.

Abbiamo impostato tutto quanto leggerete su questo inserto e molto altro ancora. Progetti con l'atelier di Ligonchio e Parco nel Mondo sono di inedita e assoluta creatività. Realizzarli fino in fondo è la nostra sfida. È la risposta locale alla crisi globale che proponiamo in termini di
competitività e innovazione, di valore territoriale ed umano".

(Fausto Giovanelli)

1 COMMENT


  1. Non v’è dubbio che 28 mesi fa tutto quello che il Presidente Giovanelli elenca non c’era.
    La mia domanda è sempre la stessa. E’ cambiata in meglio la vita sociale ed economica delle comunità abitanti sul crinale?
    Mi pare che la scommessa di Giovanelli è che ciò accadrà a lungo termine anche in forza di questa ventata di “innovazione” portata dal Parco.
    Il mio timore, anzi la mia convinzione ( basata su dati demografici inequivocabili) è che non sarà così. E non perchè la scommessa di Giovanelli sia sbagliata in sè, ma perchè il tessuto socio-economico dei Comuni del crinale a lungo termine non reggerà senza interventi strutturali che permettano ad un numero adeguato di famiglie giovani di vivere sul territorio, pertanto quando la strategia “innovativa”, in sè valida, potrebbe dare i suoi frutti, non vi saranno più , nei Comuni del crinale, le condizioni sociali adeguate.
    Questo è il motivo per cui io sostengo che , anche superando le sue strette competenze, il Parco debba, in una prima fase della sua esistenza, porsi più come Agenzia per lo sviluppo investendo anche direttamente, e facendosi catalizzatire delle risorse degli altri Enti competenti, per interventi concreti di manutenzione permanente e complessiva del territorio creando quindi beneficio al territorio e lavoro produttivo.

    Claudio Bucci.

    P.S.
    Mi permetto una nota polemica. sarebbe ora di smetterla di considerare le idee di qualcuno semprre come “assistenzialistiche” e le proprie come innovative .