PALLARINO DI RAMISETO (28 marzo 2008) - L’appello di un agricoltore del crinale contro l’eccessivo numero degli ungulati. Si rivolge a Redacon e mostra anche le foto di un suo coltivo letteralmente arato.
“Provate a svegliarvi la mattina, uscire di casa e vedere il vostro prato tutto distrutto – dice Stefano Dolci, allevatore al Pallarino di Ramiseto -. Questo è quello che vedo io (e non solo) quando mi alzo ed esco di casa vedo il mio appezzamento di terreno ‘rovinato’ dalla sera alla mattina dai cinghiali”.
In questo caso cosa occorre fare?
“La trafila burocratica – risponde Dolci – prevede di chiamare l'ente competente, fare la denuncia, aspettare il perito per valutare i danni, attendere la modica somma che dovrebbe in teoria riparare il danno. Non è finita. Terminato questo occorre naturalmente spendere tempo per risistemare il campo per poi ritrovarlo devastato nel giro di pochi giorni”.
Altre soluzioni?
“Una sarebbe recintare (con la rete) ogni mio appezzamento, ma chi paga? Questi ungulati cinghiali, caprioli, ecc. sono stati introdotti solamente negli ultimi trent'anni prima mai presente sul nostro territorio appenninico. Sarà stato il business della caccia a favorire l'introduzione di questa specie? E’ una domanda che mi spesso mi faccio…”
Danni solo economici?
“No. La comparsa del cinghiale ha portato (anche a me in quanto agricoltore) sconforto e malessere a chi lavora la terra e la coltiva, infatti provoca danni a 360 gradi da autunno a primavera, deforma il terreno provocando grossi buchi e avvallamenti al suolo e in più nel periodo estivo l'animale mastica l'erba presente nel prato, ne ricava le sostanze nutritive rigettandone poi i resti masticati unitamente agli escrementi che al momento della raccolta del foraggio vengono raccolti assieme al fieno per poi essere destinato alla alimentazione delle vacche.Vi sembra igienico??”
Quale è la diffusione del cinghiale da voi?
“Nel nostro territorio, contati con i miei occhi, se ne contano 20-30 capi per gruppo nel periodo delle nascite; a parte qualche lupo che preferisce un capriolo a un cinghiale, non esiste nessun animale carnivoro che riesca a limitarne il numero, la caccia è una buona soluzione ma solo nel periodo consentito in cui vengono abbattuti 2 o 3 capi al massimo. A mio parere la causa di questo magro abbattimento non sarebbe causato dalla incapacità dei cacciatori, anche se la gestione venatoria dovrebbe e potrebbe essere più efficiente, ma dall'astuzia di questi animali, che, appena si sentono in pericolo, si rifugiano nelle aree protette del nostro ‘redditizio’ Parco, nelle zone come le riserve o nei parchi delle province confinati”.
A chi si rivolge?
“Mi chiedo come ambientalisti come certe guardie giurate volontarie che esplorano il territorio in cerca di segnalazioni da effettuare, non vedano il danno o il movimento terra provocato da questo animale? Non provoca danno ambientale queste specie? Probabilmente preferiscono selezionare quello che devono vedere? Un po' di obbiettività!! Ritengo Un’altra buona soluzione per risolvere questo problema sarebbe attuare una caccia regolamentata durante tutto il periodo dell'anno fino a riduzione ai minimi termini di questo animale dato come ho già detto, non è una specie autoctona!”
In realtà la presenza del cinghiale in Appennino è documentata da secoli, ma è la sua reintroduzione che è avvenuta di recente. Lei a chi si rivolge?
“Mi piacerebbe vedere le persone che hanno deciso l'introduzione di questa specie al mio posto in qualità di agricoltori per valutare se la mia considerazione è esagerata oppure fuori luogo...”
Parola di Stefano Dolci, allevatore nel crinale dell’Appennino.
Nel “mirino” le associazioni agricole
Stamani sul @CCarlino#C, a caratteri cubitali, le lamentele di chi, agricoltore, non si sente tutelato dalle proprie associazioni. Scrissi qui, su @CRedacon#C, nel 2007 (ho inviato ieri l’articolo a esponenti di CIA e Confagricoltura) che i primi responsabili del disagio del sig. Dolci e di molti altri come lui sono quelle stesse associazioni agricole che NON hanno indicato le persone più adatte nel Comitato direttivo dell’Atc Montagna, dal 1994 ad oggi. Guai a nominare agricoltori-cacciatori che, in potenziale conflitto di interessi, preferirebbero indossare a volte una veste invece dell’altra! Invece… Come scrissi nel 2007, “Chi è causa del suo mal… “. Propongo al sig. Dolci di far rilevare dalle associazioni agricole in Regione che la Provincia NON ha provveduto a nominare i nuovi Consigli direttivi! Doveva farlo entro il 30.11.2008!!! Come mai tutto questo ritardo? Oggi Lei potrebbe avere in Atc un suo fiduciario a difenderla! Qualche candidato presidente di provincia vuole degnarsi di fare rilevare in alto loco questa inadempienza? O qualche consigliere regionale? Il problema, sig. Dolci, è ANCHE il seguente: un tempo gli agricoltori erano numerosi e il loro “bottino” di voti faceva gola a molti, mentre oggi… Un altro problema è la mancata rotazione delle squadre del cinghiale: ciò favorisce anche la pratica (fuorilegge) della pasturazione, che porta a densità di animali molto superiori al normale! L’amico Gianni Borghi mi diceva di essere pronto a portare gli agricoltori in pulman a protestare in Regione! Credo sia una buona idea! Un mio amico agricoltore che produce latte alimentare mi ha detto che alla prossima invasione di ungulati non esclude di richiedere l’intervento del 112! Sempre che, dalle nostre parti, la proprietà privata sia considerata ancora un bene da tutelare…
(Umberto Gianferrari)
P.S.
Mi dicono che un sig. DOLCI di Ramiseto sia pure presidente di latteria e membro del Consiglio del Parco. Anni addietro, il dr. W. Reggioni ha tenuto a Busana un corso per coadiutori del Parco; io ho partecipato con successo, conseguendo l’attestato. Mai una volta sono stato chiamato ad intervenire sui cinghiali… Altri sono intervenuti o si teme di disturbare i cinghialai della zona, sottraendo loro possibili prede? Che aspettiamo ancora? E’ giusto accollare alla collettività il conto dei risarcimenti? E la collettività è d’accordo?
(Umberto Gianferrari)
Non sono nè un cacciatore nè un ambientalista da salotto. Sono un abitante del crinale che ama il proprio territorio. Esprimo piena adesione e solidarietà all’appello dell’agricoltore Stefano Dolci. Gli agricoltori che operano nei cinque comuni del crinale si contano probabilmente sulle dita delle mani; a mio avviso loro sono veri ambientalisti. E’ veramente un piacere vedere panorami di prati coltivati, di colture verdeggianti ed ordinate, regimazioni diffuse di acque piovane, siepi ed alberi curati.
Sono anch’io, come tutti gli abitanti del crinale, testimone del degrado ambientale portato dai cinghiali da importazione, del deserto di ricrescita di ogni arbusto o piantina naturale falcidiati dal brucare di centinaia se non migliaia di caprioli, pure essi di importazione.
Credo che qualsiasi persona di buon senso, riflettendo sulle conseguenze future di tutto ciò, non possa che rendersi conto che più si espandono gli animali selvatici più degrada il territorio ed ovviamente diventa impossibile per l’uomo lavorare e vivere in un ambiente “selvatico”.
Credo che le autorità competenti o scelgono di intervenire drasticamente di fronte a questo fenomeno, oppure si può essere tentati di pensare che sia loro obiettivo estinguere gradualmente la vita economica, sociale, umana da questi territori.
(Claudio Bucci)
In effetti tutte queste considerazioni andrebbero prima di tutto rivolte ai cacciatori, che hanno voluto e incentivato in questi anni la reintroduzione di cinghiali che per la loro mole (sono veramente enormi) producono (come si vede) moltissimi danni. Ma ahimè i cacciatori(come è noto) sono uno specie protetta e quindi intoccabile.
(Ornella Coli)
Sig. Umberto Gianferrari, prima di scrivere si documenti… Io sono Stefano Dolci e non ricopro nessuna carica istituzionale.
(Stefano Dolci)
Concordo con Stefano
Concordo con Stefano, persona che conosco e che stimo e che ha tutta la mia solidarietà, anche se con quella al casello non ci si va!!! Il problema cingiali è ben più grave di quello che si pensa, ed è collegato a doppia mandate al business della caccia, con un’equazione molto semplice che è la seguente: più animali + carne da vendere + cacciatori disposti ad entrare nelle squadre elargendo grandi somme.
Se non si spezza questo legame ci saranno sempre foraggiamenti, mangiatoie e lanci di scrofe. Dovete sapere che ogni anno vengono assegnati in SELEZIONE gli abbattimenti (come per i caprioli) dedine e decine di animali, ma di queste FASCETTE non si sa più nulla!!! I territori sono inviolabili da noi cacciatori di Castelnovo ne’ Monti e Vetto!!!
Altra nota dolente i rappresentanti all’interno dell’ATC scaduti da anni e non rinnovati. Caro Stefano ti chiedo: è mai possibile che i rappresentanti “AGRICOLTORI” all’interno del Direttivo ATC siano cacciatori? Non trovate agricoltori SERI da inviare nella stanza dei BOTTONI!?! Direi che chi è causa del suo male pianga se stesso! Non credi? Speriamo nel rinnovamento che a breve dovrebbe arrivare, in modo da poter riportare su un PIANO più UMANO la pressione dei cinghiali sul territorio.
Per la signora Ornella, vorrei precisare che non siamo INTOCCABILI; mi andrebbe di dire piuttosto che chi CANTA fuori DAL CORO è messo alla porta. Mi creda, di gente seria che vorrebbe lavorare per il territorio c’è nè ancora!!! Speriamo nel rinnovamento, anche perchè se così non fosse avremmo perso un’altra bella occasione.
Grazie come sempre.
(Roberto Malvolti)
Dire “un sig. Dolci” non vuol dire “sig. Stefano Dolci”
Non sapevo fosse un’offesa accusare qualcuno di essere presidente di latteria o consigliere del Parco nazionale! Comunque sia, La invito a rileggere lentamente, con molta attenzione, il mio secondo commento. Spero riuscirà così a cogliere che NON accuso (?) il sig. Stefano Dolci di rivestire cariche istituzionali. Dico che un tizio, che fa di cognome “DOLCI” (non ne conosco il nome) mi risulta essere SIA presidente della locale latteria SIA consigliere del Parco nazionale? Mi hanno male informato? Se sì, attendo smentita. Sono solito sostenere idee anche discutibili; molto meno avvezzo nel parlare a vanvera.
(Umberto Gianferrari)
Anch’io concordo con Stefano Dolci. E’
difficile vivere in un luogo dove la principale attenzione viene rivolta agli animali selvatici piuttosto che all’uomo. Ritengo inoltre doveroso ricordare la fatica dei nostri nonni per liberare il territorio da animali nocivi e pericolosi sia per le coltivazioni sia per l’incolumità delle persone. Ci sono priorità da rispettare e personalmente credo che l’agricoltura la sia, anche se al giorno d’oggi si dà maggiore rilievo ad attività poco (o niente) produttive, come trekking e co. Se vogliamo che i giovani(anche laureati) rimangano sul territorio montano bisogna configurare prospettive produttive e non avallare scelte mirate solo al divertimento di pochi.
(Isabella Vaccari)