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Dopo l’8 marzo / La donna secondo Giovanni Paolo II

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Dio non c’è? Ma se non c’è, ne provo grande nostalgia! Con Lui le cose si vedono meglio! Con gli occhi di Dio, si superano le xenofobie, le discriminazioni, i giudizi sprezzanti verso chi sbaglia, le facili condanne, le ingiustizie contro i poveri…

Con gli occhi di Dio ho provato, a rileggere la “festa della donna”, una recente invenzione laica, una giusta rivendicazione del ruolo della donna, a volte esasperato da chi ritiene che la religione, soprattutto la “cattolica”, la donna l’ha solo asservita, umiliata, messa in un angolo.

Mi sono letto alcuni quotidiani, ho visto qualcosa in TV, che ha portato nelle nostre case il pensiero di politici e responsabili delle cose pubbliche. Ho sentito parlare solo di stupri, di violenze contro la donna, definite infami, non degne dei nostri tempi, discorsi seri, che hanno occupato le prime pagine dei nostri giornali e telegiornali, senza evidenziare in positivo come atteggiarsi di fronte alla donna, chi è veramente lei in questo nostro mondo, che pure la utilizza e la sfrutta in mille maniere: dalla pubblicità alla prostituzione.

Come educatore, tuttavia, mi sono chiesto se era questo il modo più corretto di “festeggiare la donna”. Da “bigotto papalino” sono andato a rileggere la lettera di Giovanni Paolo sulla dignità della donna, la famosa “Mulieris dignitatem” che un’intellettuale di sinistra, la Maciocchi, aveva paragonato, per l’intensità e la ricchezza del contenuto, alle Lettere di San Paolo. Ho respirato aria fresca, poesia, tenerezza, dolcezza, una vera sinfonia di parole in onore del “genio femminile”, da parte di un Papa che dimostrava di conoscere bene la Donna, come Dio l’ha pensata fin dalle origini. Sono riandato con la memoria all’atmosfera, che si era creata una sera nel Palazzo dello sport di Reggio Emilia, dove oltre duemilacinquecento giovani ripercorrevano nella loro preghiera il ruolo della Donna, come la sognavano e la desideravano alla luce di Cristo.

Erano giovani che invocavano dal Signore il coraggio di amare, di vivere un grande amore, non il piccolo amore di chi si illude di amare mentre vuole essere amato, mentre vuole essere ricoperto di attenzioni e di doni: “E' per vivere un grande amore che siamo qui questa sera…”.

Pregavano in un’alternanza corale tra uomini e donne, con le parole di David Turoldo che considerava “la donna, lo scrigno dei misteri, il cuore dove Dio ha nascosto il suo tesoro, nel tempo in cui si trovarono soli Lui e lei... Soli nell'Eden, in quel tempo dei tempi, quando Dio fece la donna con le sue stesse mani, mentre l'uomo dormiva. E dopo aver creato la donna, Dio non crea più nulla, fa festa! Si riposa!”

Fa festa, canta il coro dei giovani, perché è comparsa la donna, con quei due occhi che sembrano astri, con quel suo corpo fiore della creazione. E Dio l'ha contemplata. Lei ha sorriso. Per quanto tempo si saranno parlati? Di certo le ha confidato i suoi segreti, per renderla così singolare e «sola» nella sua immensa fame d'amore, nella sua immensa capacità di dono. Senza la donna anche Dio sembra triste, nascerà anche Lui da una Donna: nascerà da Maria.

Quale tesoro, quale segreto avrà nascosto Dio nel suo cuore. Un solo segreto: l'amore! L'amore è la vocazione della donna, di ogni donna, chiamata ad esistere per essere amata ed amare. E l'uomo, solo attraverso l'amore, potrà conoscere il mistero che Dio ha posto nel cuore della donna, nel cuore della creazione: “Madre, sorella o sposa, vergine o consacrata, forte o debole, la Donna è il fiore germinato dal cuore di Dio, gemma di primavera, che illumina questa nostra terra, patria dell'uomo e valle del pianto”.

Di fronte alla sublimità della Donna, il coro dei giovani non poteva che esclamare: “Che cosa grande è mal l'amore! “ e il coro femminile non ha dato altra risposta che con le parole del Cantico dei Cantici: «Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio, perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione, le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Se grandi acque non possono spegnere l'amore nè i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio”.

L’amore, immaginato con gli occhi di Dio, rende inutili e vani i discorsi sulla violenza e sullo stupro. Se la Donna è il culmine della creazione, non può che essere amata o, almeno, rispettata. Così insegna la Chiesa, da sempre!

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