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Referendum, il commento del sen. Giovanelli

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È una sconfitta dell’istituto del referendum in quanto tale. Ma in verità non solo. È una sconfitta anche nostra, di un certo laicismo e di un certo radicalismo che sono un impasto di ingenuità e meno ingenua ricerca di visibilità a tutti i costi.
Evidentemente il linguaggio durissimo e apocalittico delle opposte propagande ha dato l’idea di un gioco delle parti abbastanza vuoto, piuttosto che dell’importanza assoluta dei temi che riguardano le condizioni della creazione di un essere umano. Questa importanza c’era tutta attorno ai quesiti referendari e rimane tale a dispetto del quorum di votanti molto deludente. Forse sarebbe stato meglio comunicare questa importanza con un approccio più problematico ed esprimendo opinione corredate da ragionevoli dubbi. Su temi di questo impegno e novità a volte c’è più serietà e responsabilità nei dubbi che in affermazioni apolitiche.
Comunque, se una sconfitta è evidente , altrettanto evidente è che non c’è affatto una vittoria delle ragioni della parte che ha fatto appello al non voto. Tanto meno se parliamo di una vittoria morale e di una visione etica su di un'altra. Nell’astensione dal voto è impossibile leggere rigore e responsabilità verso i temi della procreazione. Più onesto e realistico è leggere disaffezione e sfiducia dell’istituto del referendum e nel modo in cui è stato utilizzato. Le nuove acquisizioni scientifiche e terapeutiche sulla procreazione umana pongono comunque al mondo, ai singoli, alle coppie e alle comunità interrogativi inediti e ineludibili. L’astensione dal voto referendario non significa che la nostra società può eludere questi problemi e astenersi dall0’impegnativo confronto con essi.
La legge 40 – così come certe radicalità abrogazioniste – è il segno di una contrapposizione ideologica e anche strumentale, piuttosto che di una adeguata assunzione di responsabilità, corredata dall’indispensabile approccio di precauzione.
Nei giorni scorsi, citando Giuliano Amato ho ricordato che in questa battaglia una parte delle ragioni dell’avversario era anche dentro ciascuno di noi. È ancora vero. Ed è vero anche il reciproco.
Della legge – soprattutto laddove si limitano le indagini per mettersi al paro dalle malattie ereditarie e si pone un inutile freno alla ricerca – si dovrà ancora parlare. E si parlerà ancora per forza di cose, nonostante l’esito del voto.