Non c'è pace a Cernaieto. Fabio Filippi, consigliere regionale della parte destra dello schieramento politico e candidato sindaco a Reggio Emilia nelle prossime amministrative di giugno, reca la notizia del nuovo ("il settimo") abbattimento della croce, una località posta tra Casina a Canossa. La posa di tale simbolo religioso era stata promossa dal politico di Casina nell'ottobre del 2006, con intenti che, oltre la pietà umana dovuta a qualsiasi vittima di violenza, di fatto (voluti o non voluti) "scivolavano" con tutta evidenza nel politico. E difatti si erano avute diverse prese di posizione in merito, soprattutto da parte delle associazioni partigiane.
Più volte la croce nel corso di due anni e mezzo è stata presa di mira da ignoti. Una volta (giusti due anni fa, nel marzo 2007) addirittura era comparsa anche la sigla di una sedicente "Nuova Brigata Garibaldi" a rivendicare il gesto di vandalismo verso il manufatto.
"La croce di Cernaieto, che ricorda 22 morti (militi della Rsi, ma anche due ragazzi e due donne) trucidati dai partigiani comunisti dopo il 25 aprile - dice oggi Filippi - è stata abbattuta per la settima volta in due anni. Questo ennesimo sfregio conferma che l’intolleranza e l’ostinazione a occultare la verità ancora 64 anni dopo la fine della guerra sono ancora den presenti nella sinistra reggiana”.
Aggiungendo: “Atti come questo offendono il più sacro dei simboli religiosi e la memoria dei morti e sono un’offesa alla verità, ancora più grave perché nonostante i fatti incontestabili e i drammatici elementi venuti alla luce in questi anni, l’omertà e l’insabbiamento sono incoraggiati dall’assordante silenzio delle amministrazioni di centrosinistra".
Il resto della nota di Filippi: "La croce di Cernaieto sarà nuovamente rimessa al suo posto e continueremo a batterci perché i fatti vengano tutti alla luce e quella strage non sia dimenticata. A proposito di alcune polemiche sui finanziamenti ai partigiani, dico che come candidato sindaco di Reggio confermo la volontà di ridurre in modo significativo i finanziamenti agli ex partigiani e alla storia raccontata a senso unico, così come mi impegno a tagliare in modo robusto la selva di contributi e consulenze inutili che servono unicamente a perpetuare un sistema ideologico e di potere che non interessa alla maggioranza dei reggiani. Taglieremo anche i finanziamenti anche ai centri di accoglienza che sono solamente un ricettacolo di clandestini. Un conto è il rispetto per la memoria e per chi si è sacrificato per la libertà, ma ben altro conto sono la memoria a senso unico, la falsificazione della storia, il disprezzo ostinato per la verità e il guadagno sulla pelle dei clandestini".
Distinguere le cose, però, una buona volta…
La posizione di Filippi sarebbe più apprezzabile e limpida – e certamente più credibile – se evitasse ogni volta di cercare di trarre profitto politico da eventi di questo genere. La croce è simbolo solo ed esclusivamente religioso, che rimanda a tutt’altro che alle schermaglie partitiche. E la confusione di aver posto un segno sacro a mo’ di equivoco “totem” di rivendicazione “secolare” non può che produrre, volta per volta, ulteriore e maggiore confusione. Ricordi sempre Filippi: a Cesare quel che è suo e a Dio quel ch’è di Dio. Il resto sono solo miserie. La sua nota sarebbe stata migliore se si fosse limitata a dare notizia della cosa e se lui avesse espresso il suo dispiacere come cittadino e come, se lo è, credente. Il resto – cioè la maggior parte del comunicato stampa – è “robaccia” che si collega direttamente alla sua attività politica in corso.
(Commento firmato)
Un consiglio a Filippi
Oggi mi sento particolarmente di buonumore e credo di poter dare un consiglio spassionato a Filippi per cercare di porre fine a questo gesto. Consiglio al consigliere un tour di tutti i luoghi dove sono stati uccisi e torturati oltre 500 abitanti della nostra montagna, partigiani e civili, per mano di fascisti e nazisti. Chiedo a Filippi di inginocchiarsi davanti alle lapidi e ai monumenti dei martiri delle Bettola, di Casa Ferrari, di Roncroffio, della Sparavalle, di Felina, di Pantano, di Carpineti, ecc. ecc. ecc. In più chiedo che prenda posizione rispetto all’apertura del centro fascista di “Casa Pound” a Reggio Emilia. Questo gesto forse porrà fine al taglio della croce di Cernaieto, poichè si può chiedere perdonare ma non si può chiedere di dimenticare.
(Mattia Rontevroli)
…caro Mattia…
…proprio perchè il simbolo della croce è espressione di pietà cristiana… che il taglio della medesima di Cernaieto possa dipendere o meno dalle posizioni di Filippi sulle cose sopra elencate è quantomeno singolare. E preoccupante.
(Commento firmato)
Per commento firmato
Non vorrei finire in un dibattito religioso, ma penso che il simbolo della croce (come ogni altro simbolo di fede) dovrebbe essere rispettato SOPRATTUTTO da chi ne fa un uso improprio per i suoi interessi. Vedi, caro commento firmato, Filippi dice che è un’offesa per il PIU’ SACRO DEI SIMBOLI RELIGIOSI. Per me è già un’offesa che prenda questa posizione da crociato, poichè lo potrà essere per lui ma non per tanti altri. Non è nuovo a queste uscite: ricordi quando dopo Natale aveva detto che gli islamici avevano tagliato l’albero di Natale a Reggio Emilia? Che invece era stato rimosso prima dal Comune? Ecco, questo legarsi a simboli “religiosi” e queste parole sono molto pericolose; parole che secondo me hanno solo una valenza politica pubblicitaria. Poi si sa… Io penso sempre male…
Comunque grazie.
(Mattia Rontevroli)
Non dimentichiamo causa e effetto
Mi trovo molto d’accordo con il primo commento, per quanto ateo. D’accordo, nel mondo ci sono tanti punti di vista, ma lo stesso relativismo nei confronti di una guerra può essere trasferito ai simboli religiosi, ecc. Molto pericoloso sorreggere il relativismo, per la formazione personale, che è a prescindere assoluta, chi con uno, chi con un altro valore.
(mn)
I morti non hanno bandiera
E’ disdicevole trasformare un fatto ed un oltraggio gravissimo in un campo di battaglia politica. Senza entrare nel merito, pur essendo un antifascista, ho pietà per tutti i morti e per i simboli religiosi che li rappresentano. Evidentemente, se, per 7 volte, il gesto si è ripetuto, significa che mani interessate, non certamente democratiche, hanno oltraggiato chi non c’è più. I morti, di qualsiasi parte politica, piaccia o non piaccia, non possono difendersi. Cerchiamo di farlo noi vivi, con il rispetto, la tolleranza, condannando, senza e senza ma, chi attua simili azioni.
(Olivo Luigi Raffaelli)