Anche il tavolo Anteverto di Castelnovo ne' Monti (come quello di ieri di Guastalla) ha registrato questa mattina una nutrita partecipazione di rappresentanti di organizzazioni sindacali e imprenditoriali, comuni ed enti di formazione professionale.
Daniela Gigli, responsabile del Centro per l'impiego del capoluogo montano, ha illustrato i dati relativi all'occupazione in montagna, che confermano il trend negativo già evidenziato sul finire dello scorso anno: il confronto tra il 2008 e il 2007 vede un calo dell'11% degli avviamenti, corrispondente alla stessa percentuale di crescita di iscritti alle liste di disoccupazione, in particolare di utenti maschi (ma due terzi degli iscritti sono ancora donne e il 17% stranieri). A fronte di questa situazione sono aumentate in maniera esponenziale le attività di orientamento svolte dal Centro per l'impiego, che dai 437 colloqui del 2007 sono passate, l'anno scorso, a 660.
Il rappresentante della Cna, Piero Ruffini, ha segnalato una situazione di forte difficoltà nel tessuto delle imprese artigiane, in 45 delle quali sono stati attivati ammortizzatori sociali per i dipendenti, mentre in altre 30 casi l'imprenditore ha deciso di chiudere l'attività. Questo - ha sottolineato Ruffini - nonostante la forte volontà del tessuto produttivo locale, fatto in prevalenza di piccolissime aziende e microaziende, di resistere nonostante gravi difficoltà soprattutto sul versante creditizio: solo nel 50% dei casi di domanda da parte delle aziende, infatti, le banche concedono prestiti, nonostante l'attivazione degli strumenti di garanzia dei Consorzi fidi regionali.
Per quanto riguarda invece le esigenze di fabbisogni lavorativi, da una recente indagine della Cna emerge una grande prudenza da parte delle imprese ad assumere nuove figure professionali, individuate nei segmenti più alti della produzione, come quelle di tecnico specializzato.
Stessa valutazione da parte di Antonio Puleo di Assindustria, che ha parlato di una domanda in questo momento molto prudente anche da parte delle aziende di più grandi dimensioni, concentrata soprattutto nell'area attorno al capoluogo e individuata su figure tecniche con esperienza e specializzazione: data la situazione altalenante degli ordinativi le aziende in questa fase preferiscono alternare momenti di sovrapproduzione, con richieste alle maestranze di straordinari o incremento dell'orario con turnazioni, alternate a periodi di cassa integrazione nelle fasi di calo degli ordinativi.
Dopo che Francesco Bergomi, di Confindustria ceramica, ha annunciato per il 19 febbraio un incontro per rappresentare lo stato dell'arte del settore, da parte dello specifico osservatorio ceramico, Dusca Bonini della Cgil della zona montana ha confermato come anche da parte sindacale si noti il perdurare delle situazioni di crisi già note, come quella in particolare della Dual di Carpineti, ma senza che al momento si rilevino altri casi di particolare rilevanza sul territorio montano.
L'assessore di Castelnovo ne' Monti Paolo Ruffini ha quindi ribadito l'importanza del tavolo distrettuale per monitorare l'andamento della crisi e per fornire così dal "basso" indicazioni preziose all'Unità anticrisi istituita dalla Provincia e quindi per praticare a livello locale le indicazione maturate in quella sede, con una visione comune e condivisa da parte dei diversi soggetti.
Anche gli enti di formazione presenti (Cremeria, Enaip e Formart) hanno confermato il loro impegno per individuare sbocchi occupazionali possibili e nuove professionalità per la montagna, garantendo il supporto formativo necessario per riconvertire/riqualificare i lavoratori espulsi dai processi produttivi.
"Prendo atto con soddisfazione del riconoscimento del lavoro fatto in questi tavoli distrettuali di Anteverto nel recepire i fabbisogni espressi dagli attori locali, che si raccordano con la regia del tavolo provinciale anticrisi", ha commentato l'assessore provinciale al lavoro Gianluca Ferrari. "Nello stesso tempo va dato atto che la crisi che si sta sviluppando e che da tutti è segnalata come inedita rispetto a quelle passate obbliga ad un necessario ripensamento anche delle 'contromisure' da adottare: tra queste approfondirei la proposta, da più parti apprezzata, della cosiddetta settimana corta, che attraverso meccanismi di solidarietà permetterebbe con una calo di ore settimanali lavorate di garantire al massimo numero di lavoratori il mantenimento del posto di lavoro e, nello stesso tempo, all'impresa di contenere i suoi costi, senza disperdere le professionalità acquisite, preziose per il rilancio produttivo al momento della ripresa".