Uno statuto speciale per l’Appennino: è questo il punto chiave del “Manifesto per la montagna” che la Confcooperative ha inviato ad associazioni imprenditoriali ed istituzioni locali. Un documento in cui – partendo dall’appello lanciato qualche mese fa dall’Unione nazionale dei comuni e delle comunità montane – la centrale cooperativa reggiana mette a fuoco le potenzialità delle aree montane, ma anche i suoi bisogni e, soprattutto, gli scarsi esiti della legislazione a favore della montagna sia di carattere nazionale che regionale.
“Occorre affrontare – sostiene Confcooperative – il tema del sostegno strutturale alle comunità d’Appennino, territorio che per poter crescere economicamente, per poter assicurare coesione, per tutelare chi sceglie di abitarlo ha bisogno di uno Statuto speciale”.
E qui Confcooperative innesta i nove punti sui quali lo Statuto dovrebbe incidere: “il riconoscimento (a norma della legge 94/97) che la salvaguardia e la valorizzazione delle zone montane rivestono carattere di preminente interesse nazionale e regionale; la garanzia di permanenza dei servizi essenziali quali la scuola, l’assistenza sociosanitaria, l’approvvigionamento di beni e servizi in prossimità alla popolazione; misure certe e permanenti di sostegno alle imprese e alle famiglie in forma di compensazione fiscale sugli investimenti e di riduzione del costo del lavoro; misure di sostegno alle attività agricole, artigianali e manifatturiere dei produttori agricoli e della piccola e media impresa nel riconoscimento dello scambio mutualistico da queste prodotto a favore del territorio; investimenti per la manutenzione del territorio e delle risorse forestali “contrattualizzati” con le imprese agricole e con le popolazioni locali in quale servizio al Paese; decentramento nelle zone montane di attività e servizi per le quali non è vincolante la permanenza in area metropolitana quali istituti di ricerca, laboratori, università, musei, infrastrutture culturali, ricreative e sportive, ospedali, case di cura e assistenza; misure di sostegno al decentramento in zona montana e pedemontana di attività produttive e di servizio da parte delle imprese entro accordi di partnership con reti economiche locali; consentire alle autonomie locali maggiore autonomia nella disponibilità delle risorse e nella flessibilità amministrativa e progettuale a favore di questi obiettivi; sostenere le autonomie locali e i loro amministratori perchè possano esercitare in modo più determinante la rappresentanza delle istanze territoriali verso i livelli regionali e nazionali in applicazione piena dei principi di sussidiarietà verticale assunti dall’ordinamento amministrativo”.
“Nove punti – spiega Confcooperative – che pensano allo sviluppo e alla salvaguardia di un territorio che scompare se non è comunità vivibile e feconda, se non è abitato e produttivo, se non è coltivato e allevato, se non è in relazione di scambio con la pianura e la città, se non è attraversabile da merci e persone, se non salvaguarda la propria identità e le proprie tradizioni, se non è in grado di favorire la libera intraprendenza delle persone e delle comunità”.
“Il nostro Appennino - conclude Confcooperative - ha una sua forte identità, ma è parte integrante di un sistema più vasto, e uno degli aspetti più delicati è proprio l’interazione tra l’uno e l’altro; questo vale per gli aspetti economici (il decentramento di attività produttive e di servizio compatibili con le caratteristiche della montagna), ma vale innanzitutto nel momento in cui, a sostegno di un progetto che mira ad uno Statuto speciale per quest’area, è necessario costituire un movimento per l’Appennino che sia trasversale alle forze politiche e venga appoggiato dalla comunità economica e sociale di tutto il territorio”.