Riceviamo e pubblichiamo.
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Torno a ribadire che l’agricoltura in montagna la si vuole fare chiudere. Anche con questa seconda graduatoria provinciale per l’ottenimento di finanziamenti da destinare a chi vuole rimodernare le aziende agricole con produzione di latte alla montagna sono andate le briciole. Su diciassette aziende finanziate solo 5 sono in montagna e 12 in pianura: su un totale di 1.490.185 € di contributi concessi alla montagna sono stati assegnati € 305.591, alla pianura € 1.184.594 €, pari circa l’80%; inoltre gli investimenti finanziati riguardano piccole cose, come acquisto macchinari o piccoli ampliamenti.
Con questa graduatoria è stata smentita la presidente della Comunità montana e il suo assessore che, in seguito alle mie lamentele, avevano affermato sulla stampa che le cose sarebbero cambiate e che alla montagna sarebbe stata data la precedenza, cosa affermata anche dall’assessore regionale dott. Rabboni e dall’assessore provinciale Roberta Rivi. Questi signori si sono però dimenticati di dire che la priorità alla montagna è stata data per gli assi 3 e 4 che nulla hanno a che vedere con l’agricoltura.
L’asse 3 è denominato “Qualità della vita” e finanzia in particolare il rinnovamento dei villaggi e la ristrutturazione di vecchi acquedotti di proprietà Enia (è Enia che ne usufruisce), oltre a finanziare altre iniziative che non interessano nessuno. L’asse 4 denominato “Attuazione Leader” finanzia piani di azione locale (DAI) che sono predisposti dal (GAL) qualificazione dell’ambiente ecc...
Questi signori forse pensano che gli agricoltori siano degli allocchi che credono a tutto. Io avevo sempre affermato il contrario e i fatti mi hanno dato ragione. In montagna siamo pochi e contiamo poco o nulla. Ci sono agricoltori che hanno già fatto degli investimenti e ora si trovano in grosse, grossissime difficoltà.
Occorre fare come si faceva per i precedenti piani di investimento, e cioè destinare una parte dei soldi solo alla montagna; non possiamo mettere nello stesso paniere montagna e pianura, perderemo sempre. La nostra Comunità montana, visto che non conta più niente, sarebbe meglio chiuderla, almeno si risparmierebbero i soldi degli stipendi per destinarli agli agricoltori.
Non parliamo poi delle organizzazioni sindacali, che si interessano solo della pianura, e anche qui perchè vale la legge del più forte, in pianura ci sono più tessere. Io proporrei agli agricoltori della montagna di stracciare tutte le tessere sindacali visto che nulla fanno per loro. I sindacati poi con queste normative hanno tutto da guadagnare; forse per questo tacciono; si tratta di fare nuove società inserendo la moglie giovane o un figlio giovane e qui si prendono soldi.
Le aziende però sono sempre quelle, solo che chi ha la fortuna di avere una moglie giovane la intesta in azienda, anche se già ci lavora, e riesce a prendere i soldi.
O si torna ai vecchi sistemi o si chiude. Ancora una volta, purtroppo, avevo ragione. Mi chiedo inoltre cosa conti e cosa faccia la nostra senatrice, Leana Pignedoli, che essendo montanara si sperava facesse qualcosa per la montagna; ma sembra che anche lei pensi solo ed esclusivamente alla poltrona, queste cose la interessavano solo in campagna elettorale, per non parlare della presidente della Provincia, montanara pure lei; Provincia, che è l’ente preposto alle graduatorie; ma anche qui contano i numeri.
Lo so che le domande di finanziamento erano 82 e ne sono state finanziate solamente 17 in riferimento ai bovini da latte.
Questi giochi poi hanno dei grossi inconvenienti perchè chi ha due figli, uno lavora in azienda e uno fuori, quando i due figli arrivano a dividere i loro beni quello che è stato inserito in azienda avrà dei grossi vantaggi e questo non è giusto perchè tutti i figli sono uguali.
Inoltre, poi, con questo sistema vengono sempre esclusi i genitori; si obbligano i genitori a cedere i propri beni prima di morire con tutte le conseguenze che ne derivano e questo solo in agricoltura: perchè non lo si fa anche nell’industria? Un’azienda agricola la si deve guardare nella sua funzionalità, non solo perchè il genitore cede la sua quota a un figlio, l’importante è che il figlio lavori in azienda indipendentemente dal fatto che sia o meno intestato. Se un agricoltore ha 38 anni e ha sempre fatto l’agricoltore con un figlio di 15 anni che non può intestare, ma lavora in azienda, perchè lo si deve escludere e invece si deve finanziare chi ha 60 anni e cointesta un figlio di 38? In questo modo il giovane di 38 anni con un figlio minorenne lo si invoglia a chiudere l’azienda non potendo usufruire dei benefici per l’ammortamento.
Concludo sostenendo che, a mio giudizio, siamo nelle mani di incapaci e di gente che nulla sa di agricoltura. In questa seconda graduatoria è poi stato incluso, e per la seconda volta, l’azienda agricola "Al giunco" di Toano, di proprietà del fratello dell’ex sindaco di Toano e ora consigliere provinciale in area Margherita. Va bene che farà nuovi lavori, ma finanziarlo per due volte consecutive fa venire qualche sospetto.
Inoltre occorre che chi ha presentato domande rimanga sempre in graduatoria per tutta la durata del piano, 6 anni, e non che dopo quattro graduatorie venga escluso, in questo modo alla fine rimarranno dei soldi da restituire alla comunità.
(Gian Domenico Borghi, Castelnovo ne' Monti)
Siamo nelle mani di nessuno
Concordo con il sig. Borghi, si continua con la demolizione totale dell’agricoltura in montagna. Quando non si produrrà più latte, lo si farà arrivare dalla collina e dalla pianura, per poi produrre un ottimo formaggio di montagna… Complimenti a chi si dovrebbe occupare della tutela e dello sviluppo dell’agricoltura in montagna. La situazione attuale è il risultato di 30 anni ed oltre di una precisa politica, con nomi e cognomi. La storia non lascia spazio a fantasie.
(Fabio Leoncelli)