La minoranza consiliare di Vetto, guidata dal capogruppo Giovanni Ferrari, ci invia una nota in cui stigmatizza il comportamente dell'Amministrazione nell'iter che ha portato all'adozione dell'importante strumento del Piano strutturale comunale (l'ex-Prg). Eccola, di seguito, integrale.
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Quando, il 19 settembre scorso, arrivava sui banchi del Consiglio comunale vettese il Piano strutturale comunale (Psc) - cioè a dire il primo dei nuovi strumenti urbanisti volti a sostituire il Piano regolatore generale (Prg) - la nostra componente è rimasta in aula per assicurare il numero legale; diversamente la seduta non avrebbe potuto insediarsi. In quell’occasione avevamo esposto una serie di perplessità e riserve sia sulle procedure e sui criteri seguiti fino ad allora per informare i nostri concittadini in merito a questa nuova pianificazione urbanistica sia sulle scadenze, alquanto strette, entro le quali sindaco e giunta intendevano farla votare dal Consiglio comunale (intorno alla fine di ottobre).
In buona sostanza, nei nostri interventi del 19 settembre e in successive corrispondenze indirizzate anche alla Comunità montana chiedevamo alla maggioranza di decelerare i tempi di approvazione del Psc onde dar modo alla comunità vettese di approfondire questa importante e delicata materia (una materia che, peraltro, riteniamo non andasse decisa da un’amministrazione ormai a fine mandato, quando la legge regionale 20, che ha introdotto il Psc, risale al marzo 2000, dunque più di otto anni fa).
Quella nostra richiesta, da noi largamente e ripetutamente motivata, è però rimasta del tutto inascoltata e disattesa e il Psc è stato portato in votazione il 5 novembre.
Errori
Sempre nella seduta consiliare del 19 settembre, parlando di un’ampia area a verde pubblico sita nel capoluogo, avevamo anche evidenziato, non senza stupore, che n’era stata cambiata destinazione, facendola diventare “ambito per dotazioni comunali e di quartiere, tecnologici e cimiteri”. Incalzato dalla nostra minoranza il sindaco aveva parlato di un mero errore cartografico, che sarebbe stato senz’altro corretto. Pur non riuscendo a spiegarci un errore tanto macroscopico, abbiamo preso doverosamente atto della pubblica dichiarazione del sindaco, salvo poi trovarci che la nuova versione cartografica, quella sottoposta al Consiglio del 5 novembre, era identica alla precedente, nel senso che per tale area non era stata apportata alcuna correzione (per riportarla allo stato di verde pubblico).
Imprecisioni
Basti pensare che nel testo della delibera sottoposta alla votazione del Consiglio (del 5 novembre), stava scritto che sugli atti suddetti si è espressa favorevolmente la Commissione consiliare. Una commissione “fantasma”, dal momento che non è mai stata costituita.
Incongruenze
Con riferimento a quanto sopra, ci sembra il modo più cortese ed elegante per definire il comportamento di un sindaco che in Consiglio comunale fa affermazioni poi smentite dai fatti. L’insieme delle ragioni che qui abbiamo cercato di sintetizzare ci ha portato a lasciare l’aula consiliare durante la seduta del 5 novembre, dopo aver ribadito le nostre posizioni in tema di Psc, facendoci anche dire che non potremo più fidarci di un sindaco che disattende i suoi stessi pronunciamenti davanti al Consiglio. Ora che Il Psc è stato adottato, nonostante le nostre citate obiezioni, dobbiamo quantomeno far sì che i nostri concittadini siano avvisati non appena sarà pubblicato sul bollettino regionale (Bur), perché da quella data partono i 60 giorni entro i quali è possibile avanzare eventuali osservazioni; e per parte nostra ci siamo già attivati al riguardo con Comune e Comunità montana.
(Giovanni Ferrari, capogruppo consiliare lista “Insieme per Vetto”)
Puerilità
Mi sembra che su una cosa così importante come il Psc che una minoranza non partecipi al Consiglio comunale ed esca per protesta sia sbagliato. Si dovevano giustamente fare notare gli errori di cartografia, di contenuti sula commissione consiliare, ma sulle scelte strategiche una minoranza seria e costruttiva era auspicabile che intervenisse con proprie proposte, perchè credo il PSC avrà rilevanza strategica sulla gestione e programmazione del territorio che riguarda anche lo svilupppo del Comune stesso. Puerili…
(Giuseppe Genitoni)
Nessuna “fuga”
Il lettore che ci taccia di puerilità per aver abbandonato l’aula consiliare di Vetto durante la seduta del 5.11.2008 – dove si è votata l’adozione del PSC (Piano strutturale comunale) – motiva così il suo severo giudizio nei nostri confronti: una minoranza seria e costruttiva era auspicabile che intervenisse con proprie proposte, perché credo il PSC avrà rilevanza strategica sulla gestione e programmazione del territorio, che riguarda anche lo sviluppo del Comune stesso.
Suona veramente strano che possa esservi qualcuno che ritenga veramente che la trattazione di una materia così complessa, e di tale dimensione e rilevanza, visti anche gli effetti che potrà avere sul futuro del nostro territorio, potesse essere affrontata in due soli consigli comunali (quello del 19 settembre e quello del 5 novembre scorsi) tra i quali sono intercorsi solo 45 giorni.
Ma c’è un secondo motivo, che per noi riveste pari importanza, rappresentato dal fatto che a nostro avviso questo nuovo strumento urbanistico – che si intreccia con il PTCP (Piano territoriale di coordinamento provinciale) – non andava illustrato ai nostri concittadini, e ai tecnici del settore, in maniera tanto frettolosa, quando la relativa legge regionale risale al marzo 2000, e in otto anni vi sarebbe stato tutto il tempo per procedere con ben altri ritmi e approfondimenti.
A questo lettore vorremmo poi chiedere se ritiene giusto che questa Amministrazione, ormai a fine mandato, adotti ora il PSC, quando gli altri strumenti della pianificazione urbanistica comunale (RUE-POC-PUA) andranno giocoforza approvati dall’Amministrazione che subentrerà con le elezioni del prossimo anno.
Per queste ragioni noi abbiamo cercato di decelerare il processo di approvazione del PSC (coinvolgendo anche la Comunità montana, che per così dire ha sovrinteso al nostro PSC realizzato in forma associata) e il nostro abbandono della seduta consiliare non è certo configurabile come una “fuga”, un atteggiamento che non ci appartiene; basta consultare i verbali dei consigli comunali vettesi per rendersi conto di come esercitiamo abitualmente il nostro ruolo di minoranza.
(Giovanni Ferrari, capogruppo consiliare lista “Insieme per Vetto”)