L'associazione Beati i Costruttori di pace, l'associazione Chiama l'Africa e la Rete Pace per il Congo hanno stilato un appello per la catastrofica situazione che sta vivendo il Congo dove 1 milione e 600 mila persone sono in fuga dalle zone di guerra. Lo trascriviamo di seguito.
Ora per ora seguiamo le fasi di una nuova guerra nella Repubblica Democratica del Congo, una guerra cominciata nel Nord-Kivu, e che mira ad estendersi rapidamente al Sud Kivu e all’intero Paese. “Una nuova liberazione!”, scrive amaramente un giornalista da Bukavu, riferendosi al nuovo nome del gruppo armato dell’ex-generale ribelle Laurent Nkunda: “Movimento per la liberazione totale della Repubblica”.
Popolazioni in fuga con le loro poche cose, notti all’addiaccio nella stagione delle piogge, paura, fame, freddo, morte. Da fine agosto 2007, inizio dell’offensiva di Nkunda, a qualche settimana fa erano un milione gli sfollati del Nord Kivu, divenuti migranti sulla loro stessa terra, ammassati in campi di fortuna, in preda a dissenteria e fame, ricevendo come mendicanti, quando va bene, il cibo internazionale, quando prima vivevano in dignità nella loro casa, del loro lavoro.
Chi conterà ora le file interminabili di uomini, donne, bambini che fuggono l’avanzata delle truppe ribelli? Si parla ormai di due milioni di persone. Prima fuggivano dall’interno verso Goma, la città capoluogo, da ieri 29 ottobre fuggono la città assediata, dirigendosi chi verso Bukavu, chi verso i Paesi vicini.
Migliaia di abitanti di Bukavu hanno pregato e sfilato ieri nel 12° anniversario dell’uccisione dell’arcivescovo Christophe Munzihirwa, chiedendo la pace, dicendo no ad ogni tentativo di balcanizzazione del Paese, esprimendo la loro sfiducia nella MONUC - la forza ONU in Congo forte di 17.000 uomini -, e l’appoggio al programma di pacificazione Amani deciso nello scorso gennaio a Goma, e domandando alle autorità nazionali un’efficace difesa della popolazione.
L’esercito congolese, mal equipaggiato, malpagato, con famiglie miserabili al seguito, con non poche autorità conniventi con le truppe ribelli, è anch’esso in fuga, saccheggiando al suo passaggio. Sembra di rivivere il copione dell’inizio delle precedenti guerre del 1996 e del 1998.
Di fronte a questo nuovo dramma, chiediamo:
alla Corte Penale Internazionale:
- di spiccare rapidamente un mandato internazionale d’arresto contro Laurent Nkunda, dando seguito alle denuncie da tempo depositate, e di disporre le misure necessarie al suo arresto.
all’Unione Europea,
- di fornire un soccorso immediato alle popolazioni colpite dalla guerra nel Nord Kivu;
- di prendere le opportune misure contro il regime del Ruanda, il cui sostegno alla guerra di Nkunda è provato;
- d’istituire un osservatorio permanente sul commercio delle materie prime, per scoraggiare il saccheggio delle risorse, vera causa della guerra.
al nostro Paese:
- di farsi portavoce di queste richieste presso la CPI e l’UE;
- di intraprendere le iniziative opportune per venire incontro al dramma congolese;
- di promuovere l’invio nella zona di operatori di pace (“caschi bianchi”).
Lanciamo fra le persone che amano la pace e l’Africa:
- una catena di digiuno e di preghiera, ciascuno secondo le proprie convinzioni religiose, per la pace in Congo, portando nel nostro corpo un po’ della loro fame e condividendo un po’ del nostro cibo. Quanti si associano a questa iniziativa, comunichino il giorno di digiuno (totale o parziale) all’indirizzo sotto indicato, per scambi e informazioni.
Che i martiri della giustizia, dell’amore e della pace intercedano presso Dio la solidarietà con il popolo che soffre e attende la pace.
Pace per il Congo, Strada Cavestro 16 – Loc. Vicomero - 43056 San Polo – Torrile (PR);
Tel: 0521 – 314263 (de 9h00 à 12h00) e.mail:[email protected]