Ogni tanto mi capitano tra le mani libri di altri tempi. Non antichi, sarebbero preziosi da vendere o da mettere in biblioteche storiche, ma per essere di altri tempi bastano pochi mesi o pochi anni, tanto le cose cambiano in fretta. Tutto questo avviene anche in campo educativo: quando si parla di giovani e di famiglie, di ragazzi e di grandi, si è sempre alla rincorsa, perché ci si sente superati: di altri tempi, appunto.
“Rispettami perché io sono più vecchio di te!”, non convince più nessuno. E’ perchè sei più vecchio che non sei ascoltato o sei guardato con un senso di commiserazione: “Tu non puoi capire quello di cui i giovan i hanno bisogno!”.
L’età non fa esperienza e l’esperienza non fa autorità. Papà e mamma sono “autorità” per i figli, prima di averli, prima di concepirli. Poi le cose cambiano: non sono più padroni ma diventano loro “servi” o “amministratori”, difficilmente cercano di diventare loro educatori, perché educare è un impegno gravoso. Almeno apparentemente, perché è molto più pesante il rapporto con i figli, quando si trascura l’educare e ci si limita ad amministrare il loro tempo o a esercitare la carica di padroni: “Fino a che in casa i soldi li porto io, tu devi solo obbedire!”.
Qualcuno non vuole neppure essere padrone dei figli, preferisce lasciarli fare in nome della libertà, che diventa permissivismo e crea in loro disagio. Non è vero che i figli rifiutino le norme: si sentono in difficoltà ad osservarle quando nessuno gliele propone ragionevolmente o quando chi le propone, non le osserva per niente.
I nostri ragazzi sono il prodotto del loro passato e il primo “passato” è la famiglia, questo spazio così poco considerato e troppo maltrattato da chi considera la famiglia come una gabbia per chi ci deve abitare “per sempre” o “per un lungo periodo”.
Il cardinale Dionigi nella sua ultima Lettera pastorale "L’amore di Dio è in mezzo a noi” si chiede se c’è ancora posto nella nostra attuale società per la famiglia: "Il contesto culturale di oggi, la mentalità corrente, l’attuale esperienza di tante persone sembrano quasi rendere impossibile la riproposta del valore originario della famiglia".
Ma il Maestro e Pastore della Diocesi di Milano non si lascia prendere dal pessimismo e rilancia la famiglia che deve diventare "anima del mondo". L’aspetto pù grave dell’emergenza educativa è proprio lo scoraggiamento che prende molti educatori, in particolare i genitori e gli insegnanti, di fronte alle difficoltà che oggi deve affrontare la famiglia: "Anima dell’educazione può essere solo una speranza affidabile. Oggi la nostra speranza è insidiata da molte parti, e rischiamo di ridiventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini 'senza speranza e senza Dio in questo mondo', come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani di Efeso (2,12)".
Così scriveva Papa Benedetto che, rivolgendosi ai salesiani al termine del loro Capitolo Generale, al quale hanno partecipato salesiani provenienti da oltre 130 nazioni del mondo, ha detto che "«nell’educazione dei giovani è estremamente importante che la famiglia sia un soggetto attivo. Essa è spesse volte in difficoltà nell’affrontare le sfide dell’educazione; tante volte è incapace di offrire il suo specifico apporto, oppure è assente". Per questi motivi li invitava a curare le famiglie: "Non è sottrarre forze al lavoro per i giovani, anzi è renderlo più duro ed efficace".
La Lettera del Cardinale mi pare sia un ottimo sussidio per la formazione delle famiglie in un momento delicato e problematico: Nella sua parola "la famiglia può essere il punto di partenza di una Chiesa, di una società, di un mondo profondamente rinnovati. Merita ed attende tutto il nostro impegno, la nostra fiducia e la nostra preghiera". Non è certo la sua Lettera un libro di “altri tempi”.