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Un Appennino reggiano in chiaroscuro nello studio di Confcooperative e Industriali

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Un Appennino Reggiano in chiaroscuro, fatto di luci ed ombre, ricco di potenzialità, ma anche a rischio di declino; è questa la fotografia, un po’ “sfocata” come alcuno ha detto perché in evoluzione e trasformazione continua, che emerge dalla ricerca presentata al Teatro Bismantova col titolo “Ri-Conoscere la Montagna”.
Voluta da Confcooperative e Industriali di Reggio Emilia e realizzata dal Laboratorio di Economia Locale della Università cattolica di Piacenza, la ricerca ha come sottotitolo: “Analisi socio-economica per un nuovo sviluppo dell’Appennino reggiano”.

Si tratta di 120 pagine che non riportano solo i dati macroeconomici e non si limitano ad esaminare le questioni della economia, ma mirano ad ”una lettura partecipata del territorio e del suo patrimonio, dei suoi limiti e dei suoi valori con l’obiettivo di individuare progetti realizzabili e condivisi”. Gran parte del lavoro è infatti consistita nella individuazione di figure e persone che avessero qualcosa da dire sul loro territorio e che fossero rappresentativi di quanto avviene in esso.
Da ciò le oltre 600 interviste che hanno permesso di individuare le graduatorie delle aspettative dei residenti ed i punti di forza e di debolezza del sistema. Questo perché “tentare di creare un processo partecipativo, inteso anche come crescita della società locale su un progetto di futuro condiviso, è fondamentale per la coesione interna e per veicolare un’immagine unitaria anche all’esterno del territorio montano”.

La lettura di queste 120 pagine porta anche a delle sorprese, ad esempio nel capitolo 3.3, “Indagine sui giovani” da cui si ricava che al primo posto per importanza agli aspetti del lavoro si situa “la sicurezza del posto” a dispetto dei tanti discorsi che si sono fatti e si fanno circa la mobilità del posto che i giovani dovranno affrontare nella loro vita. Ancora, per quanto riguarda i settori di attività preferiti, al primo posto si situa la “Moda e design”, mentre la pubblica ammi istrazione è tra gli ultimi posti. In ogni caso i giovani intervistati confessano di essere “confusi” nei confronti del loro futuro per il 21,1%, mentre il 17,3% si dichiara ottimista. Conluci ed ombre anche la graduatoria delle cose importanti della vita con ai primi posti la salute, la famiglia, l’amicizia, l’amore, la libertà, il divertimento, mentre il lavoro si pone a metà classifica e l’impegno sociale, l’attività politica e la religione agli ultimi posti. Infine, per quanto attiene alla fiducia nelle istituzioni, ai primi posti troviamo i piccoli imprenditori e artigiani, gli scienziati e l’ONU e agli ultimi il Governo, i magistrati, i partiti e i politici.

Su questi temi, presenti e attivi anche sul palco proprio quei giovani che sono stati intervistati, si sono misurati in tempi stretti anche gli amministratori locali: Paolo Ruffini assessore del Comune di Castelnovo ne’ Monti, Alberto Ovi per la Comunità Montana e, a concludere il tutto, la Presidente della Provincia Sonia Masini che hanno rivendicato il ruolo importante della politica e della pubblica amministrazione sia in quanto è stato fatto negli ultimi decenni per garantire una qualità di vita e di servizi pubblici ai montanari di ottimo livello, sia, e ancor più, per un futuro in cui tale qualità dei servizi non può essere data per scontata, ma deve essere consolidata e sostenuta in un momento in cui la politica nazionale non ha certamente il tema “montagna” tra le priorità, anzi…

Bello il filmato presentato per sintetizzare i risultati dello studio intervallati da dichiarazioni di diversi giovani che hanno poi confermato dal palco le proprie convinzioni.

E poi c’erano gli imprenditori, che pure sono stati interlocutori privilegiati dello studio, Alcuni di essi sono intervenuti direttamente raccontando delle proprie imprese e delle ragioni del loro successo (Enrico Grassi della Electric 80 di Viano, Fiorenzo Prati della CAMAR, Silvio Scalabrini della Durocem di Cavola, Maria Grossi della Blu Viaggi di Castelnovo Monti).

Prima delle conclusioni di Sonia Masini i direttori delle due organizzazioni promotrici (Giuseppe Domenichini e Giovanni Teneggi) hanno cercato una sintesi (difficile!) dei discorsi della mattinata e delle linee di fondo dello studio, che va detto che non fotografa soltanto l’esistente, ma offre anche un “portafoglio di progetti”, immediatamente cantierabili, capaci di affrontare alcuni dei nodi problematici rilevati dai tecnici.

Occorrerà leggere con attenzione queste 120 pagine reperibili presso gli uffici delle organizzazioni che hanno promosso l’iniziativa, perché se ne potranno ricavare ottimi stimoli per ri-conoscere il nostro territorio, per capire e infine per agire.

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Pezzi correlati:
- “Le nostre banche? Non ci hanno dato un soldo” (18 ottobre 2008)