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I docenti del “Cattaneo-Dall’Aglio” preoccupati per il futuro della scuola

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"Gli insegnanti dell’Istituto "Cattaneo-Dall’Aglio" di Castelnovo ne' Monti, riuniti nel Collegio docenti, hanno approvato a larghissima maggioranza (7 contrari e 2 astenuti) un ordine del giorno in cui esprimono preoccupazione per i provvedimenti già presi e per quelli previsti di riduzione della spesa destinata all’istruzione: tagli per 8 miliardi di euro in tre anni, che si dovranno realizzare attraverso 132.000 posti di lavoro in meno)".

Così inizia un documento approvato dall'assemblea del maggiore istituto superiore di Castelnovo ne' Monti (e dell'Appennino reggiano).

"In questi anni - prosegue - la spesa per la scuola è costantemente diminuita: negli anni ‘90 era il 3,9–4% del PIL (inferiore comunque agli standard europei), ora è del 2,8%. Gli alunni sono cresciuti, mentre i docenti sono diminuiti del 4%".

"Numerosi provvedimenti - sempre a detta dei docenti del "Cattaneo" - sono stati annunciati senza un piano organico e, anche i pochi condivisibili, come il richiamo all’insegnamento della Costituzione, si sono tradotti in indicazioni vaghe e in nulla di fatto sul piano delle risorse. La scuola tutta, a partire dalla reintroduzione del maestro unico alle elementari, pagherà un prezzo altissimo in termini di occupazione".

"L’intenzione, espressa dal Ministro Gelmini, di andare verso una riduzione generalizzata degli orari di lezione e degli anni di corso comporterà ovviamente l’eliminazione di decine di insegnamenti, comprese le esperienze laboratoriali. L'altro intervento di sostanza riguarderà l'innalzamento del numero di alunni per classe. Il risultato finale porterà a numeri molto alti, che sono già presenti anche nel nostro istituto".

Prosegue la nota, piuttosto critica: "Già da quest’anno il risparmio ha colpito le fasce più deboli con la contrazione delle ore destinate al sostegno, mentre si annunciano tagli alle classi e alle sedi di montagna, troppo piccole. Siamo di fronte ad un piano pesante, guidato esclusivamente da ragioni di compatibilità di cassa, indifferente ai costi sociali che produrrà.
Tutto questo è stato accompagnato, a partire già da diversi anni, da una sistematica campagna di denigrazione della scuola pubblica e del ruolo degli insegnanti, tanto che l’annunciato esubero silenzioso di oltre 132.000 lavoratori della scuola ha provocato, fino ad ora, scarse reazioni".

Concludendo: "Dal punto di vista della qualità, più alunni per classe e meno ore di lezione non potranno che diminuire la qualità dell’offerta formativa di una scuola pubblica, il cui ruolo viene fortemente indebolito, nonostante essa venga indicata ogni giorno come la responsabile o la risolutrice di gravi problemi sociali (il bullismo, la convivenza civile, le scarse abilità linguistiche o matematiche dei nostri giovani,ecc.).
Sicuramente i tagli saranno pagati non solo dalle fasce economicamente meno ricche, dai lavoratori della scuola (a partire dai precari), ma da tutta la società che non potrà certo migliorare con una scuola più povera di insegnanti e contenuti".