Riceviamo e pubblichiamo.
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Il comune di Villa Minozzo, il nostro comune, è già stato teatro negli anni bui del secondo conflitto mondiale di sofferenze, di crudeltà, di morti dolorose, di disastri, di inimmaginabili rappresaglie; e ha sofferto la violenza inaudita di chi voleva a tutti i costi imporre il suo credo politico.
Pensavamo che dopo oltre sessanta anni, di tutto quello è successo rimanesse il ricordo, il dolore per i lutti subiti, la memoria delle sofferenze patite, la doverosa ricerca dei colpevoli; ma credevamo anche che il perdono cristiano avesse lenito le ferite, ma soprattutto avesse cancellato l’odio.
In un comune Medaglia d’Argento al valore non pensavamo che potesse succedere quello è successo sopra i boschi di Cervarolo. Divellere e distruggere una semplice croce di legno, non solo simbolo della cristianità, ma simbolo vero e perpetuo del perdono, posta solo per ricordare dei cittadini italiani uccisi durante gli ultimi giorni del sanguinoso conflitto mondiale, è un atto che definire esecrabile non rende la barbarie del gesto.
Siamo anche sicuri che non c'è rapporto causa-effetto, ma poco dopo che in piazza a Villa è stata festeggiata la Liberazione anche con lo sventolio di una bandiera con la stella a cinque punte delle Brigate Rosse la croce di Cervarolo viene abbattuta e distrutta; o forse si è voluto dare un avvertimento per evitare di indagare con eccessiva solerzia su tutto quello che è successo a Lama Golese negli ultimi due anni della seconda guerra mondiale?
Probabilmente se il fatto fosse stato commesso da qualche esagitato in cerca di emozioni forti (deve certamente essergli sembrata un’emozione fortissima abbattere di nascosto una semplice croce di legno) sarebbe l’ipotesi meno preoccupante e più tranquillizzante.
(Massimiliano Coloretti)
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Pezzi correlati:
- “Croce di Cervarolo danneggiata” (16 agosto 2008)
Certamente esecrabile
L’episodio della croce divelta, come ogni simbolo che venga distrutto per odio o per semplice vandalismo (mi viene in mente ad esempio la croce sul Cusna segata alla base, circa un anno fa, episodio sicuramente senza alcun @Cbackground#C politico), è esecrabile e da condannare. Mi stupisce però nell’intervento di Coloretti il nuovo riferimento all’episodio della bandiera del 25 aprile a Villa: è stato ripetutamente spiegato che era quella del locale circolo anarchico, e che non aveva nulla a che fare con quella delle BR nè per forma nè per colori (era rossa su fondo nero mentre quella delle BR bianca su fondo rosso) nè tantomeno per significato politico (a Villa tutti conoscono la vicenda dell’anarchico Zambonini, fucilato con Don Pasquino Borghi). Fare una volta un errore di valutazione per scarsa conoscenza, o per troppa foga nel giudicare politicamente un episodio, è umano e comprensibile. Rivendicare questa scarsa conoscenza in modo ripetuto non fa onore a Coloretti, il cui impegno nell’attività di opposizione a Villa è solitamente preciso e argomentato.
(Commento firmato)