“Saremo onorati della presenza di Romano Prodi”: Elisabetta Vendramin, presidente dell’associazione “Amici dei borghi toanesi”, sottolinea la partecipazione dell’ex presidente del Consiglio alla commemorazione che si terrà giovedì 14 agosto, al pomeriggio, nel borgo di Codesino, lungo la valle del Dolo.
“Il cinque agosto 1944 - spiega Vendramin - arrivarono qui intere famiglie, fuggite da Toano, messo a ferro e fuoco dai nazisti. Il paesino diede prova di grande solidarietà. Da oltre sessant’anni a Codesino si ricorda questo triste avvenimento e si rinnova quello spirito di accoglienza che lo caratterizzò”.
Il programma prevede, alle 16, il ritrovo nel borgo e alle 17 il saluto del presidente Vendramin e del vicesindaco toanese Gabriella Giannini, l’intervento di un abitante del paese, dei rappresentanti delle associazioni partigiane e delle altre autorità presenti.
Dopo la visita al cippo commemorativo è in programma l’intervento conclusivo dell’onorevole Romano Prodi.
“Si proseguirà con una merenda - prosegue Alessandro Cappucci, consigliere comunale - offerta dalle famiglie di Codesino, con i prodotti tipici dell’ospitalità di allora: pane, salame, formaggio e un bicchiere di buon vino. Saranno anche presenti i rappresentanti dell’Istoreco e i labari delle associazioni d’arma e della croce rossa. Parteciperà poi con i suoi canti il coro ‘San Rocco’ di Gusciola”.
Quel cinque agosto di tanti anni fa “fu una pagina drammatica della storia toanese - racconta Elisabetta Vendramin - ancora presente nei ricordi di molte persone. Bruciarono anche l’antica pieve matildica, che aveva resistito a mille anni di storia, e l’oratorio di Sant’Anna. Gli abitanti di Toano fuggirono con le loro povere cose e con quello che avevano di più prezioso: il bestiame”.
Continua il consigliere Cappucci: “Non solo Codesino ma tutti i piccoli borghi e i casolari della valle del Dolo diventarono rifugio sicuro, e tutto servì ad accogliere i fuggiaschi. Le stalle e i fienili si trasformarono in alberghi. Le tane del Mandriaccio, abituale dimora delle volpi, si trasformarono in case, così come i boschi, grazie alle liane che, intrecciandosi sugli alberi, creavano tettoie naturali”.
In quell’occasione così particolare “la solidarietà - conclude Elisabetta Vendramin - fu immediata e spontanea. Per gli sfollati fu come sentirsi di nuovo a casa e il quotidiano affaccendarsi, i giochi dei bambini, le preghiere del vespro, fecero sentire lontano l’eco della guerra. E’ questo spirito che anche quest’anno, com’è ormai consuetudine, si vuole commemorare e riassaporare. Non una cerimonia rievocativa, ma un incontro tra amici, un modo per riscoprire la gioia di stare insieme”.