Pubblichiamo il commento al Vangelo letto nella Messa di ieri, a cura di don Carlo Castellini, parroco di Vetto, che appare sull'ultimo fascicolo del figlio settimanale vettese Camminando.
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Nel Vangelo di oggi colpisce il fatto che Gesù, che insegna che “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”, si lasci commuovere dal fatto che l’enorme folla che lo seguiva non aveva pane da mangiare. Erano talmente affamati di Parole di Vita che si erano dimenticati di comprare pane e companatico. Erano sbandati, avevano trovato un pastore che li guidava. Erano fragili, incerti davanti al grande Mistero della vita e della morte, del senso da dare agli affanni e ai dolori di ogni giorno, che, finalmente, nelle parabole del Maestro si era schiarita la loro mente. Tale era il fascino di Gesù e del suo Insegnamento che si erano dimenticati di fare le provviste. Ma Gesù non è solo un bravo “teorico”: a Lui interessa salvare l’uomo tutto intero, corpo e anima. Alle anime distribuisce la parola, ai corpi la guarigione e il cibo.
Di fronte al miracolo del cibo, sorge facile la domanda “Perché non lo fa anche oggi? Perché non moltiplica il pane per i tanti milioni di affamati che ci sono sulla terra?”. Il vangelo di oggi contiene un dettaglio che ci può aiutare a trovare la risposta. Gesù non fece schioccare le dita e apparire, come per magia, pane e pesci a volontà. Chiese che cosa avevano; invitò a condividere quel poco che avevano: cinque pani e due pesci. Lo stesso fa oggi. Chiede che mettiamo in comune le risorse della terra. È risaputo che, almeno dal punto di vista alimentare, la nostra terra sarebbe in grado di mantenere molti più miliardi di esseri umani di quelli attuali. Ma come possiamo accusare Dio di non fornire pane a sufficienza per tutti, quando ogni anno distruggiamo milioni di tonnellate di scorte alimentari, che chiamiamo "eccedenti", per non abbassare i prezzi? Migliore distribuzione, migliori tecniche produttive disponibili per tutti, controllo dei prezzi dei generi di prima necessità contro la speculazione, maggiore solidarietà e condivisione: la soluzione è qui.
Ma non è così semplice. C'è la mania degli armamenti, ci sono governanti irresponsabili che contribuiscono a mantenere tante popolazioni nella fame. Ma una parte di responsabilità ricade anche sui Paesi ricchi. Noi siamo ora quella persona anonima che ha cinque pani e due pesci; solo che ce li teniamo stretti e ci guardiamo bene dal consegnarli affinché siano divisi tra tutti.
Inoltre, per il modo in cui è descritta ("prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, li benedisse, spezzò i pani e li diede ai discepoli"), la moltiplicazione dei pani e dei pesci ha fatto sempre pensare alla “moltiplicazione” del corpo di Cristo. Per questo le più antiche rappresentazioni dell'Eucaristia ci mostrano un canestro con cinque pani e, ai lati, due pesci, come il mosaico scoperto a Tabga, in Palestina, nella chiesa eretta sul luogo della moltiplicazione dei pani. Come è bello credere in un Dio tanto buono da farsi mangiare, Pane spezzato nelle nostre mani! Quanta bontà, quanta umiltà, quanta disponibilità, quanta fiducia a mettersi nelle nostre mani di peccatori! Come dobbiamo preparaci bene, nel silenzio e nell’adorazione profonda, ad ogni Messa! Come dobbiamo esprimere amore, gratitudine, fede, adorazione al nostro Dio, “nascosto” umilmente nel tabernacolo sotto la specie del Pane!
C’è infine un’altra, moderna, moltiplicazione dei pani. Coi nuovi mezzi di comunicazione di massa la Chiesa oggi può moltiplicare in modo eccezionale il pane della Parola di Dio. Con Internet e i giornali, con la tv e la radio, molte migliaia di uomini ogni giorno “mangiano” e “si saziano” della Parola.
Resta un compito: "raccogliere i pezzi avanzati", cioè far giungere la parola anche a chi non ha partecipato al banchetto. Farsi moltiplicatori, "ripetitori" e testimoni del Messaggio di Cristo. A tutti il Signore Gesù rivolge la stessa richiesta: “Date loro voi stessi da mangiare”; questo significa che oggi la testimonianza, l’apostolato, l’educazione cristiana non sono più, non possono più essere, “affari” specialistici dei preti e delle suore… la maturità della fede di ogni battezzato si misura dalla capacità di distribuire, di “spezzare” la Buona Notizia a chiunque, in qualsiasi ambiente e occasione.
(Don Carlo Castellini)