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E se facessimo… un circolo di lettura?

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E se facessimo un circolo di lettura? Ancora una volta Carpineti di dimostra eccellente in fatto di cultura. “Ho notato – spiega Genny Gilbert, la nota insegnate che tiene corsi di inglese gratuiti a grandi e piccini – che qui in Appennino mancava questa offerta che, invece, è presente nelle grandi città”.

Detto fatto una veloce pensata con Clementina Monti – che ha ripreso il nome da altre esperienze simili – e con Luciana Magnani ed ecco già pronto il “Sognalibro”, ovvero un circolo – il primo in montagna – per appassionati di lettura. Leggere, discutere, fare cultura e socializzare, ecco la formula di questi incontri.

Come funziona? E’ molto semplice. Più persone leggono un libro nello stesso mese e, alla fine, ci si ritrova per commentarlo. E’ il metodo della scuola e della discussione critica delle opere.

Tutto questo accadrà il primo martedì di ogni mese quando i membri del circolo si ritroveranno a Palazzo Cortina (in piazza Matilde, a Carpineti). Si sceglierà il compito per le quattro settimane successive e si discuterà, appena letto, dell’ultimo libro concordato per tutti.

“Sono invitati – spiegano le ideatrici – tutti coloro che amano leggere e discutere di storia di vita. Saranno i lettori stessi a scegliere quale libro leggere”.

Si inizia martedì 3 giugno. La partecipazione è gratuita.
Per info: Genni Gilbert (340 5267745), Luciana Magnani (328 9494904), Clementina Monti (0522 816550).

(Gabriele Arlotti)

7 COMMENTS

  1. Buona fortuna…
    Auguro la miglior fortuna a questa iniziativa. Faccio notare che una mia iniziativa analoga che si proponeva, in quel caso, di raccogliere un gruppo di volonterosi che intendessero approfondire la conoscenza della lingua inglese parlata ebbe un riscontro pari allo zero. Credo che il livello culturale nell’Appennino reggiano sia talmente basso da lasciare poco spazio a queste iniziative. Ma mi auguro di sbagliare.

    (R.S.)

  2. Eh, no, caro RS
    Caro RS, non è il livello culturale dell’Appennino che è basso. Sono i numeri ad essere tali, che è diverso… Avere pochi abitanti e, soprattutto, dislocati su un’area vasta come metà provincia, purtroppo non rende agevole quello che in città è facile fare. Tutto qui in merito alla tua analisi. Sarebbe, invece, interessante capire come mai soprattutto il ‘quarto settore’ in montagna non è agevolato proprio perché gravato da questi due macigni (popolazione e vastità territoriale). Pare che ‘cultura’ siano solo ‘i Teatri’, la ‘Settimana della Fotografia’, le mostre di Palazzo Magnani… A noi, che rappresentiamo in superficie metà del territorio, basterebbe un investimento di un quarto di quelli milionari conclamati in città e dintorni. E invece di accontentiamo dei 30.000 euro dell’assessorato alla cultura della Comunità montana. Troppo pochi? Non preoccupatevi, tra poco toglieranno anche questo ente, così come lo conosciamo. Il risparmio sui costi della politica partirà da noi.

    (Fulminant La Penna)

  3. Troviamo un compromesso?
    Gentile La Penna, posso essere d’accordo sul fatto che, numericamente e morfologicamente, l’Appennino presenti più di qualche difficoltà, ma dire che il basso livello culturale (e per me è tale) dei suoi abitanti sia da addebitare solo a queste ragioni credo contenga anche una buona dose di auto-indulgenza. Non sono tra coloro che ritengono che sia necessario portare la cultura dentro le case o vendere libri gratis a patto che li si legga. Anche quando qualche evento culturale si presenta, spesso va deserto o viene frequantato solo da un gruppetto di “temerari”; e quando gli eventi culturali vanno deserti diventa sempre più difficile ed oneroso proporne altri. Come si fanno kilometri per frequentare palestre e bar così si potrebbe farlo per frequentare “cultura”. Ma fino a quando la cultura non verrà percepita come un “piacere” credo che la cultura (termine generico quanto orrendo) sarà sempre negletta.
    Cordialmente.

    (R.S.)

  4. Buona l’iniziativa, ma…
    Buona l’iniziativa, purchè diventi davvero occasione di incontro vivace, non la solita penitenza. Quello che, a mio avviso, ha allontanato le persone da questo tipo di eventi (e mi metto in mezzo tra chi non partecipa più) è la costante ed inevitabile presenza di un/a personaggio/a non esattamente preparato/a nè capace di catturare l’attenzione che “introduce” con un lungo e pesantissimo monologo, togliendo, in caso di presentazioni di libri, addirittura la parola all’autore; in altri casi non lasciando la possibilità ai presenti di parlare. C’è poi, da parte di alcuni partecipanti, l’incapacità di capire che si deve lasciare spazio a tutti, che bisogna ascoltare, che il dialogo non è il dibattito nè il suo intervento un comizio. Che i montanari non amino la cultura più di altri mi pare un tantino azzardato… In base a quali dati il signor R.S. dice ciò? A me pare che ci sia qui una vivacità sconosciuta da altre parti; che poi non venga “raccolta” e valorizzata questa è altra cosa. Non credo che in città, dove spesso scendo per alcuni eventi, vada meglio. Nei giorni scorsi la “Scuola di pace” e l’Amministrazione comunale di Reggio Emilia hanno organizzato a Reggio una serie di iniziative dedicate all’educazione alla pace; gli “eVenti di Pace”. Il programma prevedeva:
    – una mostra fotografica, con un evento correlato, sul popolo saharawi;
    – una serie di eventi teatrali in collaborazione con alcune compagnie locali, insieme ad un workshop teatrale (con performance finale) tenuto dalla compagnia palestinese Al Harah con ragazzi della città;
    – la proiezione di alcuni film e documentari in collaborazione con lo Human Rights Film Festival di Bologna;
    – Parchi di Pace, con attività di animazione per bambini (ma non solo) nei parchi cittadini;
    – un Salone dell’Editoria di Pace, negli ambienti dell’università, all’interno del quale si sono svolte presentazioni di libri, la premiazione di un concorso grafico riservato alle scuole per la realizzazione del logo della Scuola di Pace di Reggio Emilia, la premiazione di un concorso di poesia, comprensiva di spettacolo poetico-musicale, una tavola rotonda delle riviste di pace e altri eventi. Ebbene: la gente era in piazza, seduta davanti ai bar, alle gelaterie, alle birrerie, forse al corteo matildico, certo non era ad ascoltare le presentazioni dei libri o altro del genere. Un deserto. Per gli editori che venivano da tutta Italia, Reggio dovrebbe essere una città senza interesse per la cultura?

    (Normanna Albertini)