Caso Travaglio e telefonata a Schifani, autocensura e censura, modi di fare informazione. Scoppiettante serata con l’autore de “Il libro nero della Rai”. Apprezzamento dei lettori in sala: c’è chi condivide, chi si preoccupa, c’è chi dissente e chi invita “i giornalisti a crescere e, con loro, le scuole”.
Tanto attesa, è arrivata. La serata di Redacon con Loris Mazzetti, regista, già coautore de “Il Fatto di Enzo Biagi”, autore del “Libro nero della Rai”, capostruttura de “Che tempo che fa”, di Fabio Fazio, prometteva scintille e così è stato.
A portare il saluto, alla saletta multimediale di Confcooperative per l’occasione gremita, sono le parole e le immagini di Francesco De Mola, redattore della prima ora e anima informatica della (non semplice) gestione di notizie e commenti del sito, assieme a Gabriele Dallagiacoma, redattore storico, con l’introduzione al tema proposto: “Libera informazione in libero sito? Il sottile confine tra censura ed etica del giornalismo”.
“Non parliamo di Rai ma di noi”, invita il moderatore (chi scrive). Ma il capostruttura di Rai 3 ha troppo nel sangue una vicenda che vive ogni giorno. E, per la prima volta, racconta di come si sia svolta la faccenda “della quale mi sono assunto ogni responsabilità, telefonando personalmente a Schifani”.
Che era successo? Lo ricorderete, sabato 10 maggio su Raitre, intervistato da Fabio Fazio, Marco Travaglio ha letto un passo del suo libro riguardante Renato Schifani. Sostenendo che il nuovo presidente del Senato aveva avuto rapporti con persone condannate per mafia e aggiungendovi, in coda, una colorita e un po’ macabra offesa. “Approvo la prima parte dell’intervento di Travaglio – dirà Mazzetti a precisa domanda di Luigi Bizzarri – ma non l’offesa al presidente del Senato. Di quanto accaduto mi sono assunto ogni responsabilità e, per questo, mi sono scusato telefonando a Schifani, invitandolo a venire in televisione e a replicare comunque alla prima parte delle osservazioni poste”.
Ma non si doveva evitare di parlare della Rai? Possiamo rilevare che solo in parte si è andati fuori tema, perché prendendo spunto dalla sua esperienza professionale Loris Mazzetti ha toccato i diversi punti proposti dal titolo dell'incontro.
“Per essere liberi chiedo un’informazione pubblica libera dal gioco dei partiti" (anche se, più avanti, il giornalista dirà di riconoscersi "come uomo di sinistra, di centrosinistra"). "Non devono fare giornalismo redattori con la tessera in tasca. La proposta Gentiloni era andata vicino a riformare la Rai, ma è una risposta andata delusa (una fondazione di esterni che governa il tutto). Più in generale gli editori che vogliono controllare l’informazione delle loro testate, tramite i direttori, sono ignobili. Per questo chiederei – cosa non prevista dalla legge Gasparri – la responsabilizzazione dei direttori Rai che, attualmente, sono esonerati dal pagare in caso di errori. Ho trovato ugualmente vergognoso poi il fatto che, per provare a condizionare la nostra mente, i maggiori quotidiani come ‘Corriere’, ‘Repubblica’, ‘La Stampa’, ‘Il Sole 24 Ore’ abbiano omesso, durante la campagna elettorale, di dire quanto grande era il distacco tra centrodestra e centrosinistra”.
Ma alle volte dalla libertà di parola si passa all’offesa.
“Io sono per dare a voce a tutti. Doveva poter parlare Biagi in Rai, così come Santoro, ma anche Giuliano Ferrara. Attenzione, però, a non scambiare il problema della censura con quello della libertà che, invece, abbiamo”.
Parliamo di censura allora.
“In questi anni la negazione della verità è divenuta abituale. Per fortuna che c’è lo straordinario mondo del web sul quale essa – facendo attenzione alle bufale – non può essere negata”.
La soluzione?
“Dobbiamo interrompere il legame tra politica e Rai, ma anche innalzare la professionalità. E per questo nelle scuole di giornalismo dobbiamo elevare la tecnica ma anche educare alla 'libertà della testa'”.
A metà serata non passa inosservata l’uscita dalla sala di un lettore inossidabile di Redacon: Umberto Gianferrari. Peccato, perché il dibattito è ancor più interessante. C’è Armido Malvolti, che chiede: “In Italia c’è ancora voglia di informare?”. C’è Raimondo Luzio che chiede: “Quali sono le testate in cui c’è ancora libera informazione?” (“Ammiro il tg di Sky", dirà a quinte chiuse Mazzetti). C’è Ermete Muzzini che lamenta “le responsabilità della stampa nel governare le scelte, come la chiusura delle centrali nucleari in Italia, dopo il dramma di Chernobyl, ma di cui paghiamo ora le conseguenze”. C’è Marino Friggeri che ringrazia “Redacon per il servizio svolto a favore della comunità, tramite i volontari dell’informazione. Auspico sempre più una informazione rispettosa delle persone, proprio quando sono sempre in meno a decidere nel nostro Paese”. Anche Paolo Bolognesi, come suo solito, non ha peli sulla lingua: “Non condivido alcune motivazioni politiche espresse da Mazzetti. Però pongo un’altra visione: se la politica esce dalla Rai, chi garantisce che il servizio pubblico rimanga tale e, a periodi alternati, possa garantire rappresentatività a tutte le parti? Oppure, non era forse meglio il vecchio sistema di divisione dei canali Rai rispettando l’arco costituzionale?” (“Rimpiango il periodo della lottizzazione che ha saputo formare grandi direttori di testate”, dirà il regista). Gino Belli, giornalista: “Mi riconosco nelle parole di Mazzetti. E aggiungiamo che è ora di formare al sapere fare giornalismo. Quante volte mi capita di andare nelle redazioni e scoprire che ci sono redattori che non conoscono la differenza tra ‘rapina’ e ‘furto’? I giornalisti sono chiamati a fare un passo avanti”. Si rivede, volentieri, uno dei fondatori di Redacon, Damiano Razzoli, che enuncia: “C’è anche un problema oggettivo dell’insegnamento che, spesso, porta a fare giornalismo così come lo conosciamo oggi: sensazionalista”.
Il futuro è roseo?
“Non per i quotidiani”, taglia corto Mazzetti. “Spariranno. Oggi quando vado nelle classi solo cinque studenti su sessanta leggono i quotidiani. Figuriamoci quando queste persone avranno famiglia e dovranno educare alla lettura dei quotidiani: semplicemente non lo faranno”.
E la tv?
“Si noti la differenza rispetto a un tempo. Ricordate le vignette illustrate di Molino sulla Domenica del Corriere (anni Cinquanta)? L’intera famiglia si sedeva attorno a questo elettrodomestico, riunita con tanto di cane e gatto. Oggi guardare la televisione è, invece, un momento che divide, perché del piccolo schermo si usufruisce da soli. Eppure essa fa tendenza, per questo dobbiamo porci assolutamente il problema della qualità del servizio. Una proposta sarebbe proprio quella di affiancare le rilevazioni Auditel ad altre sulla qualità di quanto mostrato. Sono convinto che trasmissioni con grandi platee, come l’Isola dei famosi, avrebbero di contro gradimenti bassi. E questo cambierebbe il modo di raccogliere la pubblicità che, finalmente, potrebbe indirizzarsi verso trasmissioni di elevato livello culturale. Il vostro sito, in questo senso, ha numeri e qualità del servizio”.
Le conclusioni sono di Pietro Ferrari, presidente della storica "Cooperativa Novanta" in cui Redacon vive: “Quella del sito è un’esperienza che viviamo come servizio al nostro Appennino, così come è stato ed è tuttora con Radionova. Non abbiamo mezzi e men che meno sussidi, però questo è anche la nostra garanzia di indipendenza perché nessuno ha niente da guadagnare”. Scoccano le 23,30. Cala il sipario trenta minuti dopo il prefissato, ma ci sarebbe molto altro da dire.
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La registrazione integrale viene proposta su Radionova, 94,350 MHz, in due parti, mercoledì 21 e giovedì 22 maggio, sempre alle ore 21.
Marziani
Esce l’arciprete… passa inosservato… Esco io… In effetti, come dicevo stamani al dr. Bolognesi, non resistevo più al sentir criticare Emilio Fede, Renato Farina, Silvio Berlusconi, Gianni Riotta, (che in veste di direttore non ha adeguatamente incalzato il Cavaliere ospite al Tg1 sul tema Enzo Biagi), ecc… Eppoi, peste e corna su legge Gasparri, conflitto di interessi, ecc… ecc… Ma più che della mia assenza vorrei parlare della mia presenza. Ero lì per dire a Redacon GRAZIE! Io non credo al giornalista “ASETTICO”; penso che il cuore di ciascuno di noi si ritrovi e/o identifichi in questo o quel pensiero politico. E se foste catto-comunisti come qualcuno sostiene? Sareste ancora più meritevoli per ogni volta che aprite le porte virtuali del sito a quelli come me! Chiunque Voi siate, GRAZIE!
(Umberto Gianferrari)
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@C”A quelli come me” non si capisce molto, in realtà. Perchè, lei chi è? Una persona. Le pare poco? Non stia a fare troppe (in verità futili) suddivisioni e a farsi eccessive fisime. Ciò che unisce le persone – se tali veramente le consideriamo – è molto più, e molto più profondo, di ciò che sembra dividerle. Sappia comunque, per quel che può valere (cosa che è stata anche ribadita quando lei non c’era più, e direttamente dal presidente della nostra Cooperativa), che nel nostro gruppo convivono benissimo sensibilità diverse. Non le sembri una bestemmia. Troppo spesso la politica ci fa vedere le cose in modo assolutamente distorto e superficiale. Grazie degli apprezzamenti.
(red)#C
Libera informazione
Caro Umberto, sì, forse Loris Mazzetti ha seguito una sua linea molto “decisa”, che, come la redazione ti ha giustamente fatto notare, essendo derivata dalla politica (o dalle azioni politiche) distorce l’uditore anch’esso infervorato dalla politica. Io ti dico che ho apprezzato molto il suo intervento, e non solo perché diceva cose che condivido, ma perché nel suo discorso sono emerse tante cose che possono riportarsi alla nostra redazione e attività giornalistica volontaria. In redazione siamo in tanti, tante teste e tante idee, ma non stupiamoci nel vederci in completa armonia: su Redacon la politica è solo notizia, non è uno strumento di destra o sinistra o antipolitico; per Redacon il primo piano è il lettore e la notizia. Questa cosa sfugge troppo spesso a chi ci accusa di essere oggi per la fazione bianca, domani per la nera. Noi siamo per la libera informazione!
Ringrazio gli organizzatori per l’interessantissima serata.
(Agostino)