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“Questa Comunità montana non serve più a nessuno e va chiusa”

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Le dimissioni di Athos Nobili da assessore sono la chiara dimostrazione che è saltato lo schema politico su cui era stato costruito il governo della Comunità montana.
Dal 2004 ad oggi abbiamo potuto assistere alle prodezze politiche di due presidenti, alle dimissioni del vicepresidente Felicino Magnani e poi a quelle di Athos Nobili, ex sindaco del comune di Vetto, da assessore dell’ente comunitario.

Un bel record, se lo compariamo alle finalità dell’ente (programmazione territoriale e sviluppo del territorio), che soffre di incisività e vive uno stato di inconcludenza politica perenne.

Credo che la solidarietà e la stima verso coloro che, a differenza di chi fa opposizione, sono stati costretti a vivere uno stato di profondo disagio politico, sia un atto doveroso anche se la comune esperienza e provenienza politica da cattolici impegnati nella politica mi impone di essere critico verso la decisione da loro assunta.

Dai contesti politici difficili non si fugge mai (bisogna operare sempre per modificare in contesto) ma mi rendo conto che questa mia convinzione non ha mai fatto i conti con i processi e i metodi del centralismo democratico dai molti ritenuti superati, ma nei fatti mai scomparsi dallo scenario politico istituzionale che governa quasi tutta la montagna reggiana.

La Comunità montana sopravvive ad una profonda crisi politica, istituzionale e organizzativa e le dimissioni prima del vicepresidente e poi dell’assessore citati sono la ovvia conseguenza dello stato di coma profondo in cui la struttura comunitaria vive e vegeta.

Da quattro anni invochiamo, affezionati al ruolo che la Comunità vecchio stile sapeva esercitare sul piano programmatorio, un diverso rapporto istituzionale finalizzato nel metodo e nei contenuti alla soluzione delle vere emergenze territoriali.

Ebbene, se quattro anni non sono serviti ad affermare l’elementare criterio che tante intelligenze mese assieme contano più di poche, allora io credo ci si debba augurare che la maggioranza continui così e che i prossimi dodici mesi che ci separano dalle future elezioni amministrative siano la vera cartina di tornasole e facciano emergere nella loro portata tutte la modalità con cui si sta uccidendo la nostra montagna.

Un buon amministratore pubblico non può mai rappresentare gli amministratori e nel contempo gli amministrati.

Alla luce degli ultimi risultati elettorali credo si possa affermare che il voto fa prima o poi giustizia delle ingiustizie politiche.

Auspico che la Comunità montana, la maggioranza o quel che resta della maggioranza, voglia gestire la preparazione della Conferenza economica sulla montagna (proposta dalle forze di opposizione) come una cosa sua e non di tutto il Consiglio.

Avvengono in questa fase cose assurde che falsano le attese e gli obiettivi della gente della montagna; poi ci si lamenta perché il voto scivola verso le posizioni più radicali e oltranziste.

Lasciamo a chi ha tanta responsabilità anche le colpe, ivi compresa di far prevale le finalità dei partiti a quelle della gente che vorrebbe una montagna viva, nuova e piena di ragioni di speranza.

Ma il giudizio deve essere severo. Questa Comunità montana non serve più a nessuno, bisogna chiuderla rapidamente. La sopravvivenza di un ente inutile serve solo alla casta dei partiti a danno della società e dell'economia montana.

Qualcuno si chiederà, come può un consigliere della comunità esprimere un giudizio così tagliente e negativo dell’ente di cui fa parte. Ebbene, ci sono momenti in cui dire la verità può apparire scomodo; ma ben più grave sarebbe continuare a tacere e sulla pelle di tutta la montagna mantenere un ente costoso, inutile e travolto da una crisi politica e istituzionale irreversibile.

(Marino Friggeri, consigliere della Comunità montana dell'Appennino reggiano)

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