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Buon compleanno, Giovannino!

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“Non muoio neanche se mi ammazzano”. Parole di Giovannino Guareschi, internato militare nei lager di Germania. Cento anni fa, il 1° maggio del 1908, Primo Guareschi lascia che le mani del socialista Giovanni Faraboli (futuro ispiratore di Peppone) presentino al mondo un nuovo socialista, il Giovannino neonato. Lui, socialista, non lo sarebbe mai diventato. Anzi, dirà: “Se avesse potuto avermi tra le mani qualche capo dei ‘nuovi rossi’ nei paraggi di una finestra aperta, non avrebbe esistato a buttarmi nel cortile…”, dirà l’autore del motto: “Nel segreto della cabina elettorale, Dio ti vede, Stalin no!”.

Sono arrivato al padre di don Camillo condotto dall’autostrada più comoda per tutti. Quella dei film, dei libri su Peppone e di quel parroco che parlava al Cristo dell’Altar maggiore. Troppo diritta, a dire del vero, perché la strada di Guareschi sale lungo posti panoramici da perdere il fiato. Umorista, scrittore, giornalista… Non sta a me parlarvi di Giovannino. Posso solo dirvi che negli anni più complessi, quelli dell'adolescenza, questo scrittore che ha salutato il mondo terreno a soli sessant’anni, ha saputo parlarmi con la freschezza di un coetaneo. Allora ho voluto saperne di più e leggere le sue opere, oltre don Camillo.

A lui e al suo modo di fare giornalismo devo la mia passione per il giornalismo e la storia politica dell’Italia nel Novecento. Giovannino aveva una forza clamorosa: dire sempre la verità. A costo di pagarla (unico giornalista in Italia) con la galera.

Le ricorrenze, ammonisce Giovanni Lugaresi, presidente del Club dei Ventitré, spesso servono a “fare riaffiorare dal mare magnum delle dimenticanze uomini e/o eventi". Non è il caso di Giovannino, nota il presidente dell’associazione che riunisce gli appassionati del mondo piccolo guareschiano. Anzi, il caso di Giovannino “è affatto diverso”, perché i suoi scritti sono più vivi che mai. Due sole tesi di laurea su Guareschi fino agli anni Settanta. Oltre cento a partire dalla fine degli anni Ottanta ad oggi.

Sono felice di avere conosciuto i figli, Carlotta (la ex Pasionaria di tanti racconti) e Alberto (Albertino), proprio quando era giunto il momento di sdoganare uno tra i più grandi scrittori italiani, sicuramente il più tradotto (vorrà dire qualcosa?) nel mondo. Due figli che hanno fatto della loro vita motivo di dedizione e cura dell’archivio del padre.

In un’intervista al mensile Tuttomontagna di qualche anno fa Carlotta e Alberto ricordano anche un legame con l’Appennino reggiano: “Giovannino Guareschi, dopo aver frequentato a Potenza il corso per diventare ufficiale di complemento, viene promosso sottotenente nel maggio del 1936 a Modena. Nel luglio dello stesso anno si trova in un campo militare a Villa Minozzo, dove viene raggiunto da Andrea Rizzoli, che gli parla di un giornale satirico per il quale gli chiede di collaborare. Nell’agosto dello stesso anno a Carpineti – dove aveva una stanza all’albergo – lo raggiunge una lettera di Angelo Rizzoli (padre di Andrea) che gli propone un contratto di collaborazione al Bertoldo. Cesare Zavattini, che aveva avuto modo di conoscere Giovannino Guareschi mentre faceva l’istruttore al Collegio Maria Luigia di Parma, gli voleva bene e amava il suo modo di scrivere e disegnare, aveva segnalato il suo nome a Rizzoli per il famoso giornale che doveva nascere”.

Fu l’inizio della collaborazione ininterrotta con la Rizzoli, che ancor oggi pubblica i suoi libri, e di una carriera esaltante pur segnata dalle sofferenze: da lì a poco il lager (da cui uscirà vittorioso, perché senza odio per nessuno), le patrie galere per un ottimo esempio di potere della Prima Repubblica e un’Italia meschina che si accorge dello spessore umano di questo scrittore solo diversi anni dopo la sua scomparsa. E’ facile dire oggi Guareschi aveva ragione.

Mi fermo qui. Il modo migliore che ho per parlarvi di Giovannino, cari lettori, è di consigliarvi uno qualunque dei suoi libri. Non abbiate paura, leggendo, di riempire i polmoni di nebbia o di lasciarvi martellare dal sole sulla zucca: vi state calando in quella fettaccia di terra tra gli Appennini e il Po dove la gente, quella vera, sa ancora ascoltare la coscienza.

“Non muoio neanche se mi ammazzano”, diceva Guareschi. Vivo anche più di tanti vivi con la sua penna immortale. Buon compleanno, Giovannino, scendo a Fontanelle e Roncole Verdi a festeggiarti.

(Gabriele Arlotti)

12 COMMENTS

  1. Difficile mestiere
    Perché finì in carcere Guareschi? Difficile il mestiere di giornalista, basta pensare a chi oggi vive sotto scorta per le denunce alla mafia. Nel 1954 Guareschi aveva scritto su “Candido” che durante la guerra Alcide De Gasperi aveva chiesto agli angloamericani di bombardare l’acquedotto di Roma per esasperare la popolazione e spingerla a ribellarsi ai tedeschi. A sostegno della notizia, Guareschi pubblicò una lettera manoscritta da De Gasperi su carta intestata della segreteria di Stato vaticana. Lettera falsa, si è detto poi. Al processo, Guareschi fu condannato per diffamazione a un anno di galera, al quale si sommò una precedente condanna a otto mesi per una vignetta sul presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Guareschi scontò più di quattrocento giorni di carcere duro a Parma, e il resto con una sorta di arresti domiciliari. Nessuno mosse un dito per difenderlo, anzi. Su “Azione giovanile”, organo ufficiale della Gioventù italiana di Azione cattolica, uscì questo titolo a otto colonne: “Guareschi ovvero lo scarafaggio”. Sotto il titolo la foto di uno scarafaggio morto sul palmo di una mano e questa didascalia: «Quando certi individui ti danno la mano ti succede di provare un senso di ribrezzo». Eppure, a suo tempo, Guareschi aveva firmato il manifesto della razza, come, d’altra parte, gli accademici più a sinistra che avevano seguito il consiglio di Togliatti per poter svolgere “un’opera estremamente utile per il partito e per la causa dell’antifascismo” rimanendo nell’università. Anche Benedetto Croce, stella polare dell’antifascismo, incoraggiò professori come Guido Calogero e Luigi Einaudi a rimanere all’università, “per continuare il filo dell’insegnamento secondo l’idea di libertà Tuttavia, un’eroica minoranza disse di no. Tra di loro un teologo, Ernesto Buonaiuti, che in seguito pagò molto duramente le sue scelte. Don Ernesto Buonaiuti (Roma, 24 aprile 1881 – Roma, 20 aprile 1946), studioso di storia del Cristianesimo e di filosofia religiosa, fu uno dei principali esponenti del modernismo italiano e, a Roma, fu compagno di studi del futuro papa Giovanni XXIII. Dal 1925 fu professore universitario di Storia del cristianesimo presso l’Università di Roma; in seguito al Concordato del 1929, tuttavia, venne esonerato dalle attività didattiche e assegnato a compiti extra-accademici. La cattedra universitaria gli fu tolta definitivamente nel 1931 per aver rifiutato il prestare giuramento di fedeltà al Fascismo, a cui accondiscese la quasi totalità dei professori universitari, con sole undici eccezioni. Molto bella la sua biografia, scritta da Giordano Bruno Guerri: “Eretico e profeta. Ernesto Buonaiuti, un prete contro la chiesa”. Con Giovannino Guareschi firmarono il manifesto della razza personaggi illustri, o destinati a diventare tali, come, tra gli altri, Giorgio Almirante, Piero Bargellini, Giorgio Bocca, Galeazzo Ciano, Amintore Fanfani, Agostino Gemelli, Giovanni Gentile, Luigi Gedda, Giovanni Guareschi, Mario Missiroli, Romolo Murri, Giovanni Papini, Ardengo Soffici. La storia è un po’ più complicata delle semplificazioni spesso finalizzate che la tirano da una parte e dall’altra e gli esseri umani, tutti e in ogni tempo, compreso il presente, subiscono il ricatto della paura e l’influsso del contingente che spinge agli abbagli.

    (Normanna Albertini)

  2. Guareschi non firmò il manifesto sulle leggi razziali
    Ringraziamo Normanna per il suo contributo che meglio puntualizza la figura di Guareschi ma SOLO LIMITATENTE alla vicenda De Gasperi, per la quale rimandiamo ai documenti originali ripresi nel volume “Chi sogna nuovi gerani” Ed. Rizzoli, 1993.

    E’ erroneo sostenere che Guareschi firmò il manifesto della razza. Firma che, per altro, non compare nella raccolta “Difesa della razza” dove si parla delle leggi razziali: non vi è nessuna firma dei personaggi illustri di cui parla (solitamente) Wikipedia e generi affini.
    All’epoca, infatti, non usava firmare i manifesti. Se ci sono documenti inediti siano prodotti, diversamente si rischia di abbagliare il lettore con ‘leggende metropolitane’ o falsi storici.

    E’ bene, invece, ricordare che Guareschi pagò a caro prezzo la sua volontà a non aderire alla Rsi (che si riconosceva indubbiamente nelle leggi razziali volute da Mussolini). Il 9 settembre 1943 viene fatto prigioniero dai tedeschi nella caserma di Alessandria e di lì partirà per il suo calvario: due anni di prigionia nei campi per internati militari di Polonia e Germania. Rientrerà a Parma il 4 settembre 1945, dimagrito di quaranta chili nel corpo ma assai di più nell’anima, per aver visto morire e uccidere tanti suoi commilitoni. Sarebbe stato assai più comodo aderire alla Rsi e rientrare. Ma Giovannino aveva firmato, assai da prima, un patto con la sua coscienza. (Gabriele Arlotti)

    * * *

    @C«Non abbiamo vissuto come i bruti. Non ci siamo richiusi nel nostro egoismo. La fame, la sporcizia, il freddo, le malattie, la disperata nostalgia delle nostre mamme e dei nostri figli, il cupo dolore per l’infelicità della nostra terra non ci hanno sconfitti. Non abbiamo dimenticato mai di essere uomini civili, con un passato e un avvenire».#C(Guareschi)

  3. La fonte è un libro di Cuomo. Ma l’archivio Guareschi lo smentisce
    Non si tratta di Wikipedia. E’ uscito un libro di Franco Cuomo, “I dieci. Chi erano gli scienziati italiani che firmarono il ‘Manifesto della Razza’” – Baldini e Castoldi Dalai, Milano, 2005, pp. 273
    Il libro ha nella retrocopertina questa frase-appello ”Nessuno dimentichi i dieci scienziati del ’38. Si chiamavano Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone Franzi, Guido Landra, Nicola Pende, Marcello Ricci, Franco Savorgnan, Sabato Visco ed Edoardo Zavattari. Legittimarono la deportazione in Germania di ottomila persone, tra cui settecento bambini. Volevano dimostrare che esistono esseri inferiori. E ci riuscirono, in prima persona. Perché lo furono.” Il ‘Manifesto della razza’ , dopo che fu pubblicato sul primo numero della rivista ’Difesa della razza’, diretta da Telesio Interlandi, in data 5 agosto 1938, accanto ai primi già citati sottoscrittori, ebbe poi l’adesione di 392 personaggi, tra i quali Giorgio Almirante, Pietro Badoglio, Piero Bargellini, Renato Biasutti, Giorgio Bocca, Giuseppe Bottai, mons. Giovanni Cazzani, vescovo di Cremona, Luigi Chiarini, Galeazzo Ciano, Giuseppe Cocchiara, Gabriele De Rosa, Julius Evola, Amintore Fanfani, Roberto Farinacci, dott. Cesare Frugoni, Luigi Gedda, padre Agostino Gemelli, Giovanni Gentile, Rodolfo Graziani, Giovannino Guareschi, Mario Missiroli, Benito Mussolini, Romolo Murri, Paolo Orano, prof. Antonio Pagliaro, Giovanni Papini, Alessandro Pavolini, Camillo Pellizzi, mons. Giuseppe Maria Petazzi, Giovanni Preziosi, Enzo Santarelli, Ardengo Soffici, prof. Sergio Sergi, padre Pietro Tacchi Venturi (della Compagnia di Gesù e di ’Civiltà Cattolica), Achille Starace. L’elenco completo è alle pp.2002-207.
    Non sono una ricercatrice storica, ho solo desiderio di imparare e capire, senza preconcetti o pregiudizi e senza falsi miti. Se tutti coloro che scrivono del “Manifesto della razza” riportando l’adesione dei personaggi di cui sopra mentono, bisognerà che, prima di rispondere, si vadano a vedere i documenti originali su cui si sono documentati.

    Il sito di cui riporto sotto i link e lo stralcio di un commento dell’autore (di solito molto ben documentato e per niente ideologico) mette la mail a disposizione per chiarimenti: [email protected]

    http://cronologia.leonardo.it/mondo23i.htm

    http://www.romacivica.net/novitch/LeggiRaz/promulgatori.htm
    Nell’indicare tali link, non siamo responsabili del loro contenuto
    (che può variare nel tempo (!?), e secondo i “tempi” (?!))
    ALCUNI NOMI INSERITI, QUESTI O I LORO PARENTI, MI SCRIVONO TRAMITE I LORO AVVOCATI, AFFERMANDO CHE I SIGNORI CITATI NON SI ERANO AFFATTO SCHIERATI FRA I RAZZISTI.
    PROBABILMENTE ALLORA IL LORO NOME COMPARE PERCHE’ DOVUTO A UN “ERRORE DI STAMPA” (SIC!) , O OMONIMI DEI NOMI DELLA SU CITATA LISTA
    (Lista, Riviste e giornali che sono però rintracciabili nelle Biblioteche Nazionali (Roma, Napoli, Venezia) o in quelle che possiedono una ricca emeroteca. Io le ho viste alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia). MA DATO CHE IL NUMERO DI QUELLI CHE SI DISSOCIANO -QUI- AUMENTA OGNI GIORNO SEMBREREBBE CHE QUELLA LISTA NON FU SOTTOSCRITTA DA NESSUNO !!! E CHE QUESTE RIVISTE E LE LISTE NON SONO MAI ESISTITE !!! CHE SONO DELLE INVENZIONI DEGLI EBREI !!! ( anche se ne stampavano 85.000 copie ogni numero !) (ORA IO DICO CHE, QUELLI CHE SI DISSOCIANO, SE SONO LA STESSA PERSONA, DOVREBBERO STARSENE ZITTI (perchè prima o poi salta fuori un loro scritto). SE INVECE NON LO SONO DOVREBBERO STARSENE ZITTI UGUALMENTE . NOI ABBIAMO INDICATO I NOMI, MICA LA DATA DI NASCITA, LA PROFESSIONE, L’INDIRIZZO, LA CITTA’. E QUINDI LE OMONIMIE SONO POSSIBILI E LA NORMATIVA SULLA PRIVACY E’ DUNQUE SALVA.
    In caso contrario ( minacce, intimidazioni, richiesta di danni morali, per essere stati inclusi nell’infamante lista) chiedo al Centro Simon Wiesenthal di intervenire, se è illegale pubblicare un documento storico che si trova in ogni biblioteca.
    Uno di quelli che ha minacciato querele tramite avvocato (affermando che lui non era antirazzista, ma fino ad oggi uno stimato funzionario dello Stato) abbiamo rintracciato un suo libro del 1939; gli abbiamo chiesto al suo avvocato che se veramente le cose stavano come diceva lui, che ci dasse allora l’autorizzazione (solo fra tre anni è fuori copyright) di pubblicare in rete il suo libro, così sappiamo tutti cosa scriveva, E’ un apologia al razzismo e lui fu uno di quelli che propose a Mussolini di confinare gli ebrei nel Madagascar.
    Non abbiamo più sentito nè lui né il suo avvocato (che fra l’altro saputa la cosa ha trasalito).
    altri numeri della rivista (in grande formato a piena pagina)
    e un numero di “CIVILTA’ FASCISTA” che contiene
    (con la riproduzione integrale digitalizzata – quindi senza omettere o aggiungere nulla)
    un interessante articolo razzista del 1935 di un giovane giornalista
    INDRO MONTANELLI
    sono nel files dei “Documenti” sul CD-ROM
    http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/leggi_razziali_italia/manifesto_razzisti.htm
    http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/leggi_razziali_italia/leggi_razziali_italia.htm

    (Normanna Albertini)

    @GRISPONDE LA REDAZIONE: PARLINO GLI ARCHIVI@G

    Quanto scritto nel precedente commento (Guareschi non firmò il manifesto sulle leggi razziali) in risposta alla Albertini è nato dopo aver consultato l’Archivio Guareschi che, forte di oltre 200.000 documenti dello scrittore e della famiglia, è fonte trasparente, accessibile a tutti e oggettiva (la documentazione della vicenda De Gasperi–Guareschi ne è un esempio).
    Riteniamo che quando si trattino questioni storiche inedite e, soprattutto, delicate se possibile le notizie debbano partire proprio dagli archivi. In mancanza di questi (che invece esistono) sono interessanti i libri di ricerca storica e quello citato sarebbe utile sapere a quali fonti fa riferimento, almeno partendo dalla bibliografia.
    A riguardo e per quanto documentati pensiamo non ci possano essere sorprese su Guareschi e, se non comprovate, le dichiarazioni riportate debbano essere smentite. Così come abbiamo fatto.

  4. Mi interessa capire, non dimostrare delle verità
    Personalmente credo che in quegli elenchi il partito fascista infilasse chi gli tornava comodo, magari senza che la persona in questione lo sapesse e poi li lasciasse lì. Ovviamente fare rimostranze in un regime era un po’ pericoloso. Bisogna provare a vivere sotto una dittatura; a me danno più da fare i giornalisti di oggi che fanno soltanto il gioco del potente di turno. Personalmente, che Guareschi fosse o meno in quella lista non cambia nulla di ciò che penso di lui nè del suo valore di uomo e di scrittore. Comunque ho scritto un po’ in giro (non per contestare nulla. Odio le diatribe di questo tipo, perchè l’unica cosa che mi interessa è capire, non dimostrare una verità) e vedremo cosa mi risponde chi ha visto gli originali. Tenendo conto che, anche gli originali, potrebbero essere stati un semplice elenco di persone che il regime aveva di propria iniziativa messo a sostegno delle sue tesi.
    Ci servisse, il passato, per leggere il presente con maggiore lucidità! Grazie delle informazioni.

    (Normanna)

  5. Notizia smentita
    Dalla data delle verifiche annunciate sugli originali direi che un po’ di tempo è trascorso e gli sviluppi epistolari con le persone menzionate non hanno consentito di portare nessuna nuova. Quindi è smentita la notizia che Guareschi abbia aderito al Manifesto per la razza.

    (Gabriele Arlotti)

  6. Non capisco
    Carissimo Gabriele, non capisco questo tuo incaponirti: che cosa vuoi smentire? Gli elenchi sono ovunque, su libri pubblicati e mai querelati, su internet. Gli originali, se vuoi, cercali tu, per smentire davvero. Pare diventata, per te, una questione di vita o di morte… Non capisco davvero.

    (Normanna Albertini)

  7. Appunto
    Non è per me questione di vita o di morte. Era solo per completezza rispetto a quanto da te annunciato poco sopra: “Comunque ho scritto un po’ in giro (…) e vedremo cosa mi risponde chi ha visto gli originali”. Gli originali personalmente li ho cercati ma non ne ho trovato traccia. Tu nemmeno. Notizia, appunto, smentita.

    (g., a.)


  8. Tu sai che avevo avuto risposta dal professor Gennaro Carotenuto, storico e docente all’università di Macerata, di cui ti avevo inoltrato la mail (che ora non ho più sul computer) con la risposta affermativa: sì, Guareschi aveva aderito. Ti avevo anche detto di non pubblicarla come commento, perchè non mi sembrava il caso di continuare, sul sito, una diatriba che, forse, interessa solo a te (a me poco!). Puoi scrivere tu stesso a Carotenuto. Eccoti comunque anche la risposta del professor Roberto Renzetti, che insegna a Roma all’università. Proprio perchè hai chiesto chiarimenti, te la copio incollo e, magari, clicca sul link che ti indica e leggi. Ti ripeto che sono convinta che elenchi simili fossero più delle raccolte di nomi fatte dal regime senza che i personaggi lo sapessero, ma da qui a dire che non esistono… Piuttosto: c’è in giro il manifesto degli scienziati antirazzisti del 2008 da firmare, se ti interessa; lo puoi trovare sul sito della regione Toscana.

    * * *

    Ho riletto il manifesto della razza del ’38, firmato da un gruppo di scienziati (?) italiani; ho trovato anche un elenco di aderenti, tra cui Giovannino Guareschi e padre Gemelli. E’ vero quell’elenco o è un falso che gira in rete? C’è un documento autentico, la copia originale di un giornale che l’ha pubblicato da qualche parte?

    “E’ tutto vero, Normanna, è da sempre che “fisicamente” ha gran quantità di documenti pubblicati sulla vergogna delle leggi razziali. Se vuole può vedere l’elenco dei firmatari del manifesto al quale si riferisce in: @Lhttp://www.fisicamente.net/index-380.htm@= http://www.fisicamente.net#L. Se va invece nella sezione “La memoria” (agli articoli 28 e 29) troverà le varie leggi razziali così come pubblicate nella Gazzetta Ufficiale del regno. L’articolo 30 invece e tornato di tragica attualità. Tratta delle leggi razziali del fascismo contro gli ‘zingari’, gli omosessuali, i testimoni di Geova. Dovrebbe stare tutto in prima pagina ma la prima pagina è piccolina per contenere tutte queste bestialità.
    Saluti. Roberto Renzetti

  9. Nessuna firma al manifesto della razza
    Facciamo un po’ di ordine. Partendo da un tuo commento “Eppure, a suo tempo, Guareschi aveva firmato il manifesto della razza”, in questi mesi abbiamo cercato prove a quanto da te affermato e di cui l’archivio Guareschi, da me interpellato, è assolutamente privo (ti invito a consultarlo e scoprirari se e quanto è di parte).

    Interpellato, pure, lo stesso Carotenuto che citi, conferma di avere letto fonti secondarie. Che sono diverse da quelle primarie che ricercavamo in base ai precedenti commenti. Ricordi?

    Sia chiaro: non ho scritto che simili elenchi nn esistono! Solo che GG non li ha firmati! E’ diverso.

    Il link, ennesimo, che citi nel commento sopra non è la copia di giornale o la fonte originale che cercavamo entrambi (ricordi le verifiche che ti eri impegnata a fare?). Anzi, noto che è un censimento di razzisti (che binomo di parole orripilante…): redatto con quale metro? Vi troviamo Fanfani, Molino (quello delle illustrazioni della Domenica del Corriere), Guareschi… ma perché, ad esempio, manca Eugenio Scalfari con le sue affermazioni, da cui posso accedere comodamente dall’altro link che mi segnali (http://cronologia.leonardo.it/mondo23z.htm)?

    Da questo ‘censimento razzista’ così redatto, a dire che ‘Guareschi firmò il manifesto della razza’ ce ne passa. Non è fare storia: ma disinformazione.

    Da qui il mio intento di puntualizzare le notizie, anche a tergo di un mio articolo. Si chiama semplicemente informazione.

    Alla luce di quanto prodotto in questi mesi possiamo ribadire che Guareschi non sottoscrisse il manifesto della razza.

    Se un tuo ulteriore commento ci sarà, sarebbe bello portasse finalmente la prova che cerchi.

    (g.;a.)

    PS: Ti ringrazio per la segnalazione del sito per le firme degli scienziati antirazzisti. Ciò significa che chi scrive è scienzato o razzista se non firma? Mi pare un’osservazione inutile al motivo del discutere e che difficilmente interessi lettori, non essendo chi scrive ne’ l’una ne’ l’altra cosa.

  10. La diatriba di cui leggo (con ritardo, è di 4 anni fa), ed in particolare alcune argomentazioni, sembarno davvero irreali. Non mi pare possibile nemmeno che siano state avanzate.
    Perchè è così difficile per qualcuno attenersi ai semplici fatti ed evitare ipotesi del tutto campate in aria ?
    I fatti sono i seguenti:

    1) Un certo numero di intellettuali e personalità varie sono accusate da tempo di aver FIRMATO le leggi razziali. Per dare un minimo di serietà a questa affermazione sarebbe utilie quantomeno fornire le avidenze di queste benedette FIRME in calce al documento. Bene: le firme NON ESISTONO e non esiste, a proposito di Giovannino Guareschi, nemmeno nessuna sua presa di posizione a favore di queste leggi. Qui pertanto, o si presentano delle prove inequivocabili a suffragio delle accuse, oppure la discussione dovrebbe già essere abbondantemente chiusa.

    2) Esistono degli ELENCHI di firmatari, che come detto, non hanno mai fimato niente. Non è chiaro in che forma questi elenchi siano stati redatti e da chi, ma la cosa è del tutto irrilevante. E’ evidente che qualsiasi regime che si basa sulla propaganda e sulla infomazione manipolata da sempre e dovunque può produrre false verità a piacimento per acquisire consensi. In questo caso per rendere più solida agli occhi della popolazione un’assurdità come quella delle leggi razziali. Forse l’esistenza in qualche forma di qualcuno in questi dubbissimi elenchi di dubbissima provenienza prova che questo qualcuno abbia firmato o anche solo appoggiato le leggi razziali ? Ma scherziamo ?

    3) Giovannino Guareschi, che nei decenni si pronunciò con umorismo deciso contro un’enormità di persone ed avvenimenti (regimi, coalizioni e uomini politici, tendenze sociali, comportamenti, ecc..) fu, tra le mille cose, anche autore di alcune vignette sulla tirchieria degli ebrei. Probabilmente quindi qualcuno che aveva degli interessi particolari ad usare il suo nome per scopi propagandistici, lo incluse nella fantomatica lista di firmatari delle leggi razziali.

    4) Per concludere se ne deriva che chiunque finora nella storia abbia anche solo ironizzato sulla tirchieria degli ebrei si possa considerare come firmatario (contemporaneo o a posteriori delle leggi razziali). Pertanto il documento delle leggi razziali dovrebbe assumere idealmente assumere la forma di migliaia di elenchi telefonici incollati ed includere qualche centinaio di milioni di firme.

    (GD)