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Educare alla castità: è roba da matti?

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Parlare di castità risulta impopolare nella cultura del possesso, del consumo,dell’aver tutto, subito, senza fatica. Nella cultura della libertà molti sospettano che la castità sia contro di essa.

Nella logica dell’usa e getta, il discorso non regge di fronte agli interessi commerciali, al divertimento da godere subito: “La felicità odierna – annotava Fromm – consiste nel divertirsi. Divertirsi significa consumare, comprare cibi, bevande, sigarette, gente, libri, films: tutto è consumato e inghiottito. Il nostro carattere è congegnato in modo da scambiare e ricevere,da barattare e consumare; tutto, sia le cose spirituali, sia quelle materiali, diviene oggetto di scambio e di consumo”.

La sessualità viene consumata, con la benedizione di tanti “saggi” laicisti, che ne hanno una visione riduttiva, coltivando una innaturale frattura tra sessualità e persona, tra persona e progetto di vita. Questi nuovi profeti difendono a denti stretti la libertà sessuale, ne fanno una battaglia di civiltà sui giornali e in TV, irridendo al moralismo dei bigotti, tra i quali non stentano a mettere i Pontefici, che parlano di castità come scelta radicale che sa di Vangelo di Cristo, sia nella preparazione al matrimonio che nella famiglia o nella vita consacrata.

Non vale la pena scandalizzarsi e neppure di scadere in polemiche sterili! Dobbiamo invece sentire “irrinunciabile” il compito di educare alla castità, che rende capaci le persone di rispettare e di promuovere il significato del proprio corpo, di orientare la sessualità al servizio dell’amore e di integrarla nello sviluppo della personalità, secondo la legge dell’amore che Dio ha posto nel cuore dell’uomo.

“Quando la Chiesa parla di sessualità, ci si aspetta che dia norme e divieti. In realtà, scrive il cardinal Martini, la Chiesa non fa altro che leggere la comune saggezza dei popoli alla luce del Vangelo…. Anche la morale laica, non prevenuta, sa indicare che cosa è lecito e che cosa non è, qual è il significato della sessualità e cosa la realizza o non la realizza”.

“Anche coloro che si ribellano alle esigenze della norma morale, che deridono sovente e disprezzano come spiriti deboli e prigionieri quanti si fanno scrupolo d’offenderla, che millantano l’apologia della licenza e dell’indifferenza morale, sentono nel segreto della coscienza il disagio della loro posizione, ammirano e rimpiangono, spesso senza dirlo, e spesso nascondendo con il sarcasmo la loro inferiorità, il fenomeno di bellezza, di fortezza di chi testimonia la legge morale” (Paolo VI).

La castità è un atteggiamento molto bello e va colto nel suo rapporto con la bellezza dell’amore ma da chi andare a scuola per imparare ad amare? Quando parlo ai giovani, pur riconoscendo l’apporto delle scienze umane, presento loro la testimonianza esigente e sconvolgente di Gesù Cristo: è Lui che insegna ad amare gli uomini e le donne, senza possederli o dominarli, Lui che indica lo stile e la misura dell’amore.

Quando interrogo i ragazzi, indicano come maestri i propri genitori, solo uno o due, mi risponde: “Gesù Cristo”, esitando, in forma interrogativa. I giovani, oltre a considerarmi un reperto archeologico, affermano essere improponibile il discorso cristiano sull’amore e sulla castità. Tuttavia, oggi più di un tempo, ho trovato giovani, che vogliono sentirsi protagonisti nell’instaurare con gli altri rapporti più ricchi di umanità, di rispetto, riconoscendo, nella castità, la possibilità di soddisfare le aspirazioni più profonde dell’animo.

Solamente chi è libero, può amare e la castità è libertà! “Se la conosci, non ti uccide!”. E’ una battuta di un giovane oratoriano, che suscita sorrisi ma è significativa e impegna gli educatori a presentarla alla luce della Parola di Dio, dei Documenti della Chiesa, che considerano la castità punto di partenza per amare in grande e non un limite!

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