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Milano Moda Finanza cerca Rocco. E in cantiere un archivio sulle immagini d’Appennino

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A Villa Minozzo, la serata di presentazione del libro di foto di Rocco Ruffini (Rocco Ruffini. Un fotografo sull’Appennino, a cura di Clementina Santi, Elytra Edizioni, 2007, 213 pp., € 20,00) regala sorprese che manco te lo aspetti. Un pubblico contato, ma proveniente da Ligonchio, Vetto, Casina, Bologna, oltre che da Villa Minozzo: rinuncia a una serata al cinema e non se ne pente. C’è da restare straniti nell’ammira le immagini di Rocco catturate su bromuro d’argento. Lui era sordomuto ma parlava con le immagini.
Giordana Sassi, vicesindaco e assessore alla cultura, introduce la serata: “Presentiamo questa opera a Villa perché in queste fotografie si riconosce l’Appennino tutto. Qui ospitiamo, anche, la mostra fotografica sugli antichi mestieri e le immagini di Rocco parlano anche di lavori e ci avvicinano in maniera così forte al calendario, a noi caro, della Croce Verde villaminozzese”. Caparbio, questo assessore che, a serata conclusa e fuori dal palco, confida di avere curato il volantinaggio di presentazione della serata, tra manifesti e parcheggi di auto. E, forte della sua esperienza lavorativa, aggiunge “Nelle foto di Rocco e dei costumi del sarto Rante Ruffini riconosco uno stile particolare”.

1.500 SCANSIONI: VANICELLI E RUFFINI ALL’OPERA
Parole che fanno da contraltare alla notizia che porta Paolo Maria Ruffini, il nipote del fotografo vettese che ha curato l’opera e, assieme a Benito Vanicelli, sta scansionando le 1.500 lastre in eredità: “Le foto di mio zio sono state chieste dall’edizione internazionale del prestigioso mensile della moda e del lusso Milano Moda Finanza (Mmf). Nel numero di febbraio, attraverso fotomontaggi ha inserito fotomodelli all’interno delle foto storiche di Ruffini”.
E tu vaglielo a spiegare a quei montanari degli anni Trenta del Novecento, consunti dal lavoro ma orgogliosi nel portamento, che, otto decenni dopo, sarebbero finiti in giro per il mondo su una rivista di patinata che si autodefinisce “il primo quotidiano della moda e del lusso”. Forse, ci avrebbero riso su perché a guardare il risultato l’occhio è attratto ancora più da loro che non dai fotomodelli. Intelligente, comunque, il servizio di lifesaver di Parma.

UN ARCHIVIO CON LE FOTO STORICHE DELLA MONTAGNA
Le sorprese non sono finite. Prende la parola Clementina Santi e parla di un progetto da sogno, per contribuire a mantenere l’identità montanara che, troppo spesso, abbiamo rischiato di perdere.
“Rocco Ruffini – ricorda l’assessore alla cultura della Comunità Montana – è uno dei fotografi che vorremmo nel nostro Centro archivio immagini dell’Appennino. Di cosa si tratta? Di raccogliere in un unico luogo, anche su supporto digitale, tutte le foto storiche della nostra montagna. E’ una memoria che non possiamo ignorare, perché racconta dei nostri avi ma anche di un Appennino del tutto simile a quello che probabilmente si vide per mille anni. Vorremmo recuperare le foto dello studio Alinari, le più antiche in assoluto, di Paul Scheuermeier e dei suoi incantati scorci solognesi, di Amanzo Fiorini, di Teogene Lodi, di Guido Ficarelli, di Monsignor Francesco Milani, di Bruno Simonazzi (anche se di questo autore forse dovremo ricordare solo la figura, essendo introvabili i suoi scatti), di Guido Ficarelli (le cui lastre sono ora custodite da Mimmo Reverberi)”. E, Clementina, accoglie di buon grado le indicazioni di Valdesalici che cita anche Renzo Filippi e Natale Ferrari. Ma dove sorgerebbe questo archivio?
“Si pensa a Ramiseto e al suo centro multimediale – risponde la Santi – perché è la terra che ha dato i natali a tre grandi autori (Bragazzi, Bianchini, Briselli), è un angolo di montagna forse più svantaggiato degli altri – siamo in terra di crinale - ma così attento al culto dell’immagine, come dimostrano le decine di maestà”.
L’obiettivo?
“Ricostruire la nostra identità, portarne una traccia storica prima che scompaia, renderla fruibile in maniera digitale al grande pubblico”.
Viene citata, a riguardo, l’esperienza dei calendari storici di Tuttomontagna (stampa Tipolito): attingendo ad archivi privati ha portato nelle case alcuni degli scorci più belli della nostra antica montagna. “E quei calendari – ricorda la Santi – li custodiamo con gelosia tra le cose più care”.

ANTROPOLOGIA DEL SORDOMUTO CHE SAPEVA PARLARE
Ancora sorprese. Mentre la Gazzetta di Parma dedica un’ampia recensione alla storia di Rocco, a redacon giunge una gradita richiesta da Firenze: poter inserire sul sito sulla ‘Storia dei sordi’ gli articoli sul fotografo vettese.
Coraggiosa, in tal senso, la scelta della casa editrice Elytra Edizioni di Bologna, presente sul palco per voce di Fiorenzo Albani: attenta al locale, ha sfornato questa opera che sta andando a ruba.
“Di Ruffini - dirà lo psichiatra Benedetto Valdesalici nel concludere la serata con una bellissima proiezione commentata – questa sera affrontiamo due temi: uno a carattere tecnico fotografico, con quel suo stile ‘en plain air’ nell’essere quasi sempre all’aperto a fare le foto, uno di carattere antropologico nel riprendere, proprio secondo stili e gusti dell’epoca, scene di famiglie, persone, lavori di come eravamo. In queste foto, scorci della nostra memoria, Rocco sapeva parlare”.

(Gabriele Arlotti)