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L’Unione Regionale Cacciatori dell’Appennino interviene a tutto campo sui problemi della caccia

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Due note a firma di Gian Piero Bondi, Presidente dell'URCA, che affronta a tutto campo alcuni temi sulla caccia in Appennino di cui si è molto dibattuto nei giorni scorsi anche su questo sito.

Le riportiamo integralmente con le intitolazioni date dagli autori.

1)I CINGHIALI DEVASTANO LE COLTIVAZIONI ovvero FOR A LIVING PLANET WITHOUT BOARS

In data odierna (3 aprile 2008) sul quotidiano LA GAZZETTA DI REGGIO vengono pubblicate alcune singolari dichiarazioni rese dal Presidente regionale (Emilia Romagna) del WWF a proposito delle ricorrenti lamentele degli agricoltori sui pretesi danni provocati dai cinghiali alle coltivazioni agricole.
Il Presidente del WWF Emilia Romagna suggerisce “una ricetta sicura per eliminare in poco tempo il problema dei danni dei cinghiali: sarebbe sufficiente vietare la caccia al cinghiale in qualsiasi forma, affidando alle guardie provinciali e forestali, e a pochi eventuali coadiutori, una generale campagna di eradicazione del suino (sic). Contemporaneamente, con la collaborazione degli agricoltori interessati, si potrebbe procedere alla installazione di trappole sui loro fondi lasciando all’agricoltore il valor economico delle catture a ristoro dei danni subiti”; la conclusione – ovvia – è che se la soluzione del problema (danni) continuerà ad essere affidata al mondo venatorio non se ne verrà mai a capo, mentre occorre che gli amministratori si decidano “a salvare il mondo agricolo minacciato dagli interessi economici legati a un esercizio venatorio che, insieme alla Grecia, ci vede l’unico paese in Europa in cui il cacciatore armato (e se non che cacciatore sarebbe?, n.d..r) ha accesso ai terreni agricoli privati senza dover chiedere il permesso ai proprietari”, sicchè dai cinghiali ai cacciatori il passo è breve e i danni alla fine sono causa della caccia.

In buona sostanza l’illuminato pensiero del rappresentante del WWF è il seguente:
no alla caccia, perché evidentemente postula la conservazione della popolazione dei cinghiali sia pure ad uso ludico degli infami cacciatori, i quali non devono divertirsi alle spalle degli animali e dei benpensanti ambientalisti;
sì alla ERADICAZIONE, ossia alla completa distruzione mediante abbattimento (leggi uccisione) della intera popolazione di cinghiali
Dunque si sostiene un MASSACRO di animali purchè eseguito da carabine ufficiali, le quali peraltro sparano proiettili che, seppure legali, ammazzano o provocano feriti né più né meno delle pallottole dei cacciatori.
Che fare, nel suggerimento del WWF (World Wildlife Fund), dei piccoli di cinghiali, colpevoli di essere presenti sul territorio per soddisfare le brame dei cacciatori? Vanno uccisi o, meglio eradicati così evitiamo che crescano e facciano divertire i cacciatori; che fare della scrofe gravide colpevoli di essere rimaste tali e foriere di futuri piaceri per i cacciatori? Uccidiamole (eradichiamole) tutte così non rimarrà per il futuro più alcun animale in grado di far divertire i cacciatori.
Un po’ come dire: eliminiamo la proprietà privata così non ci saranno più i ladri ovvero distruggiamo i vitigni così non avremo più ubriachi in giro per la strada.
E che fare, secondo il WWF, dei cinghiali presenti nei parchi? Non sarà mica, per caso, che in tali territori scompaiano cinghiali e agricoltori o che vi siano coltivazioni agricole di serie B sicchè in queste aree interdette alla caccia, non si pone il problema?
Gli è che l’illuminato pensiero del WWF prosegue e arriva a riconoscere agli agricoltori la possibilità di predisporre metodi di cattura degli animali al fine – se si è ben capito – di procacciare reddito agli agricoltori medesimi e, a questo punto, il filo logico seguito dalla encomiabile associazione ambientalista diventa di difficile comprensione dal momento che la cattura, oltre ad essere attività notoriamente onerosa, non potrà che porsi in contrasto con la (contemporanea?) attività di eradicazione.
E allora, se proprio si deve riconoscere un reddito agli agricoltori, perché non riconoscere ai proprietari terrieri, oltre al diritto di vietare l’accesso al fondao ai cacciatori (naturalmente armati), anche il diritto di consentire tale accesso verso il pagamento di un compenso? E perchè, portando alla sua logica conseguenza tale scelta, non suggerire l’altra strada più agevole (della cattura) e rapida e lucrosa della vendita degli animali ai cacciatori, quantomeno sotto forma di permesso di caccia?
Così andrebbe bene?
Immaginiamo che la risposta sarà negativa, a dimostrazione della vera finalità di una polemica ormai tralatizia ed incentrata su unico pregiudizio vecchio a morire, ma di sapore veramente antico: no alla caccia a tutti i costi anche a pena di estirpare tutti gli animali.
Dunque, nel futuro, WWF for a living planet … without boars
C’era un vecchio detto locale che, se non ricordo male, parlava di un marito che, per far dispetto alla moglie …

2) AI COLLEGHI CACCIATORI DELLA MONTAGNA

Leggiamo ancora sui giornali che qualcuno vuole attribuire all’URCA affermazioni non corrette, che lasciano intendere una scarsa conoscenza del nostro pensiero, se non una profonda malafede nei nostri confronti.
Vogliamo precisare con alcuni concetti che cosa è l’URCA e qual’ è il suo pensiero, questo per ricondurre il dibattito alla correttezza e utilizzare le forze comuni contro quelle associazioni anticaccia che lavorano indisturbate contro la caccia ed i cacciatori.

L’Unione Regionale Cacciatori dell’Appennino è una associazione specialistica di cacciatori, a cui aderiscono cacciatori di tutte le associazioni venatorie, ed ha ottenuto anche il riconoscimento dal Ministero dell’Ambiente per il lavoro svolto verso il patrimonio Ungulati.
E’ un’associazione che annovera oltre diecimila soci in Italia ed ha protocolli d’intesa con UNCZA Federcaccia, ARCIcaccia, Federparchi, Legambiente; collabora con le Istituzioni (INFS, Regioni, Province ecc…) gestisce in parecchie province per conto degli ATC gli ungulati.
Per il lavoro svolto, a fine maggio il C.I.C. (Comitato Internazionale della Caccia) a Marrakech in Marocco alla presenza delle massime autorità dello Stato, l’URCA riceverà il premio speciale, quale associazione che più si è adoperata per una caccia sostenibile col territorio.

In merito al Piano Faunistico Provinciale ed all’operato degli ATC, riteniamo di poter esprimere il nostro pensiero , criticando quando c’è da criticare, ma anche dare giudizi positivi quando le cose vengono fatte a nostro avviso bene, questo perché noi siamo liberi davvero e non vincolati a guerre di tessere venatorie, pertanto ribadiamo alcune nostre posizioni che sono state (volutamente) travisate o mal interpretate (a volte ci sembra che l’italiano sia letto in rumeno).

Per il nuovo PFVP abbiamo proposto di passare dagli attuali 3 comprensori a 2, uno di pianura fino alla pedecollina ed uno dalla strada pedecollinare al Parco Nazionale, questo per le problematiche che la diversa tipologia di fauna presente nei due comprensori crea al territorio.
Per il Comprensorio collina/montagna dove oltre alla piccola selvaggina vi è una presenza impattante di Cervidi, Cinghiali e di conseguenza problematiche comuni verso l’agricoltura ed il territorio, abbiamo chiesto alla Provincia di avere un solo regolamento per tutto il Comprensorio per la gestione dei Cervidi e un solo regolamento per la gestione del Cinghiale, questo anche se ci fosse più di un ATC nel comprensorio.
Per le ZRC per i ZAC e le Oasi abbiamo chiesto la possibilità di fare prelievi di Cervidi e Cinghiali da parte degli ATC per diminuire la pressione di dette specie che provoca ingenti danni all’agricoltura (danni che ricadono sui contribuenti visto che sono a carico della Pubblica Amministrazione) i quali vengono usati come scusa dagli agricoltori per chiederne l’eradicazione, od in alternativa trovare soluzioni diverse o nuove (ZTF e ZTF/ZAC) che da un lato mantengano il ruolo di riproduzione di selvaggina allo stato naturale per le ZRC e di addestramento per i ZAC ma aperti alla gestione degli ungulati.
Per la caccia tradizionale alla piccola selvaggina, non abbiamo mai proposto la caccia di selezione alla piccola selvaggina, ma prendere esempio da un metodo di gestione che mantiene animali sul territorio, pertanto abbiamo condiviso quello che prevedeva la prima bozza de PFVP, di destinare una piccola parte del territorio 2% per arrivare dopo cinque anni al 10% ,territorio da gestire direttamente da parte dei cacciatori, per avere selvaggina naturale, per poter svolgere al meglio il connubio cinofilia/cacciatore, senza immettere animali pronta caccia ma autolimitandone il prelievo per lasciare ceppi di riproduttori per l’anno seguente.

Ci pare, nel ripetere per l’ennesima volta il nostro pensiero, che le nostre posizioni se lette nel giusto modo non siano distanti da quelle di coloro che firmano lettere o petizioni, ma sicuramente non coincidono con quelle che il Sig. Malvolti o Cocco ci vogliono far dire, ribadiamo che nella correttezza del dibattito tra amici cacciatori anche con posizioni diverse, in ATC al CAV o con l’ URCA, sicuramente, se non ci sono altri fini nascosti si trova sempre una posizione comune a favore della caccia e dei cacciatori ed una unità contro gli anticaccia.
Saluti

Gian Piero Bondi
Presidente Provinciale URCA

3 COMMENTS

  1. le rispondo
    Gentilissimo Sig. Bondi, le scrivo senza voler alimentare altra polemica.
    Mi dispiace solamente che il mio articolo sia stato pubblicato solo oggi.
    Lo stesso era stato spedito circa 20 giorni fa, in risposta al suo primo intervento del 26 marzo sulla Gazzetta di Reggio Emilia, la parte integrale della mia lettera è stata pubblicata integralmente in data 28 marzo su Redacom, ma allora non aveva commentato
    Prima di risponderLe mi sono riletto il suo articolo della Gazzetta del 26 marzo, Le consiglio di rileggerlo per modino, se ritiene che il giornalista abbia travisato il suo pensiero “Bondi difende L’ATC” faccia smentita, inoltre le chiederei cortesemente di non menzionare la malafede.
    Lei esprime un libero pensiero ed io altrettanto, ma con il mio pensiero non intendo arrogarni il diritto di decidere per altri.
    Distintamente la saluto
    (Roberto Malvolti)

  2. Riflessioni, ad alta voce……..
    Vorrei fare una riflessione ad “alta voce”, che prescinde dal merito . Nei giorni scorsi, ho avuto contatti con diversi giornalisti, di diverse testate ; questi, volevano sapere della raccolta di firme riguardante circa 500 cacciatori che qualcuno definisce DISSIDENTI/SECESSIONISTI. Mi veniva lamentato il fatto che, i cacciatori intervistati, non avessero il coraggio di far risultare in calce, pubblicamente, il proprio nome e cognome. Ma,tanto il sig.Bondi quanto il sig.Malvolti,sanno bene che il cacciatore, si sente fortissimo al Bar Sport, oppure nel bosco, quando imbraccia la doppietta ; fuori da questo contesto però, i più, appaiono come dolci passerottini implumi….. Io, sono stato addirittura rimproverato per aver detto a un giornalista ( che è anche porta-voce dell’Amm. Castelnovese ) di un incontro tra Sindaco Gian Luca Marconi e alcuni rappresentanti di Associazioni Venatorie ( pare che qualcuno avesse promesso a certi Parlamentari di non fare ” casino ” sui Giornali, prima del voto ! Vorrei anche sapere,se è vero, chi ha promesso a chi ! )Ma ieri mattina, parlandone col Sindaco stesso, sostenevo che quella di ascoltare i cittadini è una pratica che può rendere SOLO onore, a un rappresentante delle Istituzioni! O sbaglio ? Io, sono uno dei 500 firmatari, ma con la mia firma, non ho delegato alcuno a farne ciò che volesse ! Per farla breve, voglio qui esprimere il mio plauso al sig. Bondi e all’amico Malvolti, per le idee che qui su Redacon e sulla stampa, con coraggio hanno palesato.Come diceva Sua Santità Giovanni Paolo 2 , non dobbiamo avere paura, di avere coraggio ! Come sempre accade, chi prende posizione, deve mettere in preventivo le eventuali critiche ; ma, per me, il gioco, vale la candela !…..

    Bravi !

    [email protected]


  3. Il vero nodo della questione è che da sempre in Italia la fauna selvatica è stata liberamente gestita dai cacciatori senza alcun vero controllo.Proprio la faccenda cinghiali ne è il massimo esempio.Hanno introdotto senza limiti un animale che con il nostro territorio non aveva nulla a che fare,senza nemici e soprattutto senza limiti alla moltiplicazione della specie.Questo in breve tempo ha portato all’inquinamento anche della popolazione di cinghiale maremmano ancora prima che si riuscisse a isolarne alcuni esemplari sicuramente puri.Ricordo che il cinghiale maremmano era sempre sopravvissuto nel suo ambiente senza creare danni ad alcuno e questo grazie alle sue peculiarità :piccola taglia (difficilmente oltre 80 kg),una sola covata all’anno,mai più di quattro piccoli per covata,inoltre capacità di riassorbire la gravidanza in caso di annate sfavorevoli.E’così vero che i cacciatori hanno lanciato questa grossa razza centroeuropea perchè volevano iniziare a far caccia grossa che pesano proprio i chili di carne abbattuta e sono arrivati a delle faide tra squadre per le zone di battuta assegnate (ricordo che anni fa il presidente ATC montagna dopo l’assegnazione delle aree si trovò un gatto impiccato alla porta di casa)E’singolare inoltre che il rappresentante dei cacciatori nomini per la piccola selvaggina (fagiani in primis ,ma anche starne,rosse ecc.)di voler arrivare alla soppressione dei lanci pronta caccia,quando sa benissimo che è una pratica illegale già ormai da molti anni(può ricordare lui a quando risale l’ultimo testo unico),il fatto è che è vero che i lanci pronta caccia,cioè quei pollastroni che ci troviamo anche istupiditi in mezzo alle strade,non sono mai cessati nonostante l’illegalità della cosa.Il fatto è che se davvero la caccia deve essere tollerata io userei le stesse percentuali proposte dal cacciatore,ma all’arrovescio :il 10% del territorio a disposizione dei cacciatori,tutto il resto indisponibile e riservato per la tutela e gestione faunistica a serie istituzioni e seri controllori.
    Benedetto Bigazzi