Si parla molto dei giovani oggi! Sembrano siano solo “un problema”! Non una risorsa! Tavole rotonde si alternano a incontri, studi, pubblicazioni! C’è chi banalizza il problema, chi lo enfatizza, chi è pessimista, chi nutre speranza in loro. Don Bosco ha ancora qualcosa da dire oppure è un santo superato, di altro tempi?
Lui era padre e maestro con giovani poveri, senza famiglia, con ragazzi di strada, analfabeti, che in lui nutrivano fiducia perché dava pane, istruzione, famiglia, ma con quelli che hanno tutto, ai quali manca niente, vale ancora la sua parola, il suo metodo? Don Bosco tiene nei paesi in via di sviluppo del Terzo o Quarto Mondo, perfino là dove i cristiani sono minoranza e i figli di don Bosco accolgono ragazzi e ragazze in maggioranza appartenenti ad altre religioni, ma nel nostro mondo occidentale, vale ancora?
Pare di sì, perché don Bosco ha radicato il metodo educativo nel Vangelo, nella carità. E’ il metodo dell’amorevolezza, del linguaggio del cuore, che possono capire tutti, sotto ogni latitudine. L’amore educativo è di chi sa accogliere, senza giudicare; perdonare, senza condannare; incoraggiare, senza perdere la speranza; proporre itinerari forti, rendendo protagonisti i giovani, aiutandoli a sentirsi utili, a dare senso alla propria vita. E’ un metodo infine che nella libertà offre loro l’incontro con Dio, di cui sono figli, spalancando un varco sull’eternità. I genitori, gli educatori, in questo contesto, cercano di identificarsi nel Buon Pastore del Vangelo, che conosce le sue pecorelle, le chiama per nome, per loro da la vita. L’amore educativo vale in ogni stagione della vita!