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Santo chi offre se stesso

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Questa mattina, festa di Sant’Antonio, dopo le 8,30 su Radio1 ho seguito, come altre volte, “Pianeta dimenticato”: davvero una bella rubrica! Hanno intervistato, tra l’altro, un certo Pedro, colombiano, un uomo di 60 anni, sposato, padre di 4 figli. La moglie e i figli condividono la sua scelta di offrirsi come scambio ai guerriglieri dell’Esercito Nazionale di Liberazione, per riscattare un concittadino vittima di sequestro da parte degli stessi.

Mentre ascoltavo la radio, mi sono ricordato di un episodio della vita di Sant’Antonio…

Pare che Gesù, in una conversazione mistica, gli avesse manifestato apprezzamento per il suo impegno di povertà, aggiungendo però: “Ad Alessandria d’Egitto, lungo la strada che porta al mercato, vive un calzolaio più povero e più santo di te”. Antonio va ad Alessandria per rintracciare il santo calzolaio, lo trova e gli comunica anzitutto la rivelazione fattagli dal Signore, poi gli chiede che cosa fa di speciale. Stupito, il calzolaio spiega il suo lavoro, aggiungendo che il ricavato lo divideva in tre parti: una per la famiglia, una per la chiesa, una per l’elemosina ai poveri di passaggio.
Antonio rimane perplesso: “Non può essere questa la tua santità… Tu dividi i tuoi beni in tre parti, io i miei li ho dati tutti ai poveri… Ci deve essere qualcosa d’altro!”. Dietro l’insistenza dell’abate, il calzolaio aggiunge: “Non saprei… Certo, mentre lavoro prego, e per ognuno che vedo passare lungo la strada, dico: “Signore, salvalo! E se proprio non puoi, allora manda me all’inferno al suo posto, ma salva lui…”.
A questo punto, per Antonio, è tutto chiaro: “Eecco – dice – deve essere questo che ti rende così gradito al cielo. Io a questo non sono ancora arrivato. Ho sempre pensato alla mia salvezza e mai ho messo la salvezza degli altri prima della mia!”.

Tornando al “Pianeta dimenticato”, Pedro ha spiegato di essere cattolico, di avere scelto la non-violenza, di essere in attesa della risposta dei guerriglieri e di far parte di “Operazione Kolbe”, un gruppo ecumenico di 120 persone, tutti cittadini colombiani che, al di fuori di ogni partito politico, ispirandosi al gesto del prete martire San Massimiliano Kolbe nell’agosto del 1941 ad Auschwitz, si preparano e sono decisi ad offrire la propria vita in riscatto di quella di un concittadino.

Pedro sa che il suo può essere un cammino senza ritorno e sa anche che la sua è una goccia nel mare della violenza e della lotta per la difesa dei diritti umani. Sa, inoltre, che “l’odio non è una forza creativa e che solo l’amore lo è” (M. Kolbe). Pedro sa che “la guerra è la legge della giungla, ma la sofferenza è infinitamente più efficace… Essa apre l’intelligenza interiore dell’uomo!” (Gandhi).

Il valore della testimonianza di Pedro e della sua famiglia che condivide la sua “offerta” e degli altri amici del gruppo “Operazione Kolbe” è inversamente proporzionale alla brevità del tempo riservato dalla Radio per far conoscere l’esistenza di simili giganti, oggi, proprio in paesi dove si pensa che ci sia solo corruzione, sangue, maledizione.

Chissà se e quando Pedro potrà offrirsi in riscatto, chissà come si concluderà poi la sua vicenda (sono migliaia i colombiani rapiti, scomparsi senza lasciare traccia, vittime di violenza omicida)!

Quello che si sa e che si può affermare è che solo in Dio uno può trovare tanta forza, e che al momento opportuno l’uomo può trovare in sé stesso, per grazia, non solo la forza di andare sino in fondo, ma anche la serenità che impedisce risentimento e odio.

Mentre benedico Dio per tali miracoli, resto ammirato di fronte a uomini come Pedro che ai figli lasciano comunque, cose essenziali: radici profonde e ali robuste.
Può esserci eredità più vera e più grande?!

(don Emanuele Benatti)