“Attiveremo tutte le forze disponibili per prevenire e reprimere il deplorevole fenomeno del bracconaggio”. E’ dura la presa di posizione di Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano sui recenti episodi di bracconaggio che hanno visto come vittime alcuni esemplari di cervi nel territorio del Parco, ed in particolare nei Comuni di Ligonchio e Busana.
“I recenti episodi di bracconaggio a danno di una specie che negli ultimi anni ha esteso il proprio areale di distribuzione anche alle aree montane e collinari della provincia di Reggio Emilia, rappresentano un fatto grave che non può passare inosservato – dice Giovanelli – Alla luce degli incresciosi episodi che si sono verificati in questi ultimi giorni si ribadisce che il bracconaggio è un fenomeno che sfida le leggi dello Stato e della natura. Pertanto il Parco nazionale attiverà tutte le misure e le forze disponibili sul territorio per mettere in atto adeguate strategie di prevenzione e repressione. A tale fine chiederemo anche il contributo delle associazioni venatorie”.
“Il fenomeno del bracconaggio costituisce un fenomeno grave e criminoso di per sé, lo è ancora di più se è commesso ai danni di una specie ancora vulnerabile poco distribuita e non numerosa come quella del cervo – aggiunge Willy Reggioni, collaboratore del Parco nazionale per gli aspetti della conservazione della natura e della biodiversità – la popolazione reggiana di Cervo deriva con ogni probabilità dalla naturale espansione del nucleo di cervi presenti in alcune riserve naturali toscane nelle quali il Corpo Forestale dello Stato avviò negli anni ’60 un progetto di reintroduzione con rilascio di diversi individui.
Questa popolazione si è successivamente spinta sempre più a nord superando il crinale appenninico per insediarsi nel versante reggiano del Parco nazionale ed in particolare nelle valli dell’Ozola e del Dolo. Il rilascio di alcuni cervi da parte dell’amministrazione Provinciale di Reggio Emilia tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 ha rappresentato un ulteriore contributo all’espansione della specie che oggi è presente stabilmente anche all’esterno del Parco, ma con consistenze complessivamente ancora inferiori alle potenzialità del territorio. Proprio in questa fase il bracconaggio è probabilmente uno dei fattori critici che può ostacolare questo lento processo di espansione della popolazione”.
La Provincia faccia la sua parte
Caro Giovanelli, a proposito del contrasto ai fenomeni di bracconaggio in montagna, La pregherei di chiedere alla presidente della Provincia di fare la sua parte. E’ di questi giorni la proposta, avversata dai Verdi e da tutte le associazioni ambientaliste, di “distrarre” dai loro compiti di salvaguardia del territorio alcuni vigili provinciali, peraltro già in numero insufficiente ai bisogni, per mandarli in città a fare da “poliziotti di prossimità” in aiuto al personale della Questura. Onde evitare anche pericolosi “sforamenti” di campo e valorizzare le competenze di ognuno e viste le necessità in montagna, sarebbe bene che ognuno facesse (nel migliore dei modi) il proprio mestiere, senza rincorrere le varie “emergenze”, dettate spesso dai titoli dei giornali. Con viva cordialità.
(Commento firmato)
Al presidente del Parco: dalla protesta alla proposta!
Questa sera, dalle ore 21 in poi, una GEV ed io andiamo a fare vigilanza, dentro e fuori il Parco nazionale. Credo che molti cacciatori e qualche Guardia Ecologica sarebbero ben lieti di dare una mano. In veste di cacciatore e sele-controllore sono da subito a disposizione del Dr. W. Reggioni se condivide la mia idea di disporre turni e squadre di vigilanza notturna, a supporto di Guardie Parco e Vigili Provinciali, sotto la Sua supervisione.
(Umberto Gianferrari, presidente Circolo della Libertà di Castelnovo ne’ Monti)
Caro Presidente!!!
Mi permetto di scriverTi (ci diamo sempre del Tu) visto il tuo interessamento alla situazione grave di PREDAZIONE che alcuni “ESSERI UMANI” stanno infliggendo alla FAUNA SELVATICA del nostro territorio. Mi auguro vivamente che l’insediamento della TUA Presidenza a capo del PARCO nazionale possa riportare un po’ di LEGGE in un territorio che da anni è martoriato da questa VILE PIAGA. Il bracconaggio era già “MAL DIGERITO” ai tempi in cui la popolazione era costretta a CACCIARE per mangiare, ma ora, in tempi di VACCHE GRASSE, è una pratica disgustosa per la popolazione ed offensiva per quei cacciatori che lavorano TUTTO l’anno per la gestione della FAUNA SELVATICA e del territorio.
Negli ultimi anni, purtroppo, ho vissuto in prima persona l’annullarsi dei controlli da parte delle GUARDIE PROVINCIALI, non perchè li TROVI AL BAR, ma perchè sono sempre meno e fanno quello che possono.
Credimi, chi ONESTAMENTE caccia prova piacere sapendo che c’è chi vigila su chi scorrettamente CACCIA!!! Inoltre, a mio avviso, anche l’ATC, quale ENTE preposto dalla legge ITALANA alla gestione della FAUNA, dovrebbe investire un po’ di denaro per la salvaguardia della stessa, pianificando controlli.
E’ ora di tornare un po’ alla mentalità contadina; il contadino investe sulla salvaguardia del CAPITALE altrimenti al “CASELLO” senza bestie non ci si va!!!!
Mi permetto di sposare l’offerta del Sig. Gianferrari, anch’io mi metto a disposizione del PARCO, se lo riterrà opportuno per pianificare vigilanze.
Come sempre ringrazio e saluto.
(Roberto Malvolti, selecontrollore e guardia ecologica volontaria – [email protected])
Tempestività e opportunismo
Queste “parole” del presidente del Parco nazionale escono sotto forma di “comunicato ai media” dopo 6 giorni da un altro intervento: @Lhttp://redacon.radionova.it/leggi_news.php?id=5636&origin=H&ogg=notizie@=redacon.radionova.it/leggi_news.php?id=5636&origin=H&ogg=notizie#L, riportato da Redacon.
E’ a mio avviso utile che i lettori possano contestualizzare la cosa per comprendere meglio, in quanto rilevo che nell’articolo manca il “link”.
Sulla “carta stampata” oggi si sono fatte vive anche le cosiddette associazioni ambientaliste, dopo 8 giorni dai fatti denunciati.
Un Buon Natale a tutti.
(Un vecchio escursionista)