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Un po’ clochard, un po’ uomo libero. Una morte che mette freddo al cuore

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La scomparsa di G. C. C., a Vetto, fa notizia perché con quest’uomo si spegne un fortissimo desiderio di vita libera. Una di quelle situazioni che non ti aspetti di cogliere in Appennino, dove G. aveva scelto di vivere su un’auto, forse schivo di ogni assistenza. La sua casa a quattro ruote l’aveva posizionata in centro paese, poco sotto la vecchia latteria. Chi saliva verso Castelnovo lo poteva alle volte cogliere lungo la strada intento a muoversi a piedi, lontano da ogni costrizione.
Chi scrive aveva ascoltato il suo racconto. Separato, con una figlia, aveva avuto molti legami sentimentali in giro per l’Italia, non ultimo anche all’estero, dove in cambio della sua attività come giardiniere avrebbe avuto vitto e alloggio garantito presso una facoltosa signora.
Di lui colpiva quella scelta di barba, baffi, capelli lunghi su una maglia altrettanto nera, a discapito di un’apparente età che era più generosa di quella anagrafica. Si prestava per lavoretti occasionali, giusto per racimolare due soldi per stare, durante il giorno, sempre in compagnia con gli amici del paese.
La notte poche ore in auto. “Aspetto che riapra presto il bar, per poi andare lì” aveva risposto alla nostra domanda su come si difendeva dal freddo dell’inverno.
Dapprima in paese si era sparsa la notizia che fosse morto nella giornata di sabato assiderato. Poi, si apprende, che il decesso sia sopravvenuto, giunto in ospedale, per una forte emorragia interna.
Gli amici lo ricordano senza nemmeno i manifesti che saranno esposti nel suo paese d’origine per i funerali. Più in là, negli anni, qualcuno lo ricorderà per questa sua indomita voglia di libertà e il suo sapere scherzare sui tanti soprannomi che gli avevano procurato barba e baffi incolti.

(Studio Arlotti Notizie)