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L’intervento / “Triste compleanno”

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E’ stato in questi giorni rinnovato l’articolato “dispositivo di sentenza” che avverte turisti e residenti dell’imminente pericolo di crollo di una parete che in verità altre frane in questi mesi non ha visto se quelle provocate da due improvvidi interventi umani di pseudo-bonifica di un sito da lasciare in pace al suo naturale ciclo geologico.

Con l’occasione segnalo all’assessore all’ambiente ed al Corpo Forestale dello Stato che gli avvisi comunali sono stati “inchiodati” e fissati con viti “parker” alla viva corteccia delle piante, che in quel luogo dovrebbero essere fra l’altro protette dalle norme del Parco Nazionale.

Un piccolo esempio di inciviltà e un grande sfregio alla cultura ecologica che, a differenza della sua strumentalizzazione ideologica, trae dalle piccole attenzioni la propria radice.

In pochi mi pare stiano rendendosi conto del fatale danno d’immagine turistica che in queste ultimi 12 mesi si sono prodotti.

Sarebbe utile assistere e registrare direttamente i commenti delle centinaia di turisti che cercano di salire e poi desistono cambiando méta alla propria escursione, ognuno di questi, rientrando a casa, sconsiglia ad amici e conoscenti di sceglierla come località di svago.

Conosco diverse famiglie di Reggio, Modena e Parma che facevano dell’uscita alla Pietra una delle méte più frequenti che ora, spaventati dalle “ufficiali” profezie di infausti crolli, associano la nostra montagna ad un posto da evitare; avendo bambini dicono che sia meglio dirigersi verso una delle tante alternative su cui non incomba un editto di tale severità e resistenza.

Si sta radicando la convinzione che la Pietra di Bismantova sia un posto estremamente pericoloso; per rimuovere questa percezione ci vorranno anni di promozione, risorse e impegno.

Abbiamo assistito il mese scorso al crollo in val Pusteria di una intera montagna ben più alta della Pietra di Bismantova, evento di entità neppure paragonabile con la “barzelletta” nostrana. Forti di buon senso e di una consolidata cultura e tradizione montanara gli amministratori altoatesini, accertato che il crollo seguiva il naturale corso delle cose e non era certo prevedibile ipotizzare una reiterazione, hanno serenamente riaperto i sentieri dopo 15 giorni.

Certo, in tutte le montagne ci sono zone più o meno esposte a fenomeni naturali ma la prevenzione si fa con una seria informazione e con la crescita delle conoscenze dei frequentatori, non certo a mezzo di divieti irrazionali.

Spiace anche leggere come ci sia stata scorretta speculazione collegando il divieto in questione con la morte di una ragazza avvenuta anni prima in tutt’altra zona della Pietra, ben più vicino all’Eremo che non al punto oggi vietato. Fu allora una tragica fatalità, prima volta pare nei secoli storicamente riportati, una pietra colpì al capo la sfortunata ragazza con una traettoria e con modalità purtroppo compatibile anche ad un idiota quanto sciagurato lancio dalla sommità. La cosa, di per sè a probabilità ultra-infinitesimale, potrebbe purtroppo ripetersi anche sotto il grattacielo dell’isolato La Maestà…

Il tentativo di vestire come “protezione della pubblica incolumità” un provvedimento bizzarro e sproporzionato al contesto di sentiero montano appare quantomeno ingenuo.

Fatico a valutare più pericoloso percorrere il sentiero della Pietra che attraversare la via Emilia (anche sulle striscie pedonali), o fare il bagno a Forte dei Marmi, o fare un viaggio in autostrada.

Suggerisco alla redazione di aprire un “forum” di discussione fra i miei concittadini che preveda, come unico requisito di accesso, l’avere direttamente verificato la situazione; basta un passaggio per rendersi conto come ci si sia infilati in un “cul de sac” dove l’attesa, il trascinamento ed il rimando a tempi ed atti burocratici a carico di altri, sia il caro prezzo che si continua a pagare alla semplice e banale ammissione e remissione dell’“errore originario”.

Penso sarebbe anche interessante, e dopo un anno confido che si siano ormai dissolti i timori di ritorsioni, sentire e leggere il parere dei tanti conoscitori e frequentatori della montagna, soci del Club Alpino Italiano in testa, che ben conoscono i ben più insidiosi sentieri, anche intorno a casa, che ben ci si riguarda dal chiudere.

Penso da ultimo che la comunità di Castelnovo non si meriti, ma soprattutto non si possa economicamente permettere, di tenere chiuso il bene naturalistico più bello, emblematico e di richiamo turistico presente sul territorio.

Un cordiale saluto a tutti, allego l’immagine dei cartelli inchiodati alle piante, mi auguro vengano rimossi al più presto.

(Francesco Dalla Porta)

* * *

LA RISPOSTA DEL SINDACO DI CASTELNOVO NE' MONTI

Innanzitutto va rimarcato come la Pietra non sia assolutamente chiusa da un anno: ad essere chiusa è soltanto una parte di sentiero, anche se si tratta del più conosciuto, per salire al piano sommitale. Ci sono diversi altri sentieri, in buone condizioni e di valore paesaggistico, che sono sempre rimasti aperti e accessibili. Inoltre in collaborazione col Cai, subito dopo la chiusura del sentieri in oggetto, è stata approntata una variante che parte dalle vicinanze del rifugio della Pietra. Ricordo che l’ordinanza di chiusura fu emessa a seguito delle espresse richieste da parte del Corpo dei Vigili del Fuoco e della Prefettura. L’Amministrazione comunale ha lavorato e sta lavorando insieme al Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano per riaprire il tratto chiuso, in condizioni di sufficiente sicurezza: a tal proposito ha incontrato il Soccorso Alpino ed il Cai, con cui ci sono buoni rapporti di collaborazione. Dopo un primo intervento di sistemazione del sentiero, da cui erano però emersi problemi in altri punti, in questi giorni è in fase di appalto una seconda tranche di lavori, che prevede la sistemazione di ulteriori tratti e il posizionamento di una apposita cartellonistica sulle adeguate modalità di accesso alla Pietra. Quindi nessun inutile ritardo, ma l’attenzione ed i tempi dovuti per una messa in sicurezza che è sotto responsabilità dell’Amministrazione. In numerosi casi sull’arco alpino simili al nostro, ci sono state richieste di risarcimento agli enti locali per danni da caduta massi su sentieri di utilizzo pubblico. Prendo atto con soddisfazione delle precisazioni sul tema del presidente regionale del Soccorso Alpino Luca Calzolari. Se poi un privato cittadino vuole esprimere posizioni critiche è ovviamente suo diritto e può farlo, assumendosene la responsabilità. Non voglio polemizzare con questo cittadino, che da “tuttologo” della montagna ultimamente interviene su numerosi argomenti, ma mi permetto di sottolineare che le sue opinioni sono del tutto personali e per quanto mi riguarda non veritiere sia su una presunta “chiusura della Pietra” che sugli aspetti turistici. Per correttezza voglio ricordare che gli “improvvidi interventi umani” a cui fa riferimento su Bismantova sono stati effettuati dal nucleo SAF (Soccorso in ambiente alpino e fluviale) dei Vigili del Fuoco e soprattutto da una ditta specializzata del Trentino segnalata dal Servizio di Bacino (ex Genio Civile). Non mi sembra che questi due soggetti, uno istituzionale e l’altro segnalato da una Agenzia pubblica del territorio, siano “improvvidi”. Comunque con gli ulteriori lavori in fase di partenza, condizioni meteo permettendo all’inizio dell’anno il tratto di sentiero sarà riaperto, dopo essere stato messo in sicurezza di massima e con relativa segnaletica.

(Gian Luca Marconi, sindaco di Castelnovo ne' Monti)

2 COMMENTS


  1. “Un cordiale saluto a tutti, allego l’immagine dei cartelli inchiodati alle piante, mi auguro vengano rimossi al più presto”. Un intervento condivisibile, direi.
    Un solo appunto: non si scandalizzi troppo per un cartello fissato ad un albero poichè, come già segnalai da queste colonne, tutti i segnavia dei sentieri attorno alla Pietra sono fatti da lamierini taglienti inchiodati alle piante ed ad altezza di mano… E, per quanto ne so, la manutenzione (si fa per dire) dei sentieri attorno alla Pietra era (non so se lo è ancora) affidata al CAI bismantovino…

    (R.S.)