Cosa accade nella canonica della Pieve di Castelnovo Monti un giovedì sera alle 23? Che un gruppo di sedici persone, di soli uomini, smette di cantare. E festeggia uno di loro. Perché?
“Perché sono dieci anni che canto”. Parole di un corista del Coro Vocilassù di Toano, il coro diretto da Antonio Pigozzi che alterna le prove tra Cavola e Castelnovo.
Ma scusi, è una ricorrenza che merita di essere ricordata questa?, chiediamo al corista che preferisce restare anonimo.
“Sì, perché nella vita di una persona ci sono alcune cose che ti segnano dentro”.
L’hanno segnata le note? Il coro è una di queste cose?
“Dopo la famiglia, ma non necessariamente dopo il lavoro”.
Si spieghi meglio.
“Nel senso che nel coro si possono trovare tra le amicizie più grandi. E io, pensi un po’, tramite gli amici coristi ho trovato l’attuale fidanzata”.
Ma il vostro è un coro maschile. Non è un paradosso?
“E’ una scelta, dettata dai fondatori, di ricercare una particolare sonorità. Ma ci sono anche validissimi cori solo femminili”.
Torniamo agli amici. Perché nel coro si diventa tali?
“Ogni gruppo, a sé, crea una propria armonia, e per forza di cose anche un proprio equilibrio. Sembrerà strano, ma con prove settimanali e concerti o uscite durante l’anno i amici coristi sono le persone che si vedono di più dopo i famigliari. Se non si fosse amici, non sarebbe durato così tanto”.
Dieci anni fa cosa pensava?
“Sinceramente ridevo dei coetanei o dei più anzianotti che proponevano questo genere così lontano dalla musica leggera”.
Ora che è invecchiato, di due lustri, ride meno.
“Beh, diciamo che ho scoperto quante opportunità si hanno a cantare in un gruppo. Oltre all’amicizia, si fa musica. Si imparano le regole dello stare insieme (per altro anche utili sul lavoro!). Si prova l’esperienza del palco. Di recente abbiamo cantato con l’orchestra della Toscanini”.
Quando è partito aveva solo idee positive?
“No, anzi, ascoltai le parole di don Manfredini che invitava a prendere le cose sul serio e a non iniziarne tante per poi lasciarle perdere lungo la via”.
Lungo la via quali sono le cose belle che trovato?
“Le uscite in luoghi lontani, nuovi amici per l’Italia, un’incisione discografica”.
E quelle che ha perso?
“I coristi che, per motivi vari, abbandonano il coro”.
Quando sarà il suo turno?
“Mah, rispetto a dieci anni fa ho molti capelli grigi e disillusione (sul mondo) in più. Ma io rilancio. E scommetto di essere qui tra dieci anni. Anzi sa cosa le dico?”
Se proprio deve…
“Se qualcuno che legge è intonato e, anche se non appassionato, pronto a far musica in gruppo venga”.
E come?
“Sul nostro sito i riferimenti del Coro. Aperto sempre ai nuovi, pronto a riabbracciare quelli che si sono fermati, attendo a scoprire nuove voci”.
Ma siamo a Castrocaro?
“Lei non lo sa, ma tra i montanari, oltre a un eccezionale patrimonio di canto, c’è anche un patrimonio di voci bellissime. A volte, girando, capita di ascoltarle anche solo parlare. Se chi ha queste doti le mettesse a frutto nel coro… potremmo fare rabbrividire i cultori veneti e trentini del canto”.
Ciao corista anonimo, ancora i miei complimenti per il traguardo raggiunto e, mi raccomando, tra circa 7 anni vedi di venire alle prove perché dobbiamo festeggiare i due lustri nel coro di qualcun altro. Complimenti anche per l’intervista modello “Iene” e per le ottime domande a “bruciapelo” che l’intervistatore ti ha sottoposto, a cui, tu, però, hai saputo trovare altrettante ottime risposte.
Approfitto per rinnovare l’invito esteso a chiunque sia appassionato di musica e soprattutto di questo genere. Sul sito segnalato nell’articolo tutti i riferimenti per prendere contatti con il coro. Unico requisito richiesto l’essere intonati (mi sembra ovvio).
Ciao Gab.
(Simone Calani)