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Franco Zannoni del Club del Cinghiale sull’incidente di caccia di Ramiseto

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Il presidente del Club del Cinghiale di Castelnovo ne' Monti , Franco Zannoni, dopo il tragico incidente di caccia costato la vita a Gino Torri, ha scritto all’assessore provinciale all’ambiente Alfredo Gennari .

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Non è mia intenzione sollevare inutili polemiche dopo un evento così doloroso e tragico,ma occorre riflettere, valutando le cause che possono aver concorso al verificarsi dell’incidente e cercare di adottare quante più ulteriori precauzioni possibili, atte a prevenire e scongiurare il ripetersi di simili eventi.

L’accaduto, pur non essendo imputabile in via esclusiva al tipo di apertura di caccia adottato quest’anno dall’Atc, ma anche ad altre concause imprudenziali e trasgressive
di norme e regolamenti, impone una seria riflessione.

Assessore, ricorda quell’incontro voluto, dopo la pubblicazione del calendario venatorio provinciale, da alcuni responsabili di squadre di caccia al cinghiale in battuta operanti nel predetto Atc (per l’esattezza quel 50% di squadre contrarie a una apertura anticipata) e da
lei concesso il 28 agosto a Villa Ottavi?

A quell’incontro, tra i responsabili delle squadre c’era anche il sottoscritto, che è stato il primo a manifestare la propria assoluta contrarietà ad una apertura al cinghiale anticipata, a sorpresa, al 16 settembre, decisa dai soliti pochi, senza una preventiva consultazione di tutti i responsabili delle squadre, imponendo l’esecuzione
delle battute nelle stesse cinque mezze giornate fissate dal calendario per tutte le altre forme di caccia.

Detta mia contrarietà l’avevo ripetutamente manifestata e giustificata, preoccupato dalla maggiore esposizione al "rischio incidenti", derivante sia dalla copertura
fogliare della vegetazione arborea ancora folta, sia per la concentrazione di tutte le attività venatorie insistenti contemporaneamente sul medesimo territorio.

Visto che l’attuale normativa in materia può consentire la caccia al cinghiale anche con terreno coperto fino a 20 centimetri di neve, avevo detto che sarebbe stato
più che mai necessario posticiparne l’apertura al primo novembre e la chiusura alla fine di gennaio.

Con il triplice scopo di avere: più sicurezza per la maggiore visibilità data da un bosco più spoglio, più diluizione nell’arco settimanale delle altre attività venatorie e una minore presenza turistica e di cercatori di funghi.

Tali richieste, condivise pure dagli altri rappresentanti di squadra presenti, sono state ignorate. Non avendo ottenuto il rinvio di apertura richiesto, i responsabili di dette squadre non hanno voluto imporre dall’alto un "veto".

Con maggiore democrazia ognuna di queste squadre, dopo avere convocato i propri soci, ha optato per organizzare, in quei giorni, le battute in rispetto di quanti hanno lavorato tutto l’anno sul territorio di caccia assegnato, a proprie spese, per effettuare miglioramenti ambientali, pulizia e ripristino di sentieri e sorgenti, pasturazioni e recinzioni per limitare danni a coltivazioni agricole suscettibili e quant’altro necessario per una corretta gestione di detto territorio, nonché in rispetto di chi si è dedicato a curare e addestrare i cani e ancora in rispetto ai soci che praticano, in via esclusiva, la caccia al cinghiale!

A questo punto, mi viene spontaneo chiedere a chi ha voluto e consentito tale esperimento di apertura: " ...quante lepri, fagiani o altri capi di selvaggina, in termini numerici, crede che valga la vita di un uomo?". Non mi si dica che la "colpa" dell’accaduto è solo di chi ha sparato; la colpa soggettiva sì, poiché mai e poi mai si può sparare allo “sfrasco o a qualcosa non bene identificato”.

La colpa oggettiva, però, credo ricada comunque sulle istituzioni che hanno voluto e posto in essere tale apertura di caccia.

La tutela dell'incolumità umana deve prevalere su qualsiasi altra ragione di carattere gestionale. A tale proposito credo doveroso consigliare alle pubbliche amministrazioni di prendere i dovuti provvedimenti per imporre anche a tutti gli altri frequentatori di boschi, cacciatori e non, di indossare i famigerati giubbetti ad alta visibilità.

Assessore, non me ne voglia, ma la prego di riflettere su queste poche sconnesse righe e veda di non autorizzare il ripetersi di una simile apertura al cinghiale già dalla prossima stagione.

3 COMMENTS

  1. Considerazioni intelligenti
    Gentile signor Zannoni, personalmente non condivido il suo hobby ma ho l’impressione che lei sia davvero una persona seria. Le sue considerazioni sono ineccepibili. Ritengo in effetti che girare oggi in montagna, nei sentieri del Parco, mentre è in corso una battuta di caccia al cinghiale sia oggettivamente molto pericoloso. Sono rimasto stupito dalle affermazioni rassicuranti (al cloroformio) del presidente del Parco dr. Giovanelli che intempestivamente ironizza sui giubbetti di alta visibilità (quelli che si indossano obbligatoriamente uscendo dall’auto in autostrada).
    Se questi non è in grado di cogliere gli elementi di pericolo dopo la morte assurda di un uomo che ha come colpa quella di avere agitato le frasche penso che sia in malafede o piuttosto incapace di analizzare i reali rischi.
    Il suo intervento, sig. Zannoni, è “illuminante”, convenienze politiche e bassi tornaconti di consenso hanno fatto assumere scelte scellerate. Attendo con curiosità anche le considerazioni di sindaci e prefetto, responsabili della pubblica incolumità.

    (f.d.)

  2. Già, il prefetto…
    Consigliai tempo addietro, agli “Amici della terra”, di coinvolgere S.E. il Prefetto, in queste vicende dal carattere SOLO APPARENTEMENTE strettamente venatorio. Non dobbiamo mai dimenticare che quando parliamo di fauna selvatica parliamo di patrimonio dello Stato (art. 1, comma 1, legge 157 del 1992), che io sostengo appartenere tanto a noi cacciatori quanto, parimenti, ai NON cacciatori.

    (u.g.)

  3. Giuste considerazioni
    Sono il presidente dell’OSCA della provincia di Modena, e condivido in pieno quanto espresso da Franco Zannoni. Vorrei soltanto aggiungere che, oltre a quanto già detto da lui, l’apertura anticipata della caccia al cinghiale deve tenere in considerazione anche la negativa situazione sanitaria, che si crea attorno a queste bestie abbattute con una stagione ancora molto calda.

    (Elia Fraulini)