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I sindaci della montagna su legge finanziaria e comunità montane

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La conferenza dei sindaci dell’ Appennino Reggiano ha esaminato nella sua ultima riunione la legge finanziaria 2008 come licenziata dal Governo con particolare attenzione al tema degli enti locali e dell’art. 13 che fissa nuove norme per le Comunità Montane.

I sindaci esprimono un giudizio complessivamente positivo sulla legge finanziaria e in particolare sulle norme che attengono al rapporto tra enti locali e amministrazione centrale (ad esempio sul patto di stabilità).

I sindaci ritengono poi ampiamente condivisibile l’obiettivo posto dal Governo di contenere i costi della pubblica amministrazione attraverso un processo di razionalizzazione delle spese, ma nello stesso tempo giudicano eccessivo e fondamentalmente scorretto il processo mediatico compiuto nei confronti delle comunità montane, quasi che esse fossero l’emblema dello spreco.

Le comunità montane, al pari degli altri enti e apparati statali, devono accettare un “dimagrimento” reale e per questo è ,condivisibile in linea di principio, quanto previsto dal comma 3 dell’art. 13 della legge finanziaria, che impone alle Regioni, entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge stessa, di emanare norme per dimezzare i componenti dei consigli e delle giunte.

Ciò detto, e riconosciuti i meriti, non si può non dire che un altro provvedimento contenuto nella finanziaria è eccessivo e riduttivo nel semplificare, con i soli criteri della altitudine, il quadro dei comuni che possono far parte delle comunità montane.

Per di più si continua a classificare come “ montani” comuni che però non possono far parte delle comunità montane in quanto non soddisfano i requisiti previsti in ordine alla altitudine.

In questi decenni, ed anche ora, le comunità montane hanno svolto e svolgono un ruolo importante nella difesa dei territori montani e delle popolazioni in esse ancora presenti, tanto che oggi si assiste ad un seppur lieve fenomeno di inversione dei processi migratori e ad un aumento del valore aggiunto prodotto nei territori montani che è stimato nel 17% del totale del PIL.

Oggi le comunità montane fanno fronte, attraverso l’esercizio associato di funzioni, a servizi pubblici fondamentali per i territori e per le popolazioni residenti.

Tutte queste considerazioni per sostenere l’opportunità che il Parlamento, anche col conforto del Governo, ripensi a come affrontare questa materia facendone oggetto di lavoro nella riforma del Testo Unico delle Autonomie Locali in fase elaborativa.

Sul piano locale, la possibile esclusione dei comuni di Baiso, Canossa e Viano dalla Comunità Montana dell’Appennino Reggiano, se si applicano criteri che non siano soltanto quelli della mera altitudine, ma che tengano conto di fattori socio-economici, ambientali, storici e culturali più complessi, non sembra avere molte ragioni valide.

In tali comuni ci sono sì aree di valle con caratteristiche più vicine a quelle della collina, ma ci sono anche ampie aree di monte con caratteristiche più simili a quelle dei comuni di montagna.

Come hanno notato molti commentatori in questi giorni, “la stessa Unione Europea ha stabilito che i criteri di montanità devono essere elastici e niente affatto commisurati soltanto ai metri di altezza del comune sul livello del mare”: si parla infatti di pendenza, dislivello, clima, situazione socio-economica, indice di vecchiaia, dotazione dei servizi fondamentali e tanto altro.

L’uscita di tali comuni dalla Comunità Montana Appennino Reggiano, che pure rimane forte di altri dieci comuni grazie ad una politica che nel tempo ha evitato lo spezzettamento delle Comunità avvenuto in altre province, è dannoso sia per l’ente nel suo complesso che per i comuni interessati.

Costruire, con una varietà di indici appropriati, Comunità Montane di ampia dimensione (eventualmente una sola per provincia) e con un numero di abitanti adeguato, potrebbe essere un modo per migliorare la operatività di questi enti.

Nei quasi quattro decenni di storia della nostra Comunità Montana l’interazione tra i comuni della fascia collinare e gli altri ha prodotto solo risultati positivi, non soltanto per il patrimonio storico culturale che questi comuni rappresentano (si pensi a Canossa!), ma anche per la complessità e la varietà del sistema socio-economico dei comuni stessi che ha positivamente interagito col resto del territorio montano.

Per tutte queste ragioni la Comunità Montana dell’Appennino Reggiano propone ai sindaci, ai rappresentanti delle associazioni economiche e sindacali del territorio e comunque ai rappresentanti della società, di partecipare il 24 ottobre prossimo a Roma alla manifestazione indetta dall’UNCEM nazionale per migliorare un provvedimento che, a fronte di molte luci, presenta ombre che penalizzano il territorio.