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ADSL in montagna: una proposta di Paolo Bargiacchi per realizzare il progetto

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Con una nota inviata ai colleghi sindaci del territorio montano, alla Comunità Montana e per conoscenza alla Provincia e ad ENIA, Paolo Bargiacchi, Sindaco di Baiso, affronta con molta concretezza il tema della infrastruttura telematica per la montagna.

Bargiacchi parte dalla constatazione che il progetto per l'ampliamento della rete a fibra ottica esiste già, infatti "l’accordo–quadro della Comunità Montana dell’Appennino Reggiano per il biennio 2006–2007 all’Asse 3 “Riqualificazione del sistema Infrastrutturale e della Mobilità” – Misura 4 “Infrastrutturazione telematica” – prevede la realizzazione del Progetto “Estensione della Rete Lepida” dell’importo complessivo di circa €. 2.000.000, suddiviso in due stralci funzionali".

Certamente "si tratta di un progetto ambizioso finalizzato ad estendere l’infrastruttura Lepida, in HDSL o in fibra ottica, a tutto il territorio montano permettendo, quindi, non solo alle Pubbliche Amministrazioni ma, grazie anche all’apporto di Enìa, a tutta la popolazione e alle imprese di usufruire dei servizi ADSL".

Ed ecco la proposta "concreta" del sindaco di Baiso ed ex presidente della Comunità Montana per superare l'ostacolo "finanziamenti": "proprio in questi giorni gli enti locali della nostra Provincia, con decisione unanime, si apprestano a porre in vendita, quotandole in borsa, parte delle azioni Enìa possedute (il 35%); tale operazione consentirà un ricavo complessivo per i Comuni montani di 4.471.966/35 euro.

La mia proposta è che circa il 50% di questo ingente capitale finanziario, pari a oltre 2.000.000 di euro, sia trasferito alla Comunità Montana per essere devoluto al potenziamento del progetto, dianzi citato, e alla successiva realizzazione della infrastruttura telematica di cui la nostra montagna ha bisogno".

Seguono alcuni argomenti per convincere i colleghi sindaci della bontà dell'idea:"Destinare, di propria iniziativa e in piena autonomia, questo cospicuo capitale ad un progetto di tale importanza e di interesse collettivo significherebbe, secondo me, stimolare la partecipazione finanziaria anche di enti pubblici attualmente non coinvolti, come la Provincia di Reggio Emilia, e incentivare il maggior impegno economico di chi, pubblico o privato, già vi partecipa (Regione Emilia Romagna, Enìa e privati) poiché si avrebbe la certezza che i Comuni, i principali attori dello sviluppo sociale ed economico del territorio, credono nelle possibilità di uno sviluppo equilibrato e omogeneo dell’area montana, senza sacche di arretratezza che finirebbero per danneggiare tutti, e vogliono superare il distacco, esistente in questo settore, fra montagna e pianura.

Di più, compiere questa scelta significherebbe dimostrare di avere la capacità di progettare insieme, senza particolarismi, frammentazioni o isolamenti inutilmente dannosi e, dal punto di vista politico, la capacità di avere un pensare e un agire davvero collettivi e unitari."

Bargiacchi conclude chiedendo che di questo argomento si dibatta nella prossima conferenza dei sindaci.

1 COMMENT


  1. Questo intervento mi ha dato lo spunto per alcune domande, molto semplici, che però non vedo fare da nessuna parte:

    1)Il 25 gennaio del 2007 il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni in un’intervista ad un giornale online ha dichiarato: “È necessario affermare un diritto di accesso alla banda larga come servizio universale”.
    Vedere: @Lhttp://punto-informatico.it/p.aspx?id=1862148&p=3&r=PI@=http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1862148&p=3&r=PI#L
    Evidentemente se questo principio diventerà legge, le imprese operanti nel settore saranno obbligate a portare la banda larga a tutti i cittadini italiani pagando di tasca propria.
    Alla luce della dichiarazione del ministro, perché bisognerebbe devolvere 2 milioni di euro di soldi pubblici per investimenti sulla banda larga?
    2) Al giorno d’oggi ci sono diverse aziende private che stanno portando la banda larga in zone affette da digital divide, senza necessità di finanziamenti pubblici, ad esempio NGI (@Lhttp://www.ngi.it/EOLO/@=http://www.ngi.it/EOLO/#L).
    Ancora: perché dovremmo devolvere 2 milioni di euro di risorse pubbliche quando esistono aziende che lo fanno senza bisogno di alcun finanziamento?
    Se possibile gradirei una risposta a queste semplici domande.

    sb