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“Produzione in linea con l’annata precedente… “

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E’ un’annata che dal punto di vista della produzione non ha presentato particolari problemi (nonostante il periodo di siccità che ha caratterizzato buona parte dell’estate), ma è sul versante dei mercati che l’agricoltura reggiana continua a soffrire. A presentare i risultati dell’annata sono stati ieri mattina, presso la sede Cia di Reggio Emilia, il presidente dell’organizzazione Ivan Bertolini ed il direttore Francesco Zambonini, che hanno precisato come i valori economici dovrebbero essere in linea con quelli dell’anno scorso, che però era stato un anno difficile che aveva fatto segnare una diminuzione del valore prodotto del 6,6 per cento rispetto al precedente.

Essere in linea con un’annata negativa non rappresenta, quindi, un motivo di soddisfazione, anche perché, come ha precisato Bertolini, “i redditi netti sono calati ulteriormente, per effetto dell’aumento dei costi di produzione, in particolare dell’energia”.

Ci sono poi situazioni che presentano aspetti contraddittori: il caso più evidente è quello dei cereali, che hanno avuto negli ultimi mesi aumenti notevoli di quotazioni per il calo produttivo che si è registrato in paesi produttori importanti (Francia, Usa, Australia). Se quindi i produttori di cereali ne hanno tratto beneficio, i produttori zootecnici, che sul mercato del latte registrano andamenti negativi, mentre quello suinicolo ha fatto registrare solo lievi margini di recupero, vedono ora aumentare i costi dei mangimi, dei quali i cereali zootecnici sono una componente primaria.

“La prospettiva per la nostra agricoltura resta difficile -ha affermato Zambonini- ad esempio il comparto fondamentale del Parmigiano Reggiano fa registrare segnali di miglioramento molto piccoli. Un’opportunità importante per uscire dalle secche la potrà dare il nuovo Piano di Sviluppo rurale della Regione, che dovrà essere approvato entro il mese”.

“Un momento così difficile non si era visto da parecchi decenni -ha aggiunto il presidente Bertolini- siamo quindi ad un bivio in cui sono in discussione intere filiere: sono particolarmente in difficoltà le produzioni di pregio, per l’apertura dei mercati che aumenta la concorrenza e perché i cittadini sono più poveri e meno disposti a spendere. Il nuovo Piano di sviluppo dovrà consentire di incentivare le filiere perché concentrino la produzione e per cercare nuovi mercati, soprattutto sul versante estero”.