Home Cronaca Un casinò nel Parco dell’Appennino Tosco Emiliano?

Un casinò nel Parco dell’Appennino Tosco Emiliano?

12
2

Il consigliere regionale di Forza Italia Fabio Filippi ha presentato in questi giorni un progetto di legge in Regione per proporre la costituzione di una casa da gioco nell'Appennino reggiano.
Il pdl "Istituzione di una casa da gioco nel Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano" prevede l'apertura di un casinò all'interno del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano (comuni di Busana , Collagna, Ligonchio, Ramiseto e Villa-Minozzo).

"La proposta di candidare l'alto Appennino reggiano come luogo di insediamento di una casa da gioco – afferma Filippi – nasce dalla particolare situazione di queste stupende zone: aree ubicate a distanza dalle grandi città con una collocazione geografica centrale nel centro-nord Italia, con grande vocazione turistica e di facile accesso anche dalle regioni confinanti (Liguria e Toscana). Sarebbe un'ulteriore attrattiva per i turisti e gli sciatori che alla sera potrebbero distrarsi con il gioco.
Questa localizzazione porterebbe notevoli benefici all'Appennino reggiano. Con i proventi del gioco si potrebbero promuovere e valorizzare ulteriormente le attività culturali, sociali, storiche, paesaggistiche e gastronomiche e aumentare gli investimenti nel settore turistico e ricettivo".

Il regolamento della casa da gioco dovrà essere particolarmente rigoroso. Nel pdl Filippi rimarca le garanzie a tutela dell'ordine pubblico e della moralità, con assoluto divieto di accesso ai minori, inoltre in speciali ricorrenze o festività sarebbe vietato l'esercizio del gioco.
Nel progetto di legge sono inoltre previste particolari cautele per assicurare la correttezza della gestione amministrativa ed il controllo delle risultanze della gestione da parte degli organi competenti.
La titolarità dell'esercizio della casa da gioco spetterà ai Comuni che potranno darla in gestione a privati.

"I proventi della gestione della casa da gioco – conclude Filippi – verranno ripartiti per il 50 per cento ai comuni, con l'obbligo per le Amministrazioni comunali di destinare la metà ad attività promozionali turistiche e culturali altamente qualificate; per il 30 per cento alla Provincia di Reggio Emilia, che ne destinerà l'importo alla manutenzione e alla realizzazione di infrastrutture turistiche e sportivo-turistiche; per un 20 per cento alla Regione Emilia-Romagna che ne destinerà l'importo alla promozione dell'immagine turistica del territorio appenninico.
In questo modo l'Appennino reggiano potrebbe usufruire di importanti introiti per sviluppare il turismo e per migliorare i servizi".

2 COMMENTS

  1. La scorciatoia del Casinò (e quella di Casina)
    Desidero esprimere la mia più viva contrarietà all’ipotesi lanciata dal consigliere Filippi di istituire un non meglio precisato Casinò per favorire l’economia del Crinale. Tra le molte ragioni, in primis, rilevo che risulterebbe in contrasto irrisolvibile con il modello di sviluppo turistico che noi abbiamo delineato per l’Appennino (se volesse saperne di più al riguardo lo invito a leggere il programma dell’Ulivo per le amministrative del 2004), ma poi anche perché credo che non funzionerebbe.

    Infatti, vorrei informare Filippi, che un’impresa destinata ad un target di clientela in parte comune con quella tipica dei Casinò, il cui nome comune differisce – forse non a caso – rispetto a quello della casa da gioco solo per un accento, è stata già tentata nell’alto Appennino con scarso successo.

    Si tratta di scorciatoie impraticabili. A proposito di scorciatoie, per l’economia dell’Appennino meglio sarebbe stato ottenere qualche risultato in più per le gallerie sotto Casina (quando gli amici erano al governo).
    Con cordialità.

    Paolo Nasi – Coordinatore zona montana della Margherita

  2. Un freno (notturno) allo spopolamento della nostra montagna…
    Si continua ad inventare, anzichè a progettare per la montagna. La montagna reggiana ha bisogno di riprogettare le sue linee fondamentali di sviluppo. Ma questo non avviene. Nel frattempo trovano spazio le cose più assurde. Si vorrebbe cambiare nome ai paesi… Castelnovo ne’ Monti diventerà Bismantova? Dante, che quanto a creatività superava tutti, si rivolterebbe nella tomba. Ma chissà… forse il progetto di città diffusa potrebbe prevedere anche un casinò a Casina o a Castelnovo, perchè il termine città diffusa ha il pregio di essere un termine indefinito…
    Abbiamo fatto diventare con soldi pubblici il teatro Bismantova il teatro della montagna; ora attendiamo che un casinò diventi la vera fonte di sviluppo della montagna reggiana. Una proposta originale: perchè non collocare un casinò a Pratizzano? Soldi, natura, ambiente, gastronomia, pastorizia… che bella combinazione… Gli ambientalisti tanto impegnati alla ricerca di ecomostri potrebbero trovare un ulteriore motivo di impegno politico. L’importante è porsi una domanda: il casinò risolverà i problemi dello spopolamento della nostra montagna? Io credo di sì e solo nelle ore notturne!! Spero che i contributi sul tema possano essere tanti.

    (Marino Friggeri)