Home Cronaca “Hanno vinto i ‘sì’: ma c’è la privatizzazione borsistica su cui vigilare”

“Hanno vinto i ‘sì’: ma c’è la privatizzazione borsistica su cui vigilare”

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Mentre esprime soddisfazione per l’esito dei referendum sull’acqua – sui quali era stata l’unica associazione imprenditoriale a pronunciarsi nettamente per il “si” – Confcooperative rilancia sul tema con alcune proposte che nascono da una preoccupazione.

“Il risultato referendario – sottolinea il presidente di Confcooperative, Giuseppe Alai - rischia di avere una lettura solo nazionale e solo politica, e questo pericolo va evitato immediatamente: oggi occorrono subito nuovi programmi di lavoro legislativi e amministrativi che, a partire dall’indicazione dei cittadini, si pongano il tema della riformulazione di norme e modelli per la gestione dei servizi locali a utilità pubblica e funzione sociale, oggi legata ad una strategia finanziaria dei comuni capoluogo, soci di controllo delle ex municipalizzate, sulla quale abbiamo già segnalato in passato qualche preoccupazione”.

“I cittadini – prosegue il presidente di Confcooperative – hanno opportunamente e decisamente bocciato una privatizzazione della gestione delle reti idriche affidata a soggetti privati speculativi e multinazionali, ma vi è un’altra forma di privatizzazione sulla quale vigilare, e che riguarda la capitalizzazione borsistica e il gigantismo finanziario delle società a partecipazione o controllo pubblico, secondo un’evoluzione societaria che muta senza rimedio e rende irriconoscibili i gestori, le finalità e le missioni delle società di gestione dei servizi. Queste società, benché pubbliche, rischiano di parlare al territorio e ai comuni solo a colpi di utili e dividendi con la mano della compiacenza e a colpi di tariffe con quella dell’efficienza”.

“E’ infatti evidente – prosegue Alai – che la missione aziendale e i comportamenti delle imprese dipendono sempre meno dalla proprietà e sempre di più dalla natura e dalle fonti di capitali che l’impresa si procura per il suo sviluppo, ed è allora chiaro che quando le fonti sono di puro mercato, tanto più se azionario e borsistico, il mutamento genetico della società e la dipendenza finanziaria della proprietà diventa totale”.

“E’ chiaro che il riferimento è a quella che fu la nostra AGAC, poi Enìa, oggi Iren. E domani”, si chiede Alai. “Dobbiamo evitare che questo modello societario e finanziario - nonostante siano stati importanti la responsabilità e il ruolo di tenuta locale di amministratori e management territoriale – generi la perdita di capitale territoriale e funzione sociale”. “Come Confcooperative – osserva il presidente della centrale di Largo Gerra - crediamo che il nuovo punto di partenza dato dai cittadini debba dare origine ad un ripensamento delle strategie di capitalizzazione e governance di Iren, perché le volontà espresse dai comuni proprietari di Enìa trovino anche strumenti più efficaci e di maggior tutela del sistema territoriale, che può e deve poter sentirsi ancora partecipe e controllore di questa sua azienda e del valore che ha sempre saputo garantire alle comunità locali”.

“Proprio Reggio Emilia, che insieme a Torino e a Genova ha così importanti doti di civilità e democrazia economica, può e deve a imprimere un’accelerazione a questa nuova strada di sviluppo e controllo dal basso di Iren, attraverso modelli di partecipazione delle imprese e dei cittadini che assicurino nuovamente, oggi e per le generazioni future, funzioni sociali e opportunità di sviluppo economico per il territorio locale”.

“Nel momento in cui si annuncia un prossimo Patto per il welfare del Comune di Reggio, la Provincia sceglie i temi per una Conferenza Economica e il Tavolo delle Associazioni Imprenditoriali sembra nuovamente evocato nelle relazioni sindacali e associative – conclude Alai – questo ci sembra un argomento serio da affrontare, perché incide direttamente sullo sviluppo locale e sul benessere dei cittadini”.