In un quadro critico per l’economia dell’Appennino Rrggiano, dove il 75% delle aziende dichiara di essere stato “molto” o “abbastanza” colpito dalla crisi, i giovani ripongono la propria fiducia nei piccoli imprenditori, preferendoli di gran lunga a partiti, sindacati, e magistratura. A dirlo è l’Osservatorio Appennino reggiano che, dati elaborati dall’Università Cattolica di Piacenza alla mano, rivela che l’82,9% dei 609 giovani studenti degli istituti superiori di Castelnovo intervistati accorda la propria fiducia al mondo delle piccole e medie imprese.
“Un dato che ci onora e che allo stesso tempo ci affida una grande responsabilità - dichiara il presidente provinciale di Cna Tristano Mussini – una proposta immediata per rispondere al desiderio di concretezza rivelato dei nostri giovani è il potenziamento degli stage aziendali, perché fungano sempre più da ponte tra i bisogni dell’azienda e la formazione scolastica. Per allentare la morsa della crisi sull’intero sistema produttivo locale, la ricetta che proponiamo consiste nel puntare sulle reti d’impresa, unire le forze andando oltre i confini aziendali per contrastare la crescita dei costi che si attesta sul +34%”.
“Quello montano è un distretto molto coeso e caparbio che a fatica però a risollevarsi dalla crisi - continua il suo presidente Romeo Ferrari - il capitale sociale della comunità della montagna è forte e si rispecchia nella fiducia che i giovani ripongono nelle piccole imprese, nel lavoro quotidiano e silenzioso quanto concreto di centinaia di imprenditori. L’obiettivo del distretto montagna è creare nuove opportunità di lavoro continuando, tra l’altro, il già avviato confronto con gli istituti di credito operanti sul territorio. A questo proposito Cna ha dato vita a Prefina, società per facilitare l’accesso al credito”.
I dati dell’Osservatorio Appennino reggiano ritraggono uno scenario fortemente critico che non manca però di mostrare alcune positività come la sostanziale tenuta occupazionale. A fronte di un pesante calo del fatturato del 60%, solo il 16% delle 100 aziende censite ha infatti denunciato un calo dell’occupazione, dato rilevato anche da Cna sulle sue 5.000 aziende censite.
Nonostante la fiducia delle nuove generazioni però una vera ripresa è ancora lunga da venire. Guardando al futuro del fatturato del prossimo biennio, il 43% delle imprese ipotizza che la situazione resterà stazionaria, mentre un quarto degli imprenditori prevede una leggera crescita che va a equilibrarsi con il restante quarto di imprenditori che parla di un leggero decremento. Tra i rischi di delocalizzazione dell’impresa dall’Appennino il 54% degli imprenditori intervistati individua la carenza di infrastrutture viabilistiche, il 52% le difficoltà finanziarie e il 51% la riduzione del mercato di sbocco. Queste percentuali si riflettono nelle priorità di intervento segnalate dalle imprese: per il 74% l’importanza più elevata spetta al potenziamento delle infrastrutture viabilistiche, per il 62% agli incentivi per progetti di ricerca e sviluppo e per il 61% agli incentivi per l’impiego di energie rinnovabili. Sono quindi innovazione e green economy le parole chiave per far ripartire le imprese del distretto della montagna, insieme a una seria valorizzazione del settore turistico: il 60,2% dei rispondenti sceglie la voce “difesa e valorizzazione del territorio” come settore con maggiori possibilità di sviluppo per il futuro.
Sempre in un’ottica di impiego e possibilità lavorative sono da leggere le percentuali relative all’adeguatezza degli indirizzi scolastici rispetto ai fabbisogni del territorio: il 59% delle imprese guarda con favore i corsi di studi del ramo alberghiero e ristorazione e il 52% plaude agli indirizzi tecnico industriali. Fa riflettere il 53% delle imprese che definisce “poco adeguati” i percorsi formativi della montagna per il futuro lavorativo e professionale dei ragazzi, mentre lo stesso giudizio chiesto alle famiglie si abbassa al 39,6%.
…LE STRADE!
Si ci dimentica di dire che davanti a tutto, per la vita dell’economia montanara è necessario uno sviluppo reale(e non solo promesso vicino alle elezioni)delle infrastrutture viarie. Diversamente il nostro appennino sarà tagliato fuori da tutto.
Non mi stancherò mai di dirlo.
(Alessandro)
Macchè strade!!!
L’appennino parmense è attraversato dall’autostrada e dalla ferrovia, sfido chiunque a dimostrare che è meglio del nostro, da tutti i punti di vista sia sociale che economico! Sistemare definitivamente la SS63 fino a Reggio e poi darsi da fare a sviluppare “prodotti” ad alto valore aggiunto (quelli a basso valore li producono altrove dove costano meno Cina, est Europa, Turchia ecc.)e non aspettare che la manna cada dal cielo. La storia che tutto dipende dalle strade, in buona parte, è un alibi che va bene per i politicanti in campagna elettorale. C’è bisogno di fiducia e sostegno alle energie locali, come: incentivare fiscalmente la nascita di imprese che producono prodotti ad alto valore aggiunto. Questo dovrebbero fare i politici locali per essere di utilità alla comunità locale: dare opprtunità ai giovani, non vendere fumo con le strade per cui non hanno nemmeno i soldi per tappare le buche. Usciamo dalle illusioni guardiamo alla realtà.
(G.M.)
Fiducia mal riposta
Per fare impresa occorrono:
A: un capitale con cui iniziare;
B: un’idea (difficile da copiare possibilmente).
In un momento di crisi globale come quello attuale, poi, aprire un’impresa oggi equivale a puntarsi una pistola carica alla testa…
In appennino la situazione è ancora peggiore, dove infrastrutture, viabilità e accesso al mercato sono ancora più difficili.
(Alessio Zanni)
Ma come? In una crisi di sistema italiano che ha colpito le piccole imprese incapaci di innovarsi, investire in ricerca puntiamo ancora su queste piccole e medie imprese?Concordo con l’analisi se queste imprese fanno parte di consorzi, ma il sistema italiano attuale è senza futuro! Per ciò che riguarda l’appennino è meglio lasciar perdere, possiamo competere solo se usiamo internet perché abbiamo delle infrastrutture davvero pessime che fanno aumentare i tempi e di conseguenza i costi! Poche soluzioni per il futuro!
(Luca Malvolti)
PICCOLA iMPRESA
Piccola Impresa…ogni tanto qualcuno si ricorda che esiste…peccato che nel nostro comune non sia mai stato fatto nulla per incentivarla. L’imprenditoria del nostro comune è prevalentemente basata sul terziario che sta ormai soffocando a favore dei grandi complessi e anche a causa di scelte edilizie a mio avviso sbagliate. Nel nostro paese non si capisce dove sia ubicata la zona artigianale ed industriale: un pò alla Croce, un pò a Rosano un pò al Terminaccio, nel centro, che dovrebbe essere l’immagine di un paese di montagna è stato fatto un pout pourri (supermercati ecc.) che lo ha trasformato in un mix tra paese di montagna e una città, non ci sono iniziative da parte del comune per incentivare il turismo e i commercianti, sono stati lasciati da soli a cercare di prendere qualche iniziativa e a “combattere” coi vigili che sono sempre più intransigenti.
Questo è il mio pensiero.
Cordiali Saluti
(Silvana)
X GM
A livello turistico il nostro appennino, rispetto a quello parmense, offre tantissime possibilità in più (lo conosco bene, per lavoro mi sono dovuto trasferire a Parma.
Se si parla poi di imprese e di costi, quello del trasporto quanto incide? Non poco direi.
Nell’attuale situazione, molti di noi hanno dovuto scegliere tra l’emigrare in città o rassegnarsi ad una vita da pendolare…disagiato…
Potrei andare avanti delle ore ad elencare i motivi che portano la costruzione di strade moderne tra le priorità impellenti. Rispetto tutte le opinioni, ma non capisco proprio questa avversione verso il progresso.
Saluti.
(Alessandro)