Home Cultura Dominique Lapierre: “Tutto ciò che non è dato è perduto”

Dominique Lapierre: “Tutto ciò che non è dato è perduto”

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La sola presenza di Dominique Lapierre a Reggio, nei giorni scorsi, è stata di per sé un avvenimento. Basti pensare che le uniche altre due tappe italiane sono Milano e Roma.

L’autore de “La città della gioia” (un libro del 1985 tradotto in 30 lingue, dal quale è stata tratto un film nel 1992) si è fermato all’isolato S. Rocco, invitato da Azione Cattolica, per presentare la sua ultima opera: “C’era una volta l’Urss” (Il Saggiatore, pp. 160, € 15,00).

Scrittore, giornalista, reporter, missionario laico a fianco di Madre Teresa di Calcutta nelle realtà subumane indiane, ha intrattenuto il folto pubblico con un intervento in due parti ben distinte.

La prima l’ha dedicato alla presentazione del suo viaggio, con un amico, nella vecchia Unione Sovietica a metà degli anni ’50, strappando applausi e risate con qualche simpatico aneddoto. Pensare di gironzolare in auto per le strade del colosso rosso, proibito agli stranieri, era, come si dice, una “mattata” irrealizzabile. Senonchè, nel corso di una spedizione a Mosca come reporter per il suo giornale francese, ebbe l’occasione di trovarsi a tu per tu con Nikita Kruscev. Non ebbe remore a fargli l’ardita domanda. Riuscì così a concretizzare l’impensabile. Impressione: “Un paesaggio lunare”, dice. “Ma non si trattò di un viaggio nel gulag; fu piuttosto la scoperta di gente semplice”. “Una persona una volta venne a sgonfiare le gomme alla nostra Simca”. Perché?, le chiedemmo. E lei rispose: “Volevo respirare l’aria di Parigi…".

Poi Lapierre passa ad illustrare le tragedie indiane di oggi. Parla della nobile figura di un inglese, James Stewart, e del suo “rifugio” dove ospitava derelitti, spogliatosi di tutto per aiutare i poveri.
Ricorda l’esplosione di gas dall’impianto dell’americana “Union Carbide” a Bhopal nel dicembre 1984. Un’evento che fece subito 30.000 vittime e un milione di feriti. E che, non diversamente dall’atomica in Giappone, lasciò strascichi sulla salute delle persone a grande distanza di tempo: “Ancora oggi nascono bimbi malformati…".

Madre Teresa ci ha lasciato molte piccole perle di saggezza: “Tutti possiamo fare qualcosa in questo nostro mondo per alleviare le ingiustizie”; “La lebbra dell’occidente è la solitudine”; “Salvare un bambino è salvare il mondo”….

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lapPrima di Lapierre avevano introdotto brevemente prima Emanuela Caselli, presidente diocesana di Azione Cattolica, e il nostro vescovo mons. Adriano Caprioli. Questi ha detto alcune cose rilevanti sul modo di fare giornalismo (ricordiamo che anch’egli lo è, giornalista). “Si viaggia per diversi motivi: per avventura o per altro. Chi si sposta per vedere coi propri occhi e poi per raccontare e testimoniare fa opera preziosa. E’ questa una categoria a rischio di scomparsa?", Poi... la libertà del giornalista... Il tema è un tasto ricorrente ma sempre (purtroppo, in un certo senso) d’attualità. Il presule cita diverse forme di fare giornalismo: sono sempre più coloro, ad esempio, che passano le giornate su una tastiera di un pc con l’occhio vigile sulle agenzie pronti a rilanciare l’ultima… “Occorre maggiore capacità di servire la verità”. E viaggiare col giusto spirito sembra un buon mezzo e una buona occasione per arricchire se stessi e gli altri.