Riemergono dal passato, dalla terra e dalla vegetazione che li aveva coperti, alcuni dei “misteri” sugli antichi ruderi presenti su Monte Castello, il colle che domina la parte più vecchia dell’abitato di Castelnovo ne' Monti. E quanto emerge è certamente interessante, tanto che “potrebbe rappresentare – come spiega l’assessore all’ambiente Nuccia Mola - una interessante scommessa anche per il futuro del capoluogo montano, in termini di identità della comunità, di promozione del territorio, di cultura e storia delle proprie radici. Sulla cima del monte fino ad un anno fa era visibile solo una parte di una torre in sasso, a base quadrata. Ma nel 2010 è stata condotta una prima campagna di scavi archeologici, che ha dato risultati tutt’altro che trascurabili”.
Per presentarli il Comune di Castelnovo ha organizzato un incontro pubblico, che si terrà il prossimo 19 maggio al foyer del Teatro Bismantova, alle ore 21, e che sarà coordinato dalla stessa Mola.
“La torre e il castello: un patrimonio storico, culturale e ambientale per Castelnovo Monti” è il titolo della serata, a cui parteciperanno il sindaco Gian Luca Marconi e numerosi esperti e studiosi che si sono occupati a vario titolo del “castello” sulla cima del monte. Come Marco Podini, della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia-Romagna, che tratterà il tema “La tutela dei beni archeologici come strumento di conoscenza e prevenzione”; Anna Losi, della cooperativa Archeosistemi, che illustrerà le ricerche condotte nell’estate 2010; Rosanna Costi, dell’associazione Archeomontagna, che parlerà dell’attività del volontariato archeologico; Chiara Cantini, responsabile del settore Lavori pubblici del Comune, che illustrerà le “Prime indicazioni finalizzate alla messa in sicurezza delle strutture murarie"; ed infine Walter Baricchi, presidente del club Unesco di Reggio, che parlerà del “Castello ritrovato: una opportunità per la valorizzazione di Castelnovo ne’ Monti”.
Una serata di alto livello, anche perché i risultati che saranno presentati suscitano indubbia curiosità.
Afferma ad esempio Umberto Casoli, che in veste di capogruppo di minoranza nella passata Amministrazione fu tra i promotori degli scavi: “Dai primi scavi sul monte sono emersi dei muri perimetrali attorno alla cima. Cosa ci fosse si saprà con maggior precisione solo portandoli avanti. Certo è che i primi scavi hanno già portato alla luce cose interessanti e vale quindi la pena proseguire. Anche perché è una operazione che ha un forte ruolo identitario per il paese”.
Ed anticipa Anna Losi: “Sta emergendo la presenza di un complesso fortilizio in cui oltre alla torre settentrionale, a base quadrata che era rimasta l’unica visibile, c’erano un’altra torre, a base circolare, più antica, verso sud che non si poteva vedere ma di cui sono rimaste sotterrate mura per oltre due metri di altezza, inoltre è stata trovata anche una bella cisterna. Abbiamo anche recuperato materiali quali piatti in ceramica e monete dell’epoca della dominazione estense: ciò dimostrerebbe che il fortilizio è stato usato fino a tale periodo, e dalla tipologia dei resti trovati avrebbe subito ampliamenti e ammodernamenti nel 1500. Se come pare confermato l’epoca di edificazione fosse quella dei Canossa, ciò vorrebbe dire che vi è stata una frequentazione del sito lungo diversi secoli, a partire dall’alto medioevo”.