Gli scavi archeologici, per la conservazione e la messa in sicurezza dei ruderi presenti su Monte Castello, che dominano sul centro storico di Castelnovo, potrebbero portare al rinvenimento di un tesoro. Non certo un forziere con monete e manufatti preziosi, ma un consistente patrimonio di storia antica oggi poco conosciuta, e di identità per un paese che nel passare dei secoli fatica a conoscersi e riconoscersi.
Il progetto di indagine archeologica è stato avviato nel 2008, mentre la prima campagna di sondaggi e scavi è stata effettuata nella primavera – estate del 2009, ed ora il Comune sta cercando di reperire i fondi per proseguirla. I risultati infatti sono tutt’altro che trascurabili.
Spiega l’assessore Nuccia Mola: “Il 19 maggio, alla presenza di Walter Baricchi ed Anna Losi, intendiamo illustrare quanto emerso alla cittadinanza con una serata pubblica, ma devo dire che l’intervento merita davvero l’interesse dei castelnovesi”.
Aggiunge Umberto Casoli, studioso di storia locale che spinse molto per l’avvio degli scavi nel passato mandato amministrativo, quando era capogruppo di minoranza: “Si sta riscoprendo un edificio di cui in realtà si conosceva pochissimo, ed a cui comunque dovrebbe essere legato il nome del nostro paese. Persino don Francesco Milani, autore di numerosi scritti sulla storia di Castelnovo, che consultò un gran numero di documenti ed archivi, è incerto sui resti di Monte Castello. Dovrebbero far parte del “Castrum Novum” che viene riportato in molti documenti storici, ma si fa riferimento sul monte ad una “torre di guardia”, mentre dove fosse il corpo centrale di un eventuale castello non si sa. Tanto più che in latino “castrum” indicava in generale un accampamento fortificato. E’ però ipotizzabile che se il “Castrum Novum” rappresentasse la sostituzione del più antico castello che c’era sulla Pietra di Bismantova, fosse anch’esso un castello. Ma finora erano solo ipotesi: ora dai primi scavi sul monte sono emersi dei muri perimetrali attorno alla cima. Cosa ci fosse si saprà con maggior precisione solo portandoli avanti. Certo è che i primi scavi hanno già portato alla luce cose interessanti, e vale quindi la pena proseguire. Anche perché è una operazione che ha un forte ruolo identitario per il paese”.
Le nozioni perse sui vecchi edifici si fondono comunque con ricordi ancora presenti. Conclude infatti Casoli: “Ci sono fotografie di inizio secolo che mostrano la torre ancora presente, ma anche resti di un edificio vicino, che portano la dicitura “ruderi non identificati”. Ma ci sono anche persone con cui ho parlato, come Ercide Prati scomparsa l’anno scorso, che ricordavano come tutti i residenti della parte vecchia di Castelnovo, in occasione di San Pancrazio, salissero per festeggiare sul monte, e lei ricordava anche la presenza di una specie di piccolo oratorio”.
A condurre la prima campagna di scavi è stata la cooperativa reggiana Archeosistemi. Spiega l’archeologa Anna Losi che ha guidato la campagna: “Abbiamo conseguito alcuni risultati di rilievo: da alcuni residenti del centro storico avevamo ricevuto segnalazioni dell’esistenza di “passaggi sotterranei” su Monte Castello. In realtà abbiamo capito che non erano passaggi sotterranei ma strutture difensive, poi coperte negli anni da terreno e vegetazione. Sta emergendo la presenza di un complesso fortilizio in cui oltre alla torre settentrionale, a base quadrata che era rimasta l’unica visibile, c’erano un’altra torre, a base circolare, più antica, verso sud che non si poteva vedere ma di cui sono rimaste sotterrate mura per oltre due metri di altezza, inoltre è stata trovata anche una bella cisterna, anche qui con pareti di circa 1 metro e 80. Abbiamo anche recuperato materiali quali piatti in ceramica e monete dell’epoca della dominazione estense: ciò dimostrerebbe che il fortilizio è stato usato fino a tale periodo, e dalla tipologia dei resti trovati avrebbe subito ampliamenti e ammodernamenti nel 1500. Se come pare confermato l’epoca di edificazione fosse quella dei Canossa, ciò vorrebbe dire che vi è stata una frequentazione del sito lungo diversi secoli, a partire dall’alto medio evo. Per la durata limitata degli scavi sono stati risultati lusinghieri: credo che si stia concorrendo a rendere fruibile un importane patrimonio di questo paese”.
(tratto da Castelnovo ne' Monti informazioni, organo della giunta comunale, n. 1, aprile 2011)
Quanto sopra riportato è di grandissima importanza per Castelnovo ne’ Monti. Per la sua storia, per la sua identità, ma anche, voglio sottolinearlo, per il suo futuro, in termini di economia del turismo e del commercio che a Castelnovo sono centrali e in futuro dovranno esserlo ancora di più. Vale la pena di investire risorse, pubbliche e anche PRIVATE, in studi, ricerche, scavi e divulgazione. Cerchiamo unità di intenti su questa strada. Aiutiamo il gruppo “archeo”.
(Fausto Giovanelli, presidente Parco nazionale Appennino tosco-emiliano)
Sono in sintonia con le parole di Giovanelli. Bisognerebbe, non solo per motivi culturali ma anche per motivi economici, portare a termine gli scavi archeologici del castello, risistemando e riqualificando l’area. Penso che inoltre sia importantissimo riaprire gli scavi di “Campo Pianelli”, ripristinare i lavori del cimitero etrusco, riportare “a casa” dal museo Spallanzani tutti i reperti etruschi, da loro “custoditi”, da utilizzare per un museo locale, creando anche un circuito di persone preparate allo scopo di guidare le visite scolastiche, sul sito etrusco, al castello e alla Pietra di Bismantova e relativo Eremo. Riuscire ad inserire, nel circuito delle “visite scolastiche culturali”, Castelnovo ne’ Monti, in modo da avere, ogni giorno, diverse scolaresche, provenienti da tutta la regione o, ottimisticamente parlando, anche da fuori regione, a visitare questi luoghi. Credo che, a seguito dell’ultimazione dei lavori del castello, potremmo essere inseriti nel “circuito matildico”, molto seguito e visitato da migliaia di turisti tedeschi. Che dire… SOGNARE E’ LECITO, ma a volte la volontà politica può trasformare i sogni in realtà.
(Giandomenico Reverberi)