Riceviamo e pubblichiamo.
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Ieri mattina una ventina di persone sono state accolte alla discarica di Poiatica con la consueta disponibilità per una visita guidata che ci pone di fronte ad una modalità di gestione dei rifiuti che, seppur condotta con professionalità e con tecnologie avanzate, non si sposta (così faceva notare un attento visitatore) dalla modalità più atavica da sempre adottata dall’uomo: trovo un posto comodo e lì metto tutti i rifiuti.
Per molti di noi non era la prima visita, ma ogni volta si rinnova l’imbarazzo e la preoccupazione per lo stile di consumo che l’industria ci sollecita ad adottare e da cui consegue la mostruosa montagna di rifiuti da gestire. L’odore forte che si percepisce quando ci si avvicina al punto di attuale scarico dei camion è metafora della nausea che provoca tutto questo sperpero. I dirigenti di Iren ieri hanno confermato il futuro ampliamento della discarica che la porterà ad essere attiva ancora per almeno 15 anni. Questo ci induce a pensare che ancora una volta non si lavora e si progetta per diminuire il problema, ma si pensa a gestirlo traendone profitto: che interesse può avere Iren a diminuire nel futuro prossimo i rifiuti se oggi investe per un ampliamento che porterà la discarica di Poiatica ad essere tra le più grandi in Europa?
I cittadini sono indotti oggi a comprare beni con imballi seducenti ma il più delle volte inutili senza pensare che il costo di quell’imballo lo si paga due volte: al momento dell’acquisto e al momento dello smaltimento. Anche sulla raccolta differenziata non vi è la chiarezza e la determinazione che meriterebbe un tema che coinvolge così da vicino la salute dei cittadini e del territorio, oltre ad essere un tema economico che pesa notevolmente sui bilanci dei comuni.
Confortanti ci appaiono invece le risposte date sulla sicurezza riguardo alle vasche di raccolta del percolato: sono state infatti adottate le nuove tecnologie richieste dalla Provincia dopo il grave episodio di fuoriuscita da una vasca non vigilata che prodotto nel giugno 2010 uno sversamento nel Secchia.
Molti altri discorsi interessanti sono stati scambiati tra i partecipanti alla visita e i tecnici Iren ma alcune domande a mio avviso sono rimaste aperte:
- Iren sostiene che in provincia la raccolta differenziata è al 65%. Sarebbe un buon risultato! Ma facendo una piccola verifica anche solo vicino a casa, ognuno di noi può verificare come molto spesso nel cassonetto della carta non si trovi solo carta ma anche plastica o carta sporca così come in quelli della plastica e a volte anche del vetro. Ci si chiede quindi se questa percentuale è calcolata sul peso dei rifiuti al momento della raccolta dal cassonetto differenziato o se è effettivamente un 65% di rifiuto pronto ad essere riciclato perché questa fa una bella differenza;
- ci si domanda anche quali sono le politiche di Iren, dei comuni, delle associazioni industriali e artigianali presenti sul nostro territorio per ridurre i rifiuti al momento della produzione non fosse altro per ridurre i costi di gestione;
- e poi cosa fa Iren per evitare che tra i rifiuti urbani finiscano in discarica rifiuti tossici o pericolosi come ad esempio le pile di uso comune? Non può certo essere sufficiente il controllo visivo dell’operatore che dal trattore smista i rifiuti versati dai camion di raccolta...
- perché in nessun comune della montagna nonostante vari esempi virtuosi da poter seguire (Capannori o Ponte alle Alpi tra tanti) sta pensando seriamente alla raccolta porta a porta? Forse questo non piace ad Iren?
- la salute dei cittadini e la salubrità delle colture che vivono e vengono prodotte intorno alla discarica è al primo posto nei parametri di Iren? O, come sentito ieri, non essendoci riscontri precisi di malattie direttamente legate si sottovaluta il problema aspettando casi conclamati? L’amianto ancora non ha insegnato che non tutto ciò che nuoce è visibile nell’immediato?
L’invito rivolto a tutti noi è quello di non abbassare la guardia e a mobilitarsi per capire se davvero è necessario l’ampliamento della discarica oppure se sia possibile farne a meno.
(Ivana Micheletti)
Dati provinciali sulla raccolta differenziata
L’Osservatorio provinciale rifiuti http://www.provincia.re.it/page.asp?IDCategoria=701&IDSezione=18976&ID=356978 evidenzia, per il primo semestre 2010, una raccolta differenziata provinciale del 54,1% e solo Cavriago raggiunge già l’obiettivo 2012 del 65%. Per i comuni montani, in effetti, i dati sono pessimi. Il mio comune di Casina raggiunge, per esempio, un desolante 32,4%… Per cui mi sentirei di proporre alla prossima amministrazione di fare qualcosa di veramente utile per incentivare la raccolta differenziata. Personalmente sono d’accordo che il porta a porta è la strada migliore (ma non l’unica).
(Paolo Belli)
Quanto paga Iren?
Il problema dello smaltimento dei rifiuti è sempre di grande attualità. Non entro nel merito di quale sia la percentuale della differenziata in provincia, anche se alcuni numeri mi paiono un po’ gonfiati. Ma, siccome una discarica, anche se ben controllata, crea danni all’ambiente ed anche alle persone, difficilmente controllabili e quantificabili oggi chi pagherà gli eventuiali danni? Iren o i singoli cittadini per quanto riguarda la salute e la collettività invece per quelli ambientali? E ancora: quanto stanzia Iren, a favore del comune di Carpineti, quale parziale indennizzo per l’occupazione di una parte del territorio comunale con una struttura così inquinante. Ultima domanda: nella zona di Poiatica in passato, sulle due sponde del Secchia, si sono verificate frane molto grandi, una delle quali ha formato un lago lungo alcuni chilometri. Non nel medioevo ma negli anni ’50. Se dovesse succedere ancora, considerando il tipo di terreno su cui si trova la discarica, esiste un rischio di disastro ambientale?
(Remigio)
Non abbassare la guardia o crociata anti-Iren?
Seguo con interesse le vostre iniziative e i vostri scritti; condivido a pieno di non abbassare la guardia con chiunque e di ricercare migliori pratiche per la gestione dei rifiuti, per prima cosa non produrli. Non condivido nulla delle accuse ad Iren. Per quanto ne so Iren deve occuparsi di raccogliere i rifiuti e smaltirli. Lei ha visto la discarica, ci ha raccontato che sembra ben gestita e sicura: Iren ha fatto il suo lavoro. Il resto dobbiamo farlo noi e dovremmo farlo perchè ci crediamo e non perchè qualcuno lo impone. Metto le cinture perchè mi possono salvare la vita e non per evitare eventuali multe. A Cavriago non hanno il porta a porta (che in montagna avrebbe costi altissimi e difficoltà a raggiungere tutte le abitazioni) ma hanno una efficiente isola ecologica dove i cittadini e le imprese conferiscono e differenziano i rifiuti con grandi risultati e costi minimi. Il comune lo ha proposto e i cittadini ci hanno creduto e ci credono ancora. A Vignola (dove Iren non c’è) chi porta i rifiuti in isola ecologica ha i punti Coop; nel piacentino all’isola pesano il tuo rifiuto e ottieni uno sconto sulla tua bolletta dei rifiuti. Io pago per la raccolta dell’umido ma il mio umido finisce nell’orto, non deve essere trasportato e non ha costi di smaltimento, non crea percolato pericoloso e fa crescere qualche bel fiore. Ribadisco: non produrre rifiuti deve essere un impegno nostro e non deve essere imposto. Almeno proviamoci.
(mc)
Fin cla dùra!
Trovo interessante l’articolo ed interessanti le domande poste. Volevo commentare soltanto le ultime due righe: la domanda se l’ampliamento della discarica è necessaria o meno. Con questi ritmi di consumismo spinto, sempre in aumento nonostante la crisi, sicuramente l’ampliamento sarà necessario. Penso, però, che non possa essere Iren a consigliare di limitare i consumi per poter contenere i rifiuti e di conseguenza le discariche, essendo questa l’ultima ruota di questi passaggi e che passivamente approfitta di questi problemi aumentando e ingigantendo i propri interessi di società, di personale, di immagine, ecc. Il problema, secondo me, è più in alto. Certo, dobbiamo avere più attenzione a non farci sedurre dagli imballi accattivanti quanto inutili, questo è già qualcosa, ma intanto questa informazione dovrebbe essere generalizzata e divulgata con un martellamento uguale alla pubblicità. E perché non controllare maggiormente proprio la pubblicità e molti programmi che ci creano soltanto illusioni e ci fanno diventare necessarie cose del tutto inutili? Poi il “due per tre” che se ti serve uno devi prendere tre perché è più conveniente e il resto lo butti, poi quintali di giornalini con offerte sparati in ogni luogo, inquinanti essi stessi, poi le spinte e le insistenze delle multinazionali e che debbono guadagnare sempre più terreno… apparecchiature progettate per durare poco più del tempo della garanzia, poi ricambi ed accessori introvabili o a prezzi proibitivi e perciò si butta. Cambio di modelli in rapidissimo avvicendamento con ben pochi miglioramenti, ma molto ingigantiti nelle comunicazioni. Non molto tempo fa quando si faceva un acquisto ci si preoccupava prima di tutto della qualità e della durata nel tempo; ora invece, visto il continuo cambiamento di modelli, si guarda soltanto che:
1°) costi poco, poi non importa se per costruirlo si sfrutta la manodopera di povera gente e di quale paese;
2°) che faccia bella figura, con caratteristiche astronomiche da mostrare agli amici.
Ed al primo problema dopo la garanzia si butta. Porto sempre ad esempio la cartuccia di inchiostro che costa più della stampante stessa.
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Un giorno, trovandomi in discarica, ho visto un vecchietto che scuoteva la testa guardando montagne di roba ancora valida ma buttata via e diceva ripetutamente: “Fin cla dùra….!”.
(Elio Bellocchi)
Condivido pienamente il commento di mc, ognuno deve fare la sua parte nel miglior modo possibile. Promuovere comportamenti corretti, responsabili e consapevoli è di fondamentale importanza per contribuire ad un’efficace gestione, presente e futura, del problema rifiuti. Iren ha attivato, in collaborazione con le scuole, numerose iniziative finalizzate a sensibilizzare gli studenti, ed indirettamente le famiglie, sui temi della raccolta differenziata e del riciclo. Ciò testimonia, a mio giudizio, il concreto intento dell’azienda a non voler limitare la propria azione ai processi di raccolta e smaltimento.
Restano a mio avviso senza risposta le domande più importanti:
1) chi può agire per ridurre all’origine (alla produzione) il volume dei rifiuti?
2) cosa si sta facendo a questo proposito?
3) quali interessi economici sonno collegati alla produzione di tutto ciò che poi finisce in discarica?
(Lorenzo Franchini)
Per le persone Iren è ancora la vecchia Agac di proprietà dei comuni, diretta dai sindaci e scuola di formazione per centinaia di addetti legati al loro territorio e vicini ai bisogni degli utenti. E’ superfluo dirlo, ma occorre ripeterlo: Iren con la storica municipalizzata non ha nulla da spartire. Si parla ora di un colosso attivo sul piano nazionale e internazionale, quotato in borsa e con la direzione ben piantata tra Genova e Torino. La responsabilità dei legami con il nostro territorio è delegata ad una quantità di politici reggiani di lungo percorso, assunti e retribuiti da Iren a vari livelli di competenza, ora agenti di collegamento tra gli obiettivi economici indicati dall’azienda e le esigenze concrete espresse dai sindaci e dai loro cittadini. Questo è un primo punto su cui riflettere: il ruolo che ha una classe politica di amministratori o di ex amministratori nella affermazione di politiche e di interessi aziendali spesso in conflitto con i bisogni veri della gente. E’ giusto che un patrimonio di consenso politico e di credibilità anche personale maturato negli anni sia ora messo a servizio del progetto economico di una multinazionale? Cosa sanno le persone degli interessi e degli obiettivi reali di Iren? Nulla, e di questo nulla nessuno si può fare garante. I cittadini invocano trasparenza e coerenza. Ma Iren è un progetto privato che muove in mercato libero in un regime di concorrenza ed entro una certa misura non deve spiegazioni a nessuno. La comunicazione e l’informazione che produce non è didattica: è semplicemente immagine e pubblicità utile a favorire i consumi e a fidelizzare i consumatori. Questo non va confuso con la ricerca di consenso. In questo il ruolo dei politici attivi sulla scena a favore di Iren è molto ambiguo e scorretto e questo va detto. Comunque ha regione il lettore Franchini ponendo alcune domande di grande importanza a cui chiunque in buona fede penso sia in grado di dare risposta:
1) Iren trae profitto dalla massa dei rifiuti che tratta. Quindi non ha nessun interesse a ridurla. Tant’è che punta sull’ampliamento della discarica di Poiatica e – anche in contraddizione con i contenuti delle sue campagne di comunicazione – non certo alla riduzione di quella che per lei è una materia prima;
2) al proposito si fa molta comunicazione e nessuna scelta concreta;
3) il tema degli interessi economici meriterebbe più attenzione perché solo componendo la mappa delle relazioni che legano politica e imprese private il cittadino potrebbe farsi una idea corretta di quanto è realmente proposto a suo favore.
(Commento firmato)