Sento la necessità di rivolgere una comunicazione e di formulare un invito a coloro che nel nostro Appennino sono impegnati, con ruoli di responsabilità, a lavorare per il suo migliore futuro organizzandone la vita politica e sociale.
Una necessità che nasce dalla consapevolezza che si stanno concretizzando in questa primavera alcuni fatti il cui rilievo merita di essere sottolineato e da cui la nostra montagna può trarre forte beneficio, specie se tutti i responsabili ne apprezzeranno il valore e se ne sentiranno in qualche modo partecipi.
Come è già noto, dopo una pausa invernale per il completamento dei lavori nella centrale Enel, a Ligonchio riapre definitivamente l’attività dell’Atelier delle Acque e delle Energie che il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano ha realizzato in collaborazione con Reggio Children e con l’Enel stessa. Tra aprile e giugno sono già registrate quasi 800 prenotazioni per la visita e l’esperienza del centro didattico in cui si esprime, in rapporto con l’ambiente del Parco, la pedagogia dei 100 linguaggi di Loris Malaguzzi.
Un ‘presidio’ culturale di valore, che è anche fattore economico importante, mette le radici in uno dei Comuni di crinale.
Sono inoltre orgoglioso di confermare che nell’intera prima settimana di luglio si terrà, sempre a Ligonchio e grazie all’Atelier, l’edizione 2011 della scuola estiva di Reggio Children, lo ‘Study Group’ al quale partecipano, a proprie spese, docenti e pedagogisti da tutto il mondo e che costituisce una delle attività formative a tema educativo e ambientale di più alto livello realizzate nel nostro Paese. Mentre scrivo sono già 44 le persone che hanno annunciato la partecipazione.
Una iniziativa culturale di valore internazionale trova la sua sede da noi, scoprendo qui gli elementi, gli stimoli e le occasioni degni di una offerta di quella portata.
Infine posso assicurare che, anche per accompagnare e supportare al meglio questi avvenimenti, il Parco ha accelerato il trasferimento della propria sede operativa a Ligonchio e, tra non molte settimane, nella palazzina Enel parzialmente ristrutturata allo scopo, squilleranno i telefoni e funzioneranno i computer di uno dei ventitre parchi nazionali italiani.
Una attività significativa e di grande prestigio si insedia in alta montagna, in una località tra le più interne e ‘sfortunate’, risalendo da quote più basse in controtendenza rispetto al flusso storico dell’abbandono.
Credo che non sia fuori luogo usare, per tutto ciò, una espressione forte, e parlare di fatti ‘storici’. Del resto: la sede del Parco sarà per sempre; l’Atelier apre un circuito destinato a durare nel tempo e crescere; la ripetizione negli anni futuri dello Study Group è possibile e dipenderà dalla capacità nostra e dell’intera comunità di accogliere, mostrare, partecipare.
Sono elementi concreti di una possibile inversione di tendenza, che si manifestano dopo oltre cinquant’anni di ripiegamento e declino e non attraverso operazioni nostalgiche ma, come nel caso dell’uso della Centrale Enel, recuperando un punto di forza dell’economia passata. Esprimono iniziativa, producono animazione, assicurano qualificazione delle persone e del territorio. E sono elementi, per la gran parte, ‘fuori dagli schemi’, che stanno cioè sul mercato e non dipendono più da spesa pubblica: lo Study Group e l’Atelier generano reddito ‘vendendo’ un prodotto culturale (e turistico) di alta competitività.
Per il raggiungimento di questi risultati, che sono già l’attuazione di uno dei programmi strategici del Piano di Sviluppo Economico e Sociale, e che si fanno concreti a soli tre anni dalle intenzioni, il Parco ha fatto la sua parte, interpretando con coerenza il ruolo di strumento per la ricerca e lo sviluppo, a sostegno e disposizione delle istituzioni ‘ordinarie’, che hanno la priorità di rispondere a domande di base e bisogni primari fornendo servizi diretti ai cittadini.
La collaborazione tra tutte le istituzioni è stata comunque decisiva e su di essa bisogna ancor più contare, per creare le condizioni (comunicazione adeguata, ospitalità di livello, apertura all’internazionalità, ad esempio) che aiutino a rendere permanenti i successi e a mettere a frutto tutti i fattori di competitività che segnalano.
Da tali considerazioni nasce questo mio messaggio ai responsabili delle forze politiche e delle organizzazioni sociali, e l’invito con il quale esso si conclude: l’invito a partecipare attivamente alla elaborazione di una strategia per il crinale montano che si fondi su parole-chiave nuove – eccellenza, alleanza, mercato – in sostituzione di quelle tradizionali – aiuto, provvidenze – che hanno nei decenni mostrato tutti i loro forti limiti, in particolare di fronte alle richieste della competizione e della globalizzazione.
Spesso ci interroghiamo, nei confronti pubblici e nelle discussioni private, sull’opportunità di proposte di competitività per una realtà economica marginale come la montagna. La risposta - che viene da queste esperienze che ho cercato di descrivere e per le quali vorrei condividere la soddisfazione – è a mio avviso senz’altro positiva. Nel tempo della comunicazione e della competitività globale la nostra montagna può mettere in campo straordinari fattori di eccellenza tipica - l’ambiente e la natura, le idee, l’umanità e la socialità degli abitanti e delle comunità, prima di tutto – che ne fanno un luogo d’elezione per iniziative altrove irripetibili.
Assicurando la più ampia disponibilità ad un confronto sugli elementi di questa mia convinzione, e su ogni altro argomento che riguardi la realtà e il futuro della montagna e del Parco, mentre ringrazio per l’attenzione, porgo i saluti più cordiali.
(Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazioanale dell'Appennino Tosco-Emiliano)
Cogliamo al volo
Gentilissimo presidente, come comitato, espressione della gente del territorio della montagna, ci rendiamo disponibili a partecipare all’elaborazione delle strategie atte a migliorare questa nostra montagna.
(Il coordinamento Comitato strada statale 63)