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Gombio ricorda i caduti del 3 aprile 1944 sul Monte La Battuta

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Domenica 3 aprile, ore 15, sul Monte della Battuta, a poco più di tre chilometri da Felina, solenne inaugurazione del “Memoriale del 3 aprile 1944”. Quella data di 67 anni fa ricorda il rastrellamento di Gombio condotto da militari tedeschi della divisione Hermann Göring accompagnati da due compagnie della Guardia nazionale repubblicana di Reggio. I tedeschi erano gli stessi che avevano effettuato, due settimane prima, il rastrellamento e la strage di Cervarolo. Proseguendo il rastrellamento della montagna alla ricerca delle formazioni partigiane, erano giunti a Gombio, oggi frazione di Castelnovo ne’ Monti, allora di Ciano d’Enza.

Una ripetuta azione di spionaggio aveva segnalato in zona la presenza di almeno un centinaio di partigiani e di alcuni ex prigionieri alleati fuggiti dopo l’8 settembre 1943 dai campi di concentramento di Fossoli e Montechiarugolo. In effetti, nella borgata gombiese di Casa Ferrari – come narra Massimo Villa nel libro “Dal Ventasso al Fuso. Guerra partigiana nelle valli dell’Enza e del Parma” (Ed. Battei, Parma, 1989) – sul finire di marzo 1944 si era costituito, al suo comando, il distaccamento partigiano “Don Pasquino” e in zona si erano rifugiati due piloti, uno americano e uno inglese. In più – e lo narra don Guido Riva nel suo diario “Un prete tra i partigiani” – l’improvvida rapina effettuata da sedicenti partigiani ai danni della giovane maestra del luogo, la cui famiglia risiedeva presso la Casa del Mutilato di Reggio, aveva fatto credere alle autorità nazifasciste che Gombio fosse davvero un covo di ribelli.

Il rastrellamento ebbe un duplice esito: da una parte vennero catturati cinque uomini residenti a Casa Ferrari che, dopo vari maltrattamenti, vennero portati in vetta al sovrastante Monte della Battuta (m. 775) per essere fucilati. Tre morirono: Mario Ferrari, Ettore Ferrari, Nello Maroni. Nello Maroni. Due (Ulievo Ferrari, fratello di Ettore, e Giovanni Albertini) riuscirono fortunosamente a scappare, benché feriti. L’episodio vide l’intervento coraggioso del parroco di Villaberza, don Battista Zini, che, per aver tentato invano di salvare Ettore Ferrari, rimasto agonizzante sul terreno, subì arresto, pressanti interrogatori e pericolo di morte.

Dall’altra parte, in centro a Gombio, una cinquantina di uomini, arrestati e messi al muro sue due aie, con il parroco e altri due sacerdoti, proprio come a Cervarolo, stavano per essere trucidati quando intervennero due anziane signore tedesche, spose a due gombiesi, Augusta Ludäscher e Ida Roser. Esse affrontarono senza tentennamenti i loro connazionali della Divisione Göring convincendoli che a Gombio non c’erano partigiani e che, perciò, stavano per commettere una tragica ingiustizia. Le loro affermazioni trovarono diretta conferma dall’interrogatorio subito da don Guido Riva, in quei giorni a Gombio per aiutare il parroco infermo e, insieme a lui, arrestato e condotto su un’aia.

Il duplice esito spiega il titolo del volumetto che verrà distribuito domenica a quanti presenzieranno all’inaugurazione del Memoriale: “Eccidio e salvezza nel rastrellamento di Gombio del 3 aprile 1944”. Il “Memoriale” è opera gratuita di alcuni gombiesi, guidati da Dino Fracassi, progettista e ideatore. È costituito da quattro grossi macigni di arenaria, provenienti dalle vicine cave di pietra. Il primo regge un’alta croce di ferro con la data del 3 aprile 1944; gli altri, allineati davanti alla croce, recano ciascuno il nome delle tre vittime uccise dai nazisti sulla Battuta. Li ha donati e messi in opera Alberto Zanni, con l'assistenza di Germano Branchetti, Achille Albertini ed Elio Fracassi, poco più che quindicenni il 3 aprile 1944, anch’essi catturati e posti sotto tiro in una delle due aie. Non poteva esserci progetto più eloquente nella sua semplicità per ricordare quanto le tre vittime e la popolazione di cui erano espressione, amassero la pace e la giustizia, allo stesso modo delle due spose tedesche di Gombio, testimoni, con il loro gesto e la loro scelta di vita, di una possibile e augurabile fraternità tra i popoli.

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Il monte della Battuta è raggiungibile, dalla Statale 63, in una decina di minuti: a Felina, in località Fariolo, prendere la strada provinciale per Gombio-Trinità. Settecento metri dopo Zugognàgo, al termine della salita prendere, a sinistra, la strada comunale asfaltata. Seguire la segnaletica che indica il Memoriale. Gli ultimi 300 metri, su carraia in piano, si fanno a piedi.

2 COMMENTS


  1. La necessità di tenere viva le memoria di questi avvenimenti, che nel contesto della seconda guerra mondiale vengono troppo spesso marginalizzati, é cruciale e fondamentale. Complimenti sentiti a chi si occupa di organizzare le celebrazioni per questi episodi che sono parte fondante della storia locale e italiana.

    (Matteo Manfredini)