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Degli scandali e del Bunga Bunga

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L’opinione pubblica pare divisa tra indignati, ammiratori e confusi. Di fatto, quanto accade oggi sulla scena italiana, narrata quotidianamente dai media, non lascia indifferenti.

Volendo guardare al fenomeno in chiave psico sociale (chi scrive non ha le conoscenze per trattare l’argomento in chiave politica), si possono fare alcune interessanti considerazioni.

Percorrendo la storia a ritroso, le civiltà si sono susseguite, secondo un andamento a onda: nascita, splendore, decadimento.

Attorno alle corti di re e imperatori ruotavano folte schiere di personaggi, saltimbanchi, buffoni, artisti, cortigiane. Vivere sotto l’ala protettiva del potere arrecava, e arreca benefici. La storia ha fatto il suo corso, e ricorso. Situazioni si rincorrono e si ripetono. Sistemi nascono e si deteriorano. La natura umana è fatta di mille sfaccettature, dalla virtù al degrado.

I Maya, secondo una leggenda, avevano mappato il comportamento dell’uomo in una successione di caselle. Dalla nascita alla morte, la vita si evolveva in una miriade di situazioni possibili. Se immaginiamo per un momento che l’esistenza è fatta da infinite possibilità, rappresentate dalla metafora delle caselle maya, nell’arco di una vita si avrebbe quindi tutti la stessa chance di sostare in caselle quali matrimonio, ricchezza, fertilità, perdita del patrimonio, omicidio, vincita al lotto, e così via. Non a tutti accade di passare nelle medesime caselle. Altri sembrano tribolare e sostare sempre sulle stesse. Guardate dall’alto, da un punto di osservazione esterno, una casella equivale a un’altra. Essendo soltanto una delle tante.

Quindi seguendo il ritmo di un orologio storico inesorabile, l’Italia pare sostare al momento sulla casella decadenza, corruzione, oltre che crisi economica, disoccupazione ecc. Se tale evento si verifica, vi sono stati motivi storico sociali che l'hanno favorito, permesso, legittimato. Ponendoci in un’ottica che va oltre considerazioni strettamente politiche, e giudizi morali, analizzando il fatto per ciò che è, si può sostenere che l’evoluzione pare sia scontata e invitabile: il declino di questa società.

Raggiunto il massimo livello di degradazione di una civiltà, ne emerge un’altra con un sistema valoriale in grado di “rinascere”,“risorgere” come la storia insegna. Viste dall’alto queste fasi sono riti di passaggio, da configurazioni di società ad altre. Vivendoli nel presente, a livello psicologico tali attraversamenti suscitano sostanzialmente due tipi di reazione: difesa dello status quo da un lato, rabbia e indignazione, senso di impotenza dall’altro. I sostenitori del sistema regnante sembrano sposare fideisticamente l’innocentismo, disposti a tutto per difendere la propria squadra. Gli indignati, coloro che sono contro il gruppo dominante, iniziano a cercare consensi per rafforzare le proprie posizioni e screditare l’outgroup.(La terminologia qui usata non è presa dal linguaggio politico, ma dalla psicologia dei gruppi, di cui parla Caricati, 2006)

E qui entrano in gioco dinamiche comunicative specifiche. Il gruppo di minoranza esterna disappunto, frustrazione, rabbia, fino ad arrivare a vero e proprio odio o furore che conducono alla rottura dei rapporti e in alcuni casi sfociano nel conflitto aperto.

Tuttavia la rabbia verso il gruppo dominante induce determinati comportamenti che finiscono, se la minoranza non è attenta, per regalare vantaggi al gruppo che si vorrebbe sovvertire.

In Italia gli scandali delle ragazze che vendono il corpo per serate e festini bunga bunga suscitano nell’opinione pubblica una forte condanna nel gruppo che non sostiene il potere. Il quale tenta di intraprendere una campagna per screditare il leader. Tuttavia più si raccolgono pareri indignati, più la maggioranza resta impassibile e si arrocca su posizioni difensive dell’ingroup. Da un lato c'è chi grida allo scandalo, con occhi sbigottiti. Dall'altra c'è chi, per proteggere il proprio status sociale, minimizza, nega l’evidenza e intraprende un copione vittimistico. Tutto pur di difendere il proprio privilegio di gruppo dominante per alcuni, e per una legge di coerenza per altri .

Senza addentrarci nei particolari, ma osservando quanto esposto quotidianamente sui media italiani, è possibile però riscontrare un effetto paradosso: più chi è contro urla denunciando la corruzione, più pare si levi un coro di difesa, che smentisce, minimizza, giustifica. E l’effetto paradosso consiste nell’aumentato consenso nei confronti del gruppo dominante, che pare nutrirsi della rabbia di chi si oppone.

Se la comunicazione viene gestita soltanto sulla critica, su campagne di denuncia, il tutto resta sull’onda del gossip, e contribuisce a rafforzare la popolarità del leader. Fino a prova contraria sussiste in Italia la presunzione di innocenza, e il battage mediatico fatto con l’intento di screditarlo, finisce assurdamente per farne un eroe. La persecuzione trasforma il carnefice in vittima. Involontariamente.

Tutto sommato gli scandali sessuali invalidano l’immagine di un leader a seconda della nazione. In Italia la condotta iper sessualizzata pare essere un merito, un modello. Il fatto che vi siano coinvolte minorenni e poi nulla si faccia di concreto, denuncia una società pronta a sdoganare tale comportamento, o per lo meno a soprassedere, non parendo il tutto così grave. Confermando pertanto l'alto grado di decadimento di tale società.

Quanto mediaticamente accade è che mentre grande clamore si fa sulle vicende sessuali o presunte tali, altre dinamiche ben più complesse si snodano in maniera sotterranea. E come quando nel Rio delle Amazzoni si deve far passare una mandria, si mette una carcassa sanguinante a monte, i pesci piranas accorrono e il bestiame guada il fiume indisturbato. Così mentre rotocalchi e testate giornalistiche dedicano pagine pagine alle stelline, ai party con spogliarelli e uomini anziani nudi già pronti a coiti improbabili, ben altro passa indisturbato.

Alla corte di Re Sole, cortigiane e giullari sono esistiti e hanno imperversato. Nella moderna società tali forme si sono ripresentate. La cultura dello sballo e del festino è diffusa, esibita sui rotocalchi per quanto riguarda il mondo VIP. La nota che stride maggiormente è soprattutto cercare di fondere il modello politico in cui in teoria vige una democrazia, con quello della corte di un imperatore. Ciò che si legittimerebbe tacitamente in un contesto, diventa scandalo in un altro. Tuttavia la decadenza dei costumi esiste in entrambi i casi.

Ciò che accade sotto gli occhi di tutti, ragazzine che esibiscono conti correnti vertiginosi e abitazioni di lusso inspiegabili, in un altro tipo di situazione passerebbe quasi inosservato, o per lo meno non otterrebbe la totalità degli spazi mediatici. È il trasferimento di contesto che rende allibiti, e suscita nel gruppo di minoranza sbigottimento e impotenza. In più la consapevolezza che venga utilizzato il denaro di tutti per lo sperpero di alcuni, sotto gli occhi indifferenti di molti e la negazione da parte dei sostenitori.

I salotti VIP, a suon di rhum e cocaina, hanno alla lunga annoiato l’opinione pubblica. Corruzione e prostituzione sono sempre esistite. Lo spostamento degli ambiti pare indignare maggiormente il gruppo di minoranza, mentre inorgoglisce i sostenitori. Essi riescono a motivare, e farsene cognitivamente una ragione: “In fondo, divertirsi con donne che sono consenzienti, che male c’è? Fa bene! Potessi lo farei anche io, avessi i soldi”.
Questi sono alcuni dei commenti ripresi da interviste per strada, e che difendono decadenza e corruzione del gruppo dominante. Gli oppositori rispondono con video ridicolizzanti che riguardano l'outgroup, satira, tentativi di screditamento che tuttavia regalano visibilità, denotano riconoscimento, incrementano l’attenzione.

Seguendo un approccio socio costruzionista, si può sostenere che la risultante dell’interazione tra i due atteggiamenti crea nuovi significati utili per capire cosa accade, e proprio in questi universi di senso nati dalla relazione tra i due gruppi sono contenuti i semi per uscire dall’impasse della situazione che raggiunge toni di escalation sempre maggiori.

Da un’attenta riflessione si può cercare il seme dell’innovazione contenuto in mezzo al caos, e al senso di smarrimento generale. Solitamente quanto nasce da un sistema decaduto è qualcosa che ne contiene gli insegnamenti, ma che è altro ancora da quello che c’è già. La ricostruzione parte da ciò che è rimasto, recuperando quanto è possibile. E sviluppando il nuovo e il fresco, per poter evolvere in qualcosa di diverso da quanto finora esistito.

Per approfondire: Luca Caricati "Relazioni tra i gruppi" ed. Carocci, 2006

4 COMMENTS

  1. Approfondiamo
    Non pretendo di aver capito tutto dell’articolo, ma il colorito paragone con la transumanza al Rio delle Amazzoni mi sembra molto interessante: i media ci riempiono la testa col bunga bunga mentre “ben altro” avviene senza destare attenzione… A che cosa pensava, Ameya?

    (Elisabetta)

  2. Rio Amazonas
    Pensavo a tutto accade di sociale e che sfugge all’attenzione pubblica, poiché i media sono totalmente dediti agli scandali. Tuttavia come qui premesso questa è una riflessione in chiave psicosociale e in particolare riferita alla psicologia dei gruppi, da cui è presa pure la terminologia. Il focus vuole essere sui meccanismi più che sui fatti e su come funzionano le dinamiche gruppali. Dalle statistiche si può osservare che i gruppi di minoranza per ottenere il consenso pubblico devono restare coerenti e coesi sia in una dimensione sincronica, cioè al loro interno, sia in quella diacronica, nel tempo. Grazie dello spunto per la precisazione.

    (A.G.C.)


  3. Mi viene in mente, pensando alla situazione generale del nostro disgraziato Paese, quel librettino di Carlo M. Cipolla (“Allegro ma non troppo”) contenente le cosiddette “leggi fondamentali della stupidità umana”. L’autore è un accademico scomparso. In questo breve saggio, scanzonato ma (appunto) non troppo, e quindi meritevole di una riflessione (come tante verità che si dicono scherzando), si legge del danno che si può determinare in una società allorquando alla stupidità si sommano quantità prevalenti di banditismo e sprovvedutezza. Cipolla infatti individua quattro categorie in cui suddividere le persone: gli intelligenti, gli sprovveduti, i banditi e gli stupidi. Ne descrive aspetti e caratteristiche. Non la faccio lunga: mi piaceva solo riportare qui queste “leggi fondamentali” – sono cinque – da cui magari poter trarre qualche piccolo insegnamento che possa farci intendere meglio, per sommi capi, il meccanismo di svolgimento dei fatti sociali e politici. Anche quelli attuali. Eccole: 1) sempre ed inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione; 2) la probabilità che una persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona; 3) una persona stupida è una persona che causa danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita; 4) le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore; 5) la persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.
    Ovviamente per meglio intendere i concetti rimando, per chi avesse voglia, alla lettura completa del libercolo. Lo scritto è peraltro piuttosto breve.

    (cf)

  4. Per cf
    Ho letto quel libro (e altri più “di peso”) del prof. Cipolla e lo ritengo una fortuna e un privilegio. A lei e ad Ameya rinnovo: a) le scuse per l’insistenza – i montanari sono testoni anche quando vivono in città; b) la domanda: di che cosa parliamo, esattamente? Quali sono gli accadimenti sociali che i media focalizzati sul bunga bunga e gli stupidi che con la loro maggioranza schiacciante fanno passare sotto silenzio? Es. la Fiat di Marchionne, altro es. i fatti dell’Egitto, terzo es. il divieto di sosta davanti a casa mia? “Concretezza” è diventata una parolaccia?

    (Elisabetta Agostini)