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La legge della competitività

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Riceviamo e pubblichiamo.

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L’"accordo" tra Fiat e sindacati per lo stabilimento di Mirafiori – non sottoscritto dalla Fiom - a fronte delle potenzialità di lavoro e degli investimenti proposti prevede la limitazione nei diritti del lavoro sanciti da accordi precedenti, il peggioramento delle condizioni di sicurezza e della salute degli operai, la riduzione della libera rappresentanza, della autonomia sindacale e della contrattazione collettiva, la messa in discussione dei contratti nazionali e di fatto l’uscita della Fiat dal sistema di rappresentanza confindustriale.

Nella gravità dello scontro sociale apertosi, l’Anpi guarda come riferimento fondamentale alla Carta costituzionale e ai diritti ivi sanciti che in questo accordo sono messi in discussione, assumendo la Fiat come pesante vincolo di impresa il “mercato globale” e la sola legge della competitività. Il tutto avviene nella noncuranza delle istituzioni di governo che delega a Marchionne le proprie funzioni anziché adoperarsi per trovare un valido piano industriale nell’accordo di tutte le parti in causa, utilizzando il potere istituzionale per farsi garante di soluzioni condivise.

L’ANPI esprime la convinzione secondo cui oggi la difesa dell’occupazione, della giusta distribuzione del reddito e il diritto alla dignità del lavoro si realizzano anche attraverso l’unità dei sindacati chiamati, ora più che mai, ad innalzare il livello di concertazione in un’ottica di “globalizzazione dei diritti”, e non più solo nazionale. Facendo nostre le autorevoli parole del Presidente Napolitano, si ribadisce che “la produttività dipende in larga misura anche dalla innovazione tecnologica e dalle scelte di organizzazione del lavoro (…).Quindi ci deve essere un modulo più costruttivo di discussione” tra le parti sociali in ragione della loro capacità rappresentativa che va in ogni caso riconosciuta e rispettata.

L’Anpi, custode dei valori di libertà, pace ed eguaglianza che hanno mosso l’agire coraggioso e responsabile degli antifascisti, dei partigiani e da ultimo dei padri costituenti, non può che ribadire con forza e determinazione l’inalienabilità del diritto per tutti ad un lavoro dignitoso e civile, fondamento primo della nostra Repubblica.

(Segreteria Anpi Reggio Emilia)

3 COMMENTS

  1. Meno male che l’Anpi c’è
    Nella battaglia per la dignità del lavoro manca invece il principale partito di opposizione, diviso tra 3, 4, 5 posizioni. Che triste fine! Onore alla Fiom che ha supplito valorosamente a questa vergognosa assenza ed al suo segretario Landini (montanaro doc), la cui determinazione emergeva in ogni intervento sui mezzi di comunicazione; ci ricordava che la dignità delle persone non ha prezzo.

    (Ellebi)

  2. Io metalmeccanico. Io con Fiom
    Nella mia esperienza lavorativa sono sempre stato un metalmeccanico in imprese private.
    Ho iniziato nel 1968 come studente lavoratore per concludere nel 2006 come direttore d’azienda. Ho vissuto decine di contratti dove lo scoglio più duro è sempre stata la parte normativa. La parte economica, seppure con un continuo pianto greco, ha sempre trovato una soluzione. Ma parlare di condivisione di obiettivi aziendali, di disciplinare e organizzare il lavoro è sempre stato un tabù. L’abolizione del cottimo, le 40 ore settimanali contro le 48 iniziali, il riconoscimento delle malattie professionali, le rappresentanze sindacali, la partecipazione allo sviluppo del Paese, il lavoro minorile, l’apprendistato, la parificazione uomo-donna sono costate sacrifici economici e personali. Tutto per una visione del lavoro come mezzo di sviluppo e crescita collettivo e non solo come fine a se stesso esclusivamente economico. Questo per capire come per la conquista di diritti ci sono voluti decenni ma per la loro perdita basta un attimo. E’ brutto da dire ma le condizioni che si vogliono imporre ai lavoratori sono quelle della monetizzazione della salute, delle pause, delle ferie e dei permessi. Il tutto accompagnato da una limitazione del diritto di sciopero!!! Pensavo che tutto ciò fosse superato!! Voglio ricordare che non vi è nulla di più riduttivo dello spirito che una catena di montaggio a 40 secondi come da me sperimentato.

    (Wassili Orlandi)

  3. Io non concordo
    Io non concordo con tutta questa polemica per tanti motivi. Mi chiedo dov’è la Cgil quando Elettrolux a Pordenone, Dalmine a Bergamo, Indesit a Fabriano si staccano dal contratto nazionale e firmano contratti separati. Dove sono i media in questo caso?
    La verità è che la Fiat è considerata patrimonio nazionale e ogni italiano ha il diritto di voto in tutte le questioni. La cosa più bizzarra è quella dei soldi dati dallo Stato alla Fiat. Vi siete mai chiesti perché lo Stato finanzia un’azienda privata? Il motivo è quello che riavrà i soldi indietro tramite Irpef, Iva, Irpeg, ecc… sulle buste degli operai e di tutto l’indotto che lavora grazie all’azienda torinese. Il vero scandalo in questo accordo è il NON dialogo tra le parti perché la verità sta nel mezzo. Perché la Fiom non dice che il tasso di assenteismo pre e post festivo è anomalo? Perché difende queste cose? Sto dalla parte della Fiom riguardo la rappresentanza sindacale, il diritto allo sciopero e a tutti quei diritti che i nostri nonni e genitori hanno ottenuto con pesanti battaglie.
    Ho fiducia in Marchionne, ha salvato un’azienda come Fiat che nel 2004 aveva azioni che valevano 4 €, l’ha portata a 24 € e ora ne valgono più di 16. Nessuno si ricorda quando nel 2006 (dopo il successo della Grande Punto) adeguò lo stipendio di tutti gli operai aumentando in media 100 € ad ognuno. Stessa cosa fece Della Valle nei suoi stabilimenti marchigiani di Tod’s…
    Che strano mondo questo, si ragiona ancora per ideali (sia Fiat che Fiom) senza dialogare sul bene comune. Se non aumenti lo stipendio e dai diritti agli operai lavorano peggio e non possono permettersi una vita adeguata, ma è altrettanto vero che bisogna lavorare seriamente e non come a Pomigliano d’Arco dove le elezioni dimezzavano la forza lavoro (coincidenza strana che tanti operai fossero rappresentanti di seggio?).
    Concludo riportando l’intervista di Marchionne rilasciata ieri per un giornale polacco e per Repubblica: venderemo 100.000 Lancia Y all’anno. Bene, io spero che ne venda milioni, che gli operai possano lavorare e che se ne possano assumere altri.

    (Luca Malvolti)