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“Assurda la riapertura della caccia al capriolo in montagna”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Legambiente è dal 2008 che chiede di rivedere e ridurre la pressione venatoria sul capriolo nell’ambito montano dell’ATC4 per il timore, che allora sembrava assurdo, di una drastica riduzione del numero di animali di questa specie e per questi stessi motivi abbiamo chiesto la sospensione della caccia ai piccoli e alle femmine che doveva iniziare il 1° di gennaio di quest’anno.

Nei censimenti primaverili i selettori hanno contato circa 5.000 caprioli prendendo atto finalmente di un sentimento comune ai cittadini e cacciatori, ovvero di un drastico calo del numero di questi animali nella nostra montagna. Non a caso a dicembre l’ATC4 Montagna ha deciso di effettuare un ulteriore censimento (mai fatto in anni passati e pertanto senza dati di confronto analoghi), conteggio effettuato sia sulla presenza dei maschi che delle femmine, con risultati a dir poco preoccupanti, censendo solo circa 1.000 animali.

Per questo motivo il consiglio direttivo dell’ATC4 ha deciso di sospendere gli abbattimenti a seguito del drastico calo di questo animale che sta avvenendo dallo scorso anno. Precedentemente questo cervide ha subito infatti forti abbattimenti, massima morìa a causa della dissenteria, presenti anche oggi.

A fronte di questa situazione e del fatto che le associazioni agricole lamentano (come sempre da anni con una litania ormai diventata insopportabile e anacronistica) i “soliti” danni dovuti alla presenza dei caprioli, è necessario che queste richieste vengano supportate da censimenti, anche a carico delle associazioni agricole stesse, che diano una validazione scientifica alla richiesta di apertura della caccia al capriolo. Francamente dei pressappochismi o del “sentimento” non sappiamo cosa farcene, quanto occorre gestire con la caccia di selezione una specie animale, metodo di caccia che implica dei censimenti e dei controlli. Se anche noi accettiamo come validi questi dati lo devono essere per tutti.

Resta poi il nodo irrisolto della patologia che affligge i caprioli, forse anche trasmessagli dai bovini con cui accidentalmente sono venuti a contatto. Se si teme il diffondersi della clostridiosi, spore che vivono sul terreno estremamente pericolose e che possono infettare gli animali, a questo punto occorre sapere se sono stati fatti controlli in questo senso e se è stata trovata nel capriolo, ma anche nel bovino. Il capriolo è stato decimato anche da inverni rigiri, dal randagismo e dal bracconaggio.

Siamo quindi favorevoli a lasciar chiusa la caccia al capriolo in ATC4 (in tal senso ci siamo anche espressi con la nostra delegata in consiglio) e chiediamo all’assessore Gennari, responsabile di questo delicato comparto, oltre che di avvalorare questa richiesta di non procedere agli abbattimenti degli animali in pianura, finora vietato, ma di catturarli e portarli dove possono essere immessi in un habitat idoneo, in quanto la caccia in pianura proprio per la fitta rete urbanistica è pericolosa anche se si procede con un piano di prelievo in controllo.

(Massimo Becchi, presidente di Legambiente Reggio Emilia)

2 COMMENTS

  1. Brava Cristina
    Brava Cristina, è proprio vero: bisogna arrivare a questi estremi prima che di prendere dei provvedimenti. Ma come? Erano così tanti! In giugno qualcuno raccoglieva addirittura firme tramite internet per ucciderne di più, come se non bastasse la strage che si ripete tutti gli anni. Tutti a lamentarsi di castagneti distrutti, orti divorati, autisti che non sapevano come schivarli per strada! Cacciatori e bracconieri si eleggevano a salvatori dell’umanità dall’invasione dei caprioli, poi malattie e lupi hanno concluso l’opera. Quando io dicevo che potevano essere sbagliati i censimenti nessuno mi dava retta. Solo ora la autorità si accorgono che qualcosa non va, ma nonostante tutto non sospendono la caccia; anzi, ci “sarebbero ancora cinquemila capi da abbattere”. Li vogliamo eliminare definitivamente questi caprioli sì o no?… Da restare senza parole!!!

    (Antonella Telani)