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“Nessuno mi può giudicare!”: quando la sospensione di giudizio aiuta a capirsi

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Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu..” cantava un po’ di anni fa Caterina Caselli. Ed in effetti, i più saranno d’accordo: a chi piacerebbe essere giudicato per ciò che fa? Tutti vogliamo essere liberi di agire come meglio crediamo, senza che gli altri ci critichino per questo o si facciano una brutta opinione di noi.

Questo pensiero vale soprattutto quando immaginiamo noi stessi vittime del giudizio altrui. Ma cosa succede quando invece siamo gli spettatori esterni di una situazione? Inevitabilmente ci facciamo un’opinione, giudichiamo secondo i nostri parametri ciò che sta accadendo.

Non si può negare che la maggior parte delle persone sia portata ad esprimere il proprio parere su una situazione, il che ovviamente diventa molto più facile quando non se ne è il protagonista.

Quando ci troviamo a dovere essere giudici di noi stessi, a parte quei casi in cui si è obiettivamente troppo duri nell’autovalutazione, riusciamo ad essere più equilibrati. Questo non perché, semplicemente, ci vogliamo più bene rispetto a quanto ne vogliamo agli altri, bensì perché conosciamo a fondo le ragioni che ci hanno spinto ad agire in quella maniera piuttosto che nell’altra e, se non abbiamo l’abitudine ad essere troppo severi con noi stessi, ci assolviamo più spesso di quanto crediamo.

Lo stesso non è altrettanto facile quando si tratta degli altri.

Nonostante dovrebbe essere semplice ricordarsi che non conosciamo gli altri bene come noi stessi, spesso ce ne dimentichiamo. Ecco allora che ci abbandoniamo con leggerezza ai commenti più disparati su una persona, una situazione, su come ha agito e come avrebbe invece dovuto agire, su quanto abbia sbagliato e su quanto saremmo invece stati più bravi e più saggi noi in quella stessa circostanza.

Non si può negare che vi siano situazioni in cui si possono esprimere pareri piuttosto oggettivi sul come si sarebbe dovuto agire, ma nella maggioranza dei casi non esiste “il modo giusto” in assoluto.

Ciascuno di noi agisce secondo il proprio sentire, la propria situazione, il proprio modo di essere: ci sono talmente tante variabili quando prendiamo una decisione, che sarebbe quanto meno presuntuoso pensare che ci sia qualcuno che detenga una sorta di verità assoluta da perseguire.

Anche quando giudichiamo noi stessi con il senno di poi, può capitare di biasimarci per una decisione che, nel presente, ci sembra inammissibile. Ebbene, anche lì commettiamo l’errore di giudicarci con i parametri dell’ “oggi”, dimenticando che la vita scorre, ed ogni momento è diverso dal precedente. Una scelta può essere capita solo sulla base delle condizioni in cui è stata fatta, condizioni che ora possono non esserci più, ma di cui non dobbiamo dimenticare il peso avuto nell’influenzarci.

COSA C’È QUINDI DI COSÌ SBAGLIATO NEL GIUDICARE IL PROSSIMO?

Giudicare non ci aiuta a comprendere le scelte altrui e ci sottrae ad una possibilità unica: quella di entrare in empatia con gli altri. L’EMPATIA, letteralmente “la condivisione della sofferenza altrui”, ci permette di metterci nei panni degli altri e di entrare in contatto con esperienze di vita nuove che, inevitabilmente, ci arricchiscono. Quando finalmente riusciamo a mettere in atto la sospensione di giudizio, ponendoci con la mente aperta agli altri, acquisiamo la capacità di comprendere meglio la realtà, e questo potrà tornarci utile quando saremo noi ad essere “vittime” delle decisioni degli altri.

Quante volte ci sarà capitato, magari dopo essere stati lasciati dal proprio compagno, di dire frasi come “mi ha preso in giro” oppure “erano solo belle parole”, presi dalla rabbia e dalla delusione? Ebbene, anche in una circostanza banale come quella di una delusione amorosa che, ahimè, abbiamo subito tutti, anche nel giudicare la decisione dell’altro di lasciarci commettiamo l’errore di credere che l’unica cosa giusta sarebbe stato rimanere con noi, perché era ciò che volevamo, dimenticando i motivi che possono aver spinto l’altro a prendere questa decisione.

Se avessimo l’abitudine a pensare di non essere gli unici conoscitori del “modo giusto” di agire, forse impareremmo anche ad elaborare meglio le nostre delusioni.

DOBBIAMO QUINDI ASTENERCI DALL’ESPRIMERE QUALSIASI TIPO DI OPINIONE?

Assolutamente no!

Farsi un’idea su una situazione, esprimere il proprio parere, dare un consiglio ad un amico, sono tutte azioni fondamentali per la vita sociale di ciascuno di noi. La cosa che però non dobbiamo mai dimenticare è che esiste un’infinita moltitudine di modi di vedere il mondo, e che ciascuno di questi porta le persone ad agire in una maniera diversa da come avremmo fatto noi nella stessa circostanza. I giudizi sono quasi sempre mossi da criteri soggettivi, ed è per questo che, se espressi con leggerezza, possono ferire. Se vogliamo evitare di rimanere un giorno anche noi “vittime” di un giudizio inutile e fuori luogo, dovremmo imparare per prima ad astenerci dall’esprimerlo.

LE OPINIONI SONO SEMPRE UTILI PER UN CONFRONTO; LE SENTENZE, INVECE, NON FANNO BENE A NESSUNO

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