Il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano ha ora il suo Piano pluriennale di sviluppo economico e sociale. Acquisito nei giorni scorsi il parere del Consiglio direttivo, la Comunità di Parco, composta dai rappresentanti degli enti locali, riunita ieri a Lucca, ha adottato all’unanimità il documento che indirizza gli interventi rivolti a promuovere azioni sostenibili per lo sviluppo di attività e progetti compatibili con le finalità di tutela.
Si è trattato, appunto, di una adozione, perché l’approvazione finale, secondo la legge, spetta alle Regioni Emilia-Romagna e Toscana, ma il passo principale è stato compiuto e non c’è ragione di ritenere che il percorso non possa concludersi molto presto. Un percorso, come sottolineano gli amministratori, approfondito e partecipato, “in cui le consultazioni – secondo il sindaco di Bagnone, Gianfranco Lazzeroni – sono state estese e hanno dato luogo ad un ascolto i cui risultati si ritrovano nel Piano”. Per Lazzeroni, il cui Comune è entrato da pochi mesi nel Parco, “il Piano è una banca progetti ma non è solo la somma di progetti: disegna un quadro generale di riferimento territoriale alla base del quale stanno idee forti per lo sviluppo della nostra montagna. Ora queste idee, che sono a disposizione della comunità, vanno concretizzate e il Piano, in una situazione economica difficile come quella attuale, è sicuramente un asso nella manica per i comuni del crinale”.
Sottolinea l’utilità del processo di consultazione anche Claudio Moretti, sindaco di Monchio delle Corti, l’altro Comune di ingresso recente nell’area protetta, per il quale ora il Parco “dispone di un Piano ambizioso, la cui realizzazione è comunque già avviata in buona parte e che agisce su una molteplicità di aspetti dai quali i nostri comuni si attendono molto per incrementare uno sviluppo che può anche aiutare a conservare l’ambiente, se non addirittura a migliorarlo”.
Il Piano raggruppa i suoi 105 progetti secondo sette grandi capitoli relativi a “Tutela dei beni ambientali, paesaggistici, naturali, storici e culturali”, “Rallentamento e inversione del flusso migratorio e dell’emorragia di risorse umane”, “Miglioramento delle connessioni tra i territori interni al Parco e verso l’esterno”, “Innovazione nel settore agro-silvo-pastorale”, “Contributo allo sviluppo di un distretto di ecoturismo”, “Sviluppo di filiere sostenibili per l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica”, “Occasioni di socialità e crescita culturale”, “Occasioni di innovazione, sperimentazione e integrazione tra i territori”.
Tre progetti sono assunti come prioritari e sono quelli, ricorda il presidente del Parco Fausto Giovanelli, “che prospettano un’idea di nuova competitività per l’Appennino, basata su eccellenze vere e riconosciute. E’ così per ‘Parchi di mare e d’Appennino’, che punta alla creazione di un distretto di turismo naturale e ambientale fondato sull’alleanza con la rete di aree protette e di cui l’eccellenza delle Cinque Terre è un riferimento. E’ così per una iniziativa sociale di grande respiro come 'Parco nel Mondo' che punta al recupero diretto di risorse umane attraverso il richiamo all’emigrazione e in particolare a quella qualificata. E’ così infine per l’Atelier delle Acque e delle Energie di Ligonchio che rinnova l’educazione ambientale avvalendosi del meglio che la nostra terra ha prodotto in questo campo”.
Giovanelli non nasconde la sua soddisfazione per “la capacità che ha avuto il Parco di darsi in tempi brevi uno strumento complesso fondato su idee precise, che puntano ad assicurare al territorio circuiti economici innovativi rispetto alle politiche tradizionali, che hanno mostrato la corda e sono infatti in calo da decenni. In queste nuove idee, centrate sul binomio ‘competitività ed eccellenza’, gli enti locali si sono riconosciuti e a questa fiducia ora occorre corrispondere con risultati concreti che intendiamo raggiungere attraverso la concentrazione delle risorse e la concertazione tra tutti i soggetti interessati”.