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Nuove vie di sviluppo per l’Appennino reggiano?

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Dopo le fasi di indagini, i confronti con il mondo istituzionale ed imprenditoriale e l’avvio di servizi promozione e start up d’impresa, il progetto “Ri-conoscere la montagna” – lanciato da Confcooperative e industriali Reggio Emilia con il sostegno di Camera di commercio, Banca di Cavola e Sassuolo e la collaborazione dell’Università cattolica del Sacro Cuore – entra nel vivo delle azioni imprenditoriali che possono tracciare nuove vie di sviluppo per l’Appennino reggiano.

Esperienze pronte al decollo, studiate da Irecoop per Confcooperative e Cis per Industriali Reggio Emilia, sostenute da un pool di imprese e accomunate da un alto tasso di innovazione, elemento che emerge immediatamente dal progetto riguardante un pacchetto di servizi turistici rivolto ai disabili (capofila le imprese Blu Viaggi, Onda della Pietra e Cerwood) che si muove sull’asse Cervarezza-Pietra di Bismantova. “Un mix tra sport, viaggi nel paesaggio, benessere ed enogastronomia – ha spiegato in presentazione a Castelnovo ne’ Monti Filippo Lenzerini, consulente e progettista per il Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano – pronto per essere presentato subito alle associazioni che rappresentano persone segnate da disabilità non motoria: un target molto organizzato, che si muove molto nell’infrasettimanale e nella bassa stagione estiva”.

Proprio in questi periodi, quando i servizi tradizionali si muovono a basso regime, i disabili potranno invece trovare un’offerta organizzata e specializzata.
Gli stessi tratti innovativi caratterizzato un secondo progetto imprenditoriale (protagonista la latteria di Cavola di Toano) che porta il mondo agroalimentare verso nuovi consumatori: quelli organizzati in Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) ma anche in modo più informale. Un target molto esigente – come emerge dai progetti di Confcooperative/Irecoop e Assindustria/Cis – sulla qualità di prodotti e territorio, naturalità e rapporto diretto con i produttori: per questi consumatori è stato creato un paniere che ruota attorno al parmigiano-reggiano della montagna e si arricchisce di tanti altri prodotti tipici segnati proprio da una forte identità territoriale.

Verso colture agricole alternative, e in grado di recuperare anche aree oggi non coltivate, si orienta infine il terzo progetto presentato da Alberto Bergianti, agronomo e consulente del Cis, che prevede la realizzazione di noccioleti insediabili anche in aree oggi non coltivate e quindi recuperabili a percorsi imprenditoriali. “Le condizioni per la realizzazione – ha spiegato Bergianti – vi sono tutte, e questo vale sia per la coltivazione che per la commercializzazione, con tempi di ammortamento degli investimenti comunque sopportabili, ma decisamente migliorabili (fino ad una riduzione del 50%) se vi sarà una efficace azione pubblica per sostenere la messa in sicurezza degli impianti rispetto ai danni che provocano gli ungulati”.

“I punti di forza di queste linee concrete di azione – ha osservato il direttore di Confcooperative, Giovanni Teneggi – sono quattro: la collaborazione tra imprenditori, l’intersettorialità, la mobilitazione di risorse locali e l’innovazione (nuove colture, nuovo incoming turistico, nuovi consumatori), cui si aggiunge una relazione importante con gli enti locali per creare nuovo sviluppo in Appennino, che non è solo un antidoto allo spopolamento, ma è condizione essenziale per dare prospettive imprenditoriali e lavorative soprattutto ai giovani”.
Progetti – hanno detto il vicesindaco di Castelnovo ne’ Monti, Cosetta Gattamelati, il vicepresidente della Provincia e assessore al turismo, Pier Luigi Saccardi e la presidente della Comunità Montana, Sara Garofani – tanto più importanti in una situazione di crisi che ha toccato l’Appennino in modi diversi rispetto al resto del territorio, toccando meno la sua capacità di investire su un futuro. Uno sviluppo nel tempo – ha aggiunto Saccardi – che gli enti locali continuano a sostenere con finanziamenti consistenti che divengono un volano per altri investimenti: i 22 milioni messi a disposizione dalla Provincia negli ultimi sei anni hanno infatti messo in moto altre risorse per 53 milioni, 42 dei quali provenienti dal privato.