RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Credo che tutte le persone che hanno conosciuto in vita Alessandro Crovetti siano rimaste molto colpite dalla sua prematura ed improvvisa scomparsa che, giustamente, ha creato una grande emozione.
Moltissimi lo hanno ricordato per le sue davvero notevoli qualità tecniche e professionali, sia in ambito giornalistico che sportivo.
Io, nato come lui nel 1958, lo vorrei ricordare per le sue qualità umane.
Avevamo entrambi circa 20 anni e ci trovammo di fronte su un campo da tennis a Vetto d' Enza, dove spesso veniva in estate con la sua famiglia.
Io avevo da poco iniziato a lavorare, lui studiava.
Lui era un ottimo giocatore, molto ben impostato tecnicamente, fin da ragazzo.
Io avevo solo una grande passione e una notevole energia. Lui veniva dalla città, io dalla Val d' Enza.
Non ci eravamo mai visti e ricordo che mi si presentò con grande gentilezza e semplicità.
Mi lasciò la scelta fra campo e servizio e cominciammo a giocare.
Erano le prime eliminatorie del torneo e non c'era l'arbitro.
Ci accordammo che ognuno avrebbe giudicato le palle dalla sua parte di campo e così fu.
Fu correttissimo nel gioco e nelle chiamate, silenzioso ed educato.
Io amavo scendere a rete e lui amava i passanti e non faceva mai pallonetti.
Ricordo che fu una bella partita, equilibrata.
Durò più del previsto e ad un certo punto arrivò anche sua madre a vederlo giocare.
Era una donna bionda, bellissima.
Alla fine, vinse lui, ma con uno scarto limitato.
Ci stringemmo la mano e lui, solo allora, sorrise.
Dopo tanti anni, ci trovammo ancora per caso a pranzo di fianco, alla "Villetta" di Bibbiano, con le nostre mogli.
Io lo riconobbi e lo salutai e lui si ricordò subito di Vetto e di quella nostra partita a tennis.
Lui lavorava per il Basket Napoli e io per il Credem.
Entrambi avevamo girato molto per l'Italia per lavoro e ad entrambi piacevano molto i viaggi.
Condividemmo il fatto di essere stati fortunati ad essere reggiani perché' questo ci aveva facilitato nei tanti nuovi ambienti frequentati.
Anche in quella occasione fu molto gentile, mi lasciò il suo numero di cellulare che conservo ancora.
Mangiammo con gusto una buona bomba di riso ed una zuppa inglese e poi ci salutammo e lui sorrise.
Strani i casi della vita, strana la vita.
Ci siamo incontrati solo due volte, quasi per caso.
Ma un vero "Signore" si ricorda per sempre.
Ennio Ferrarini