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LA LETTERA

«Forse, e a nostra insaputa, ci sono due tipi di sovranismo»

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Riceviamo e pubblichiamo
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In questi giorni abbiamo sentito ripetutamente evocare la “sovranità nazionale”, quale bene prezioso da difendere fermamente contro ingerenze esterne, e secondo tale linea di pensiero  la Premier, in una col proprio Governo, dovrebbe essere in prima fila nell’alzata di scudi verso chi usa parole configurabili come interferenze nei fatti e questioni di casa nostra, e se da un lato non può esservi dubbio alcuno circa il grande valore della “sovranità nazionale”, fa nel contempo abbastanza specie il vederla adesso sollecitata e “celebrata” da un versante  politico che da sempre, ed immancabilmente, ha osteggiato ogni forma e versione del sovranismo (dentro e fuori i patri confini).
In ogni caso la circostanza pare dirci che esistono due tipi di sovranità, o sovranismo, termini che a me sembrano del tutto equivalenti e sovrapponibili, l’uno buono, anzi  molto buono, nonché  meritevole di  forte salvaguardia e  tutela, ed è giustappunto quello per il quale viene oggi invocato l’energico intervento della Premier e del suo esecutivo, mentre ve ne sarebbe un secondo di opposto segno, da doversi respingere con determinazione, perché ragiona di confini che non dovrebbero esserci più, o dovrebbero quantomeno aprirsi,  e pare altresì che il sopraddetto versante politico si assegni la facoltà di stabilire  dove mettere lo spartiacque tra il sovranismo buono e quello da contrastare.
Mi sbaglierò, ma a me sembra francamente un inciampare nelle proprie contraddizioni, perché stento a concepire una duplice categoria di sovranismo, l’una da promuovere e l’altra da bocciare, a seconda delle circostanze, o a “proprio uso e consumo” come si usa dire, ma del resto ci hanno abituato al garantismo a senso unico o a doppio binario, ossia applicato quando  sono coinvolti i nostri affini politici, e invece  trascurabile e da poter “mettere  nel cassetto” allorché si tratti degli avversari, e d’altronde capita inoltre che anche la libera manifestazione del proprio pensiero, costituzionalmente garantita, possa  incontrare approvazione o censura in base all’appartenenza di chi si pronuncia.
P.B.